L'Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.20 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nel discorso in lingua italiana, continuando il ciclo di catechesi sul “Padre Nostro”, il Papa ha incentrato la sua meditazione su “Sia santificato il tuo nome” (Brano biblico: Dal Libro del Profeta Ezechiele, 36, 22.23). Dopo aver riassunto la sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
Catechesi del Santo Padre
“Dio è come quelle mamme a cui basta uno sguardo per capire tutto dei figli: se sono contenti o tristi, se sono sinceri o nascondono qualcosa…”. Papa Francesco ha introdotto con questa immagine la catechesi all'Udienza generale di oggi, dedicata al Padre Nostro. “Il primo passo della preghiera cristiana – ha spiegato Francesco – è la consegna di noi stessi a Dio, alla sua provvidenza. E' come dire: 'Signore, Tu sai tutto, non c'è nemmeno bisogno che ti racconti il mio dolore, ti chiedo solo che tu stia qui accanto a me: sei Tu la mia speranza'”. In merito, il Papa ha citato “il discorso della montagna che ci esorta a non preoccuparci e a non affannarci per le cose. Sembra una contraddizione: prima ci insegna a chiedere il pane quotidiano e poi ci dice 'Non preoccupatevi', dunque dicendo: che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?'”. “Ma la contraddizione – ha chiarito Papa Bergoglio – è solo apparente: le domande del cristiano esprimono la confidenza nel Padre; ed è proprio questa fiducia che ci fa chiedere ciò di cui abbiamo bisogno senza affanno e agitazione”.
Papa Francesco ha poi aggiunto che: “Non si può dire 'io sono cristiano, Dio è santo ma faccio tante cose brutte: no questo non serve e dà scandalo“. Il Papa ha poi aggiunto a braccio questo monito, commentando l'invocazione “Sia santificato il tuo nome!” contenuta nel Padre Nostro che ci vincola a una coerenza di vita perchè esprime “l'ammirazione per la bellezza e la grandezza del Padre, e il desiderio che tutti lo riconoscano e lo amino per quello che veramente è. E nello stesso tempo c'è la supplica che il suo nome sia santificato in noi, nella nostra famiglia, nella nostra comunità, nel mondo intero”. “E' Dio – ha spiegato Francesco – che santifica, che ci trasforma con il suo amore, ma nello stesso tempo siamo anche noi che, con la nostra testimonianza, manifestiamo la santità di Dio nel mondo, rendendo presente il suo nome“.
Secondo Papa Bergoglio, “la santità di Dio è una forza in espansione, e noi supplichiamo perchè frantumi in fretta le barriere del nostro mondo”. Infatti, ha ricordato, “quando Gesù incomincia a predicare, il primo a pagarne le conseguenze è proprio il male che affligge l'uomo. Gli spiriti maligni imprecano: 'Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!' Non si era mai vista una santità così: non preoccupata di sè stessa, ma protesa verso l'esterno. Una santità che si allarga a cerchi concentrici, come quando si getta un sasso in uno stagno”. “Il male – ha dunque assicurato il Pontefice – ha i giorni contati, il male non può più nuocere: è arrivato l'uomo forte che prende possesso della sua casa. Questo uomo forte è Gesù. E noi non vacilliamo nell'incertezza”. “Una cosa è certa: è il male ad avere paura. E questo – ha concluso – è bello”.