Alle ore 12.00 il Santo Padre Francesco, nella Solennità della Santissima Trinità, si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i tanti fedeli e pellegrini convenuti in Piazza San Pietro.
“Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi, domenica dopo Pentecoste, celebriamo la festa della Santissima Trinità. Una festa per contemplare e lodare il mistero del Dio di Gesù Cristo, che è Uno nella comunione di tre Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Per celebrare con stupore sempre nuovo Dio-Amore, che ci offre gratuitamente la sua vita e ci chiede di diffonderla nel mondo.
Le Letture bibliche oggi ci fanno capire come Dio non voglia tanto rivelarci che Lui esiste, quanto piuttosto che è il “Dio con noi”, che ci ama, è interessato alla nostra storia personale e si prende cura di ognuno, a partire dai più piccoli e bisognosi. Egli «è Dio lassù nei cieli» ma anche «quaggiù sulla terra». Pertanto, noi non crediamo in una entità lontana, indifferente, ma al contrario nell’Amore che ha creato l’universo e ha generato un popolo, si è fatto carne, è morto e risorto per noi, e come Spirito Santo tutto trasforma e porta a pienezza.
San Paolo, che in prima persona ha sperimentato questa trasformazione operata da Dio-Amore, ci comunica il suo desiderio di essere chiamato Padre, anzi “Papà”, con la totale confidenza di un bimbo che si abbandona nelle braccia di chi gli ha dato la vita. Lo Spirito Santo – ricorda ancora l’Apostolo – agendo in noi fa sì che Gesù Cristo non si riduca a un personaggio del passato, ma che lo sentiamo vicino, nostro contemporaneo, e sperimentiamo la gioia di essere figli amati da Dio. Infine, nel Vangelo, il Signore risorto promette di restare con noi per sempre: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». E proprio grazie a questa sua presenza e alla forza del suo Spirito possiamo realizzare con serenità la missione che Egli ci affida: annunciare e testimoniare a tutti il suo Vangelo e così dilatare la comunione con Lui e la gioia che ne deriva.
Dunque, la festa della Santissima Trinità ci fa contemplare il mistero di un Dio che incessantemente crea, redime e santifica, sempre con amore e per amore, e ad ogni creatura che lo accoglie dona di riflettere un raggio della sua bellezza, bontà e verità. Egli da sempre ha scelto di camminare con l’umanità e forma un popolo che sia benedizione per tutte le nazioni e per ogni persona, nessuna esclusa. Pertanto, il compito di ogni battezzato è lo stesso affidato da Gesù ai suoi discepoli: «Andate […] fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». Un compito che, pensando al significato del verbo “battezzare”, cioè “immergere”, potremmo tradurre con l’invito a “immergere” ogni essere umano in questo oceano che è l’amore di Dio; un amore che risolleva dai peccati, guarisce le ferite dell’anima e ci dona la salvezza.
La Vergine Maria, che da oggi riprendiamo a invocare con la preghiera dell’Angelus, ci aiuti a compiere con gioia la missione di testimoniare al mondo, assetato di amore, che il senso della vita è proprio l’amore infinito e concreto del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.