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Il Papa a Iqualit: “Qui per percorrere insieme un tragitto di guarigione e di riconciliazione”

Papa Francesco ha concluso il suo viaggio apostolico in Canada incontrando i Giovani alla ā€œNakasuk Elementary Schoolā€ di Iqaluit

Dopo l’incontro in mattinata con una delegazione di indigeniĀ presenti inĀ QuĆ©bec presso lā€™arcivescovado, venerdƬ pomeriggio alle ore 17.00 (le 23.00 in Italia) Papa Francesco ha concluso il suo viaggio apostolico in Canada (il 34esimo da inizio pontificato) incontrando i Giovani e gli Anziani nel piazzale della ā€œNakasuk Elementary Schoolā€ nella cittĆ  di Iqaluit – a soli 300 chilometri dal circolo polare artico – capitale del Territorio Canadese di Nunavut.

Al Suo arrivo ĆØ stato caldamente accolto da un rappresentante della comunitĆ . Quindi, dopo lā€™esecuzione di alcuni balli, canti e musiche tradizionali, il Papa ha pronunciato il Suo discorso. Al termine, dopo la recita del Padre Nostro e la Benedizione finale, il Santo Padre si ĆØ trasferito in auto allā€™Aeroporto Internazionale di Iqaluit per la cerimonia di congedo dal Canada. E’ poi ripartito per rientrare in Italia alle 8:06 di sabato 330 luglio. Durante il volo, ha risposto alle domande dei giornalisti nel consueto incontro con la stampa di fine viaggio.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai giovani e agli anziani nel piazzale della ā€œNakasuk Elementary Schoolā€ di Iqaluit.

Il discorso del Papa a Iqualit

Cari amici, siamo qui con la volontĆ  di percorrere insieme un tragitto di guarigione e di riconciliazione che, con lā€™aiuto del Creatore, ci aiuti a fare luce sullā€™accaduto e a superare quel passato oscuro. A proposito di sconfiggere lā€™oscuritĆ , anche ora, come nel nostro incontro di fine marzo, avete acceso il qulliq.

Esso, oltre a dare luce durante le lunghe notti invernali, permetteva, diffondendo calore, di resistere al rigore del clima: era dunque essenziale per vivere. Anche oggi permane un bellissimo simbolo di vita, di un vivere luminoso che non si arrende alle oscuritĆ  della notte. CosƬ siete voi, testimonianza perenne della vita che non si spegne, di una luce che risplende e che nessuno ĆØ riuscito a soffocare.

Sono colmo di gratitudine per lā€™opportunitĆ  di essere qui nel Nunavut, allā€™interno dellā€™Inuit Nunangat.

Ho provato a immaginare, dopo il nostro incontro a Roma, questi luoghi vasti che abitate da tempi immemorabili e che per altri sarebbero ostili. Voi avete saputo amarli, rispettarli, custodirli e valorizzarli, tramandando di generazione in generazione valori fondamentali, quali il rispetto per gli anziani, un genuino senso di fraternitĆ  e la cura per lā€™ambiente. Cā€™ĆØ una bella corrispondenza tra voi e la terra che abitate, perchĆ© anchā€™essa ĆØ forte e resiliente, e risponde con tanta luce al buio che per gran parte dellā€™anno la avvolge.

Ma pure questa terra, come ogni persona e popolazione, ĆØ delicata e occorre prendersene cura. Prendersi cura, tramandare la cura: a questo in particolare sono chiamati i giovani, sostenuti dallā€™esempio degli anziani! Cura per la terra, cura per le persone, cura per la storia. Vorrei allora rivolgermi a te, giovane Inuit, futuro di questa terra e presente della sua storia. Vorrei dirti, citando un grande poeta: Ā«CiĆ² che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davveroĀ» (J.W. VON GOETHE, Faust, I, Nacht).

Non basta vivere di rendita, occorre riconquistare quanto si ĆØ ricevuto in dono. Non temere, dunque, di ascoltare e riascoltare i consigli dei piĆ¹ anziani, di abbracciare la tua storia per scriverne pagine nuove, di appassionarti, di prendere posizione davanti ai fatti e alle persone, di metterti in gioco! E per aiutarti a far risplendere la lampada della tua esistenza, vorrei darti anchā€™io, come fratello anziano, tre consigli.

Il primo: cammina verso lā€™alto. Abiti queste vaste regioni del nord. Che esse ti ricordino la tua vocazione a tendere verso lā€™alto, senza lasciarti trascinare in basso da chi vuol farti credere che sia meglio pensare solo a te stesso e usare il tempo che hai unicamente per il tuo svago e i tuoi interessi. Amico, non sei fatto per vivacchiare, per passare le giornate bilanciando doveri e piaceri, ma per librarti verso lā€™alto, verso i desideri piĆ¹ veri e belli che porti nel cuore, verso Dio da amare e il prossimo da servire. Non pensare che i grandi sogni della vita siano cieli irraggiungibili. Sei fatto per spiccare il volo, per abbracciare il coraggio della veritĆ  e promuovere la bellezza della giustizia, per ā€œelevare la tua tempra morale, essere compassionevole, servire gli altri e costruire relazioniā€ (cfr Inunnguiniq Iq Principles 3-4), per seminare pace e cura dove ti trovi; per accendere lā€™entusiasmo di chi ti vive accanto; per andare oltre, non per livellare tutto quanto.

Ma ā€“ potresti dirmi ā€“ vivere cosƬ ĆØ piĆ¹ arduo che volare. Certo, non ĆØ facile, perchĆ© ĆØ sempre in agguato quella ā€œforza di gravitĆ  spiritualeā€ che spinge per trascinarci in basso, paralizzare i desideri, affievolire la gioia. Allora, pensa alla rondine dellā€™artico che noi chiamiamo ā€œcharrĆ”nā€: essa non lascia che i venti contrari o gli sbalzi di temperatura le impediscano di andare da unā€™estremitĆ  allā€™altra della terra; a volte sceglie vie che non sono dirette, accetta deviazioni, si adatta a certi ventiā€¦ ma sempre mantiene chiara la meta, sempre arriva a destinazione. Incontrerai gente che proverĆ  ad azzerare i tuoi sogni, che ti dirĆ  di accontentarti di poco, di lottare solo per quel che ti conviene.

Allora ti chiederai: perchĆ© devo darmi da fare per quello in cui gli altri non credono? E ancora: come posso decollare allā€™interno di un mondo che sembra scendere sempre piĆ¹ in basso tra scandali, guerre, imbrogli, mancanza di giustizia, distruzione dellā€™ambiente, indifferenza nei riguardi dei piĆ¹ deboli, delusioni da parte di chi dovrebbe dare lā€™esempio? Di fronte a queste domande, qual ĆØ la risposta?

Vorrei dirti: tu sei la risposta. Tu, fratello, tu, sorella. Non solo perchĆ© se ti arrendi hai giĆ  perso in partenza, ma perchĆ© il futuro ĆØ nelle tue mani. Sono nelle tue mani la comunitĆ  che ti ha generato, lā€™ambiente in cui vivi, la speranza dei tuoi coetanei, di chi, anche senza chiedertelo, attende da te il bene originale e irripetibile che puoi immettere nella storia, perchĆ© ā€œciascuno di noi ĆØ unicoā€ (cfr Principle 5).

Il mondo che abiti ĆØ la ricchezza che hai ereditato: amalo, come ti ha amato chi ti ha dato la vita e le gioie piĆ¹ grandi, come ti ama Dio, che per te ha creato ciĆ² che di bello esiste e non smette di fidarsi di te nemmeno per un brevissimo istante. Egli crede nei talenti che ti ha dato. Ogni volta che lo cerchi comprenderai come la via che ti chiama a percorrere tende sempre verso lā€™alto.

Lo avvertirai quando guarderai il cielo pregando e soprattutto quando alzerai lo sguardo al Crocifisso. Capirai che GesĆ¹ dalla croce non ti punta mai il dito contro, ma ti abbraccia e ti incoraggia, perchĆ© crede in te anche quando tu hai smesso di credere in te stesso. Allora non perdere mai la speranza, lotta, metticela tutta e non te ne pentirai. Vai avanti nel cammino, ā€œpasso dopo passo verso il meglioā€ (cfr Principle 6). Imposta il navigatore della tua esistenza verso una meta grande, verso lā€™alto!

Il secondo consiglio: vieni alla luce. Nei momenti di tristezza e sconforto, pensa al qulliq: contiene un messaggio per te. Quale? Che esisti per venire alla luce ogni giorno. Non solo il giorno della tua nascita, quando non dipese da te, ma ogni giorno. Quotidianamente sei chiamato a portare nel mondo una luce nuova, quella dei tuoi occhi, del tuo sorriso, del bene che tu e solo tu puoi aggiungervi. Ma, per venire alla luce, cā€™ĆØ da lottare ogni giorno con lā€™oscuritĆ .

SƬ, cā€™ĆØ uno scontro quotidiano tra luce e tenebre, che non avviene lĆ  fuori da qualche parte, ma dentro ciascuno di noi. La via della luce domanda scelte di cuore coraggiose contro il buio delle falsitĆ , chiede di ā€œsviluppare buone abitudini per vivere beneā€ (cfr Principle 1), di non inseguire scie luminose che spariscono in fretta, fuochi dā€™artificio che lasciano solo fumo. Sono Ā«illusioni, parodie della felicitĆ Ā», come disse qui in Canada San Giovanni Paolo II: Ā«Non vi ĆØ forse tenebra piĆ¹ fitta di quella che si insinua nellā€™animo dei giovani quando falsi profeti estinguono in essi la luce della fede, della speranza, dellā€™amoreĀ» (Omelia nella XVII Giornata Mondiale della GioventĆ¹, Toronto, 28 luglio 2002).

Fratello, sorella, GesĆ¹ ti ĆØ vicino e desidera illuminare il tuo cuore per farti venire alla luce. Lui ha detto: Ā«Io sono la luce del mondoĀ» (Gv 8,12), ma ha anche detto ai suoi discepoli: Ā«Voi siete la luce del mondoĀ» (Mt 5,14). Anche tu, dunque, sei luce del mondo e lo diventerai sempre di piĆ¹, se lotti per allontanare dal cuore il triste buio del male. Per imparare a farlo, cā€™ĆØ da apprendere unā€™arte continua, che richiede di ā€œsuperare le difficoltĆ  e le contraddizioni attraverso una continua ricerca di soluzioniā€ (cfr Principle 2).

ƈ lā€™arte di separare ogni giorno la luce dalle tenebre. Per creare un mondo buono, dice la Bibbia, Dio cominciĆ² proprio cosƬ, separando la luce dalle tenebre (cfr Gen 1,4). Anche noi, se vogliamo diventare migliori, dobbiamo imparare a distinguere la luce dalle tenebre. Da dove si comincia? Puoi iniziare chiedendoti: che cosa mi appare luccicante e seducente, ma poi mi lascia dentro un grande vuoto? Questo ĆØ tenebra! Che cosa, invece, mi fa bene e mi lascia pace nel cuore, anche se prima mi chiede di uscire da certe comoditĆ  e dominare certi istinti? Questo ĆØ luce! E ā€“ mi domando ancora ā€“ qual ĆØ la forza che ci permette di separare dentro di noi la luce dalle tenebre, che ci fa dire ā€œnoā€ alle tentazioni del male e ā€œsƬā€ alle occasioni di bene? ƈ la libertĆ .

LibertĆ  che non ĆØ fare tutto quello che mi pare e mi piace; non ĆØ quello che posso fare nonostante gli altri, ma per gli altri; non ĆØ totale arbitrio, ma responsabilitĆ . La libertĆ  ĆØ il dono piĆ¹ grande che il nostro Padre nei cieli ci ha dato insieme alla vita. Un poeta, chiedendosi quale sia la soddisfazione piĆ¹ grande che un figlio possa dare a un padre, ha scritto delle belle parole che vi leggo: Ā«Chiedete a questo padre se il momento migliore non ĆØ quando i suoi figli cominciano ad amarlo come degli uomini, lui stesso come un uomo, liberamente [ā€¦]. Ora io sono loro padre, dice Dio, e conosco la condizione dellā€™uomo. [ā€¦] Tutte le sottomissioni del mondo mi ripugnano e darei tutto per un bello sguardo dā€™uomo libero [ā€¦]. A questa libertĆ , a questa gratuitĆ  ho sacrificato tutto, dice Dio [ā€¦]. Per creare questa libertĆ , questa gratuitĆ , Per fare entrare in gioco questa libertĆ , questa gratuitĆ Ā» (C. PƉGUY, Il mistero dei santi innocenti, in Lui ĆØ qui, Milano 1998, 373-375).

Ecco la felicitĆ  di Dio: non quando siamo sottomessi a Lui, ma quando viviamo da figli che scelgono di amarlo, mettendo in gioco la propria libertĆ . Se volete fare felice Dio, questa ĆØ la via, scegliere il bene! Coraggio fratello, coraggio sorella, prendi in mano la tua libertĆ , non avere paura di compiere scelte forti, vieni alla luce ogni giorno!

Infine, il terzo consiglio: fai squadra. I giovani fanno grandi cose insieme, non da soli. PerchĆ© voi giovani siete come le stelle del cielo, che qui brillano in modo stupendo: la loro bellezza nasce dallā€™insieme, dalle costellazioni che compongono, e che danno luce e orientamento alle notti del mondo. Anche voi, chiamati alle altezze del cielo e a splendere in terra, siete fatti per brillare insieme.

Bisogna permettere ai giovani di fare gruppo, di stare in movimento: non possono passare le giornate isolati, tenuti in ostaggio da un telefono! I grandi ghiacci di queste terre mi fanno venire in mente lo sport nazionale del Canada, lā€™hockey su ghiaccio.

Come riesce il Canada a conquistare tutte quelle medaglie olimpiche? Come hanno fatto Sarah Nurse o Marie-Philip Poulin a segnare tutti quei gol? Lā€™hockey coniuga bene disciplina e creativitĆ , tattica e fisicitĆ ; ma a fare la differenza ĆØ sempre lo spirito di squadra, presupposto indispensabile per affrontare le imprevedibili circostanze di gioco. Fare squadra significa credere che per raggiungere grandi obiettivi non si puĆ² andare avanti da soli; occorre muoversi insieme, avere la pazienza di intessere fitte reti di passaggi. Significa pure lasciare spazio agli altri, uscire velocemente quandā€™ĆØ il proprio turno e fare il tifo per i compagni. Ecco lo spirito di squadra!

Amici, camminate verso lā€™alto, venite alla luce ogni giorno, fate squadra! E fate tutto questo nella vostra cultura, nel bellissimo linguaggio Inuktitut. Vi auguro, ascoltando gli anziani e attingendo alla ricchezza delle vostre tradizioni e della vostra libertĆ , di abbracciare il Vangelo custodito e tramandato dai vostri antenati e di incontrare il volto Inuk di GesĆ¹ Cristo. Io vi benedico di cuore e vi dico: qujannamiik! [grazie!]

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