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Il Papa incontra poveri e rifugiati: “La vera peste è l’indifferenza”

Il Papa si è recato stamane alla Chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria dove ha avuto luogo l’incontro con i poveri e con i rifugiati

Alle ore 10.15 di questa mattina, lasciato l’Istituto Beato László Batthyány-Strattmann, il Santo Padre Francesco si è recato in auto alla Chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria dove ha avuto luogo l’incontro con i poveri e con i rifugiati.

Papa, grazie a Chiesa Ungheria per come accolto profughi Ucraina

Esprimo la mia gratitudine alla Chiesa ungherese per l’impegno profuso nella carità, un impegno capillare: avete creato una rete che collega tanti operatori pastorali, tanti volontari, le Caritas parrocchiali e diocesane, ma anche gruppi di preghiera, comunità di credenti, organizzazioni appartenenti ad altre confessioni ma unite in quella comunione ecumenica che sgorga proprio dalla carità. E grazie per come avete accolto – non solo con generosità ma pure con entusiasmo – tanti profughi provenienti dall’Ucraina”. Lo ha detto papa Francesco durante il suo incontro con i poveri e i rifugiati nella chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria, a Budapest. “Anche nel dolore e nella sofferenza, infatti – ha proseguito -, si ritrova il coraggio di andare avanti quando si è ricevuto il balsamo dell’amore: è la forza che aiuta a credere che non è tutto perduto e che un futuro diverso è possibile”. “L’amore che Gesù ci dona e che ci comanda di vivere – ha aggiunto il Pontefice – contribuisce allora a estirpare dalla società, dalle città e dai luoghi in cui viviamo, i mali dell’indifferenza – è la ‘peste’ l’indifferenza – e il male dell’egoismo, e riaccende la speranza di un’umanità nuova, più giusta e fraterna, dove tutti possano sentirsi a casa”. “Questo vale per tutta la Chiesa – ha concluso -: non basta dare il pane che sfama lo stomaco, c’è bisogno di nutrire il cuore delle persone! La carità non è una semplice assistenza materiale e sociale, ma si preoccupa della persona intera e desidera rimetterla in piedi con l’amore di Gesù: un amore che aiuta a riacquistare bellezza e dignità. Fare carità significa avere il coraggio di guardare negli occhi e di toccare: guardare e toccare l’altro, non si può fare carità senza questo. Fratelli e sorelle, vi incoraggio a parlare sempre il linguaggio della carità”.

Papa, vera fede è quella che parla il linguaggio della carità

“I poveri e i bisognosi – non dimentichiamolo mai – sono al cuore del Vangelo: Gesù, infatti, è venuto, ‘a portare ai poveri il lieto annuncio'”. Lo ha detto papa Francesco durante l’incontro con i poveri e i rifugiati nella chiesa di Santa Elisabetta d’Ungheria, a Budapest. “Essi, allora – ha proseguito -, ci indicano una sfida appassionante, perché la fede che professiamo non sia prigioniera di un culto distante dalla vita e non diventi preda di una sorta di ‘egoismo spirituale’, cioè di una spiritualità che mi costruisco a misura della mia tranquillità interiore e della mia soddisfazione”. “Vera fede, invece – ha aggiunto il Pontefice -, è quella che scomoda, che rischia, che fa uscire incontro ai poveri e rende capaci di parlare con la vita il linguaggio della carità. Come afferma San Paolo, possiamo parlare tante lingue, possedere sapienza e ricchezze, ma se non abbiamo la carità non abbiamo niente e non siamo niente”.

Fonte: Ansa

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