Il Papa: “La guerra è una distruzione della fraternità umana”

Papa Francesco Angelus

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È una preghiera costante quella di Papa Francesco che, ancora una volta, dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro scuote le coscienze dell’umanità, affinché si adoperino per la risoluzione pacifica dei conflitti in corso. Il pensiero del Pontefice va “a quanto sta accadendo in Israele e in Palestina” ma anche “alla martoriata Ucraina”. E, di nuovo, Francesco torna a ripetere che “ogni guerra che c’è nel mondo è una sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, è una distruzione della fraternità umana”. E la preghiera del Santo Padre si rivolge “a tutti coloro che soffrono, agli ostaggi, ai feriti, alle vittime e ai loro familiari”. Ma si rinnova anche il suo appello “affinché si aprano degli spazi, si continuino a far arrivare gli aiuti umanitari e si liberino gli ostaggi”. Perché in Medio Oriente la guerra non risparmia nessuno. Nemmeno “l’ospedale anglicano e la parrocchia greco-ortodossa”, per il cui coinvolgimento il Papa manifesta il proprio dolore.

L’Angelus del Papa

È un passaggio importante quello che il Vangelo di oggi affronta, narrando l’unione tra alcuni farisei ed erodiani per tendere a Gesù una trappola, chiedendogli se fosse giusto o meno pagare il tributo a Cesare. “È un inganno – ha spiegato il Papa -: se Gesù legittima la tassa, si mette dalla parte di un potere politico mal sopportato dal popolo. Mentre se dice di non pagarla può essere accusato di ribellione contro l’impero”. Eppure Gesù sfugge all’inganno, chiedendo che gli fosse mostrata “una moneta, che porta impressa l’immagine di Cesare, e dice loro: ‘Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio'”. Parole diventate quasi di uso comune ma che “a volte sono state utilizzate in modo sbagliato“, soprattutto “per parlare dei rapporti tra Chiesa e Stato, tra cristiani e politica”.

Collocare “Cesare” e “Dio”

È “una schizofrenia”, ha spiegato Papa Francesco, pensare che Gesù voglia separare “la realtà terrena e quella spirituale”. Come se “la fede non avesse nulla a che fare con la vita concreta, con le sfide della società, con la giustizia sociale, con la politica e così via”. Gesù, invece, “vuole aiutarci a collocare ‘Cesare’ e ‘Dio’ ciascuno nella sua importanza. A Cesare – cioè alla politica, alle istituzioni civili, ai processi sociali ed economici – appartiene la cura dell’ordine terreno. E noi, che in questa realtà siamo immersi, dobbiamo restituire alla società quanto ci offre attraverso il nostro contributo di cittadini responsabili, avendo attenzione a quanto ci viene affidato”. Al contempo, Gesù afferma una “realtà fondamentale: che a Dio appartiene l’uomo, tutto l’uomo e ogni essere umano. E ciò significa che noi non apparteniamo a nessuna realtà terrena, a nessun ‘Cesare’ di turno. Siamo del Signore e non dobbiamo essere schiavi di nessun potere mondano”.

Damiano Mattana: