Il Papa ai giovani di Timor Est: “Coltivate libertà, impegno, fraternità”

Dopo l'incontro con i giovani e una breve cerimonia di congedo alla presenza del presidente della Repubblica José Ramos-Horta, papa Francesco è partito da Timor Est per Singapore, quarta e ultima tappa del suo viaggio di 12 giorni in Asia e Oceania

Foto di Papaioannou Kostas su Unsplash

Questa mattina, dopo aver celebrato la Santa Messa in privato, il Santo Padre Francesco si è congedato dal personale e dai benefattori della Nunziatura Apostolica e si è trasferito in auto al Centro de Convenções de Dili per l’Incontro con i Giovani. Al Suo arrivo, alle ore 9.30 (2.30 ora di Roma), il Papa è stato accolto all’ingresso della sala dal Presidente Esecutivo della Commissione Nazionale Cattolica della Gioventù di Timor-Leste, Don Francisco Indra Tey Seran, e da alcuni giovani che gli hanno donato dei fiori e la sciarpa tradizionale, il tais. Papa Francesco è poi entrato nella Sala Grande e, prima di raggiungere il palco, ha deposto dei fiori dinanzi alla statua della Madonna. Dopo il saluto di benvenuto del Presidente Esecutivo della Commissione Nazionale Cattolica per la Gioventù di Timor-Leste (CNJCTL), quattro giovani hanno portato la loro testimonianza. Quindi il Santo Padre ha pronunciato il Suo discorso. Al termine dell’incontro, dopo la preghiera dei fedeli, la benedizione, il dono dei giovani al Papa e il canto finale, il Santo Padre ha raggiunto l’ingresso principale dove due giovani gli hanno porso delle colombe da liberare come simbolo di pace. Poi si è recato nel piazzale antistante l’ingresso principale per salutare i giovani presenti. Quindi Papa Francesco ha raggiunto in auto l’Aeroporto Internazionale Presidente Nicolau Lobato per la cerimonia di congedo da Timor-Leste.

Il Papa ai giovani di Timor Est: “Coltivate libertà, impegno, fraternità”

“Voi siete la netta maggioranza della popolazione di questa terra, e con la vostra presenza la riempite di vita, di speranza, di futuro”. Così papa Francesco si è rivolto ai giovani di Timor Est, incontrati stamane, come ultimo appuntamento prima della partenza per Singapore, nel Centro Congressi di Dili. “Avete alle vostre spalle una storia segnata da grandi sofferenze, ma anche da esempi meravigliosi di fede, di martirio, e soprattutto di perdono e di riconciliazione – ha proseguito -; esempi radicati in valori a voi cari, come la libertà, l’impegno e la fraternità, sui quali vorrei che ci fermassimo un momento a riflettere: libertà, impegno e fraternità”. Ed è su questi tre valori, la libertà, l’impegno e la fraternità, che il Papa ha richiamato l’attenzione e incoraggiato l’azione dei giovani, di cui ha ascoltato anche alcune testimonianze. Francesco ha anche detto ai ragazzi e alle ragazze di Timor Est: “voi avete una grande capacità di sorridere. Non smettete mai di sorridere!”. E ha aggiunto: “Non dimenticate questo: c’è una cosa che fanno i giovani di tutte le nazionalità e religioni. Fanno chiasso! Quindi ascoltate il mio consiglio: fate chiasso! Fate chiasso! Il secondo consiglio: ascoltate e rispettate gli anziani”. Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa pronuncia nel corso dell’incontro con i giovani.

Il messaggio ai giovani

Cari giovani, buongiorno! Dadeer di’ak!
Vi ringrazio per i saluti, per le testimonianze e per le domande che mi avete rivolto. Sono felice di incontrarvi e di condividere questo momento di festa e di riflessione coi giovani in un Paese di giovani!

Sì, perché voi siete la netta maggioranza della popolazione di questa terra, e con la vostra presenza la riempite di vita, di speranza, di futuro. Non solo, ma grazie all’entusiasmo della vostra fede, ne fate una vera e propria palestra di atleti del Vangelo, chiamati, come dice San Paolo, a diventare campioni dell’amore (cfr 1 Cor 9,23-27). Chi, con immensi sacrifici, vi ha preceduto nel porre le fondamenta di questa Nazione, vi ha donato un grande cantiere aperto, in cui c’è ancora tanto lavoro da fare, a vari livelli: economico, politico, sociale. Tocca a voi, adesso, continuare l’opera, per costruire insieme, alla luce del Vangelo, una città, una comunità civile, una società in cui regnino giustizia, collaborazione, onestà, unità.

È un’impresa entusiasmante, questa, che vi invita a «sognare grandi cose, cercare orizzonti ampi […], accettare proposte impegnative» (Esort. ap. postsin. Christus vivit, 15), come ci ha ricordato poco fa padre Francisco; e in questa impresa c’è anche la risposta alla domanda di Nelson su quale sia il messaggio dell’Esortazione Christus vivit. Essere vivi come Cristo è vivo (cfr ivi, 1): questo è il messaggio, dando sempre il meglio di voi stessi, senza calcoli e senza paure, mirando in alto, pensando in grande, secondo il cuore di Dio. Avete alle vostre spalle una storia segnata da grandi sofferenze, ma anche da esempi meravigliosi di fede, di martirio, e soprattutto di perdono e di riconciliazione; esempi radicati in valori a voi cari, come la libertà, l’impegno e la fraternità, sui quali vorrei che ci fermassimo un momento a riflettere: libertà, impegno e fraternità.

Primo: la libertà. C’è un’espressione tipica della lingua tetum che dice: «ukun rasik-an», “ciascuno si governi da sé”. Qualcuno, erroneamente, potrebbe suggerirvi di leggere queste parole come un invito all’individualismo, al disimpegno e all’autoreferenzialità, ma questo non vi aiuterà nella vita. Vi farà molto meglio, invece, leggerle come un richiamo ad essere protagonisti responsabili e liberi del vostro futuro, e a vigilare sulle vostre scelte, per indirizzarle sempre verso mete di comunione, di rispetto delle persone e del creato, di compassione, di convivenza pacifica e generosa, soprattutto nei momenti di tempesta. Lo hanno sottolineato molto opportunamente Rogéria e Cecilia Efranio, riferendosi all’importanza di tutelare la casa comune e di coltivare l’unità della famiglia. Essere liberi non vuol dire fare quello che si vuole, senza curarsi delle conseguenze delle proprie azioni per gli altri, né vuol dire rinnegare i legami d’amore che, nutrendo il nostro cuore fin dai primi istanti della nostra esistenza, ci uniscono ai nostri cari. Essere liberi vuol dire scegliere, in tutte queste cose, per il bene, per il rispetto, per l’amore, anche quando costa.

Secondo valore: l’impegno. Un proverbio orientale dice che “i tempi difficili creano uomini forti”, e che “gli uomini forti creano tempi facili”, ma poi aggiunge che “i tempi facili creano uomini deboli” e che “gli uomini deboli creano tempi difficili”. Un gioco di parole che sembra imprigionare le persone in una dinamica senza speranza, per cui si torna continuamente a distruggere quello che si è costruito. Io, però, vi invito a non rassegnarvi a un modo di pensare di questo genere, ma a reagire!

Non lasciatevi ingannare dal fascino della vita comoda e senza impegno, né dalla parvenza di felicità, in realtà vuota e illusoria, che possono promettere il consumismo e il materialismo. I tempi difficili vissuti dal vostro popolo vi hanno forgiati, vi hanno resi uomini e donne forti: mantenetevi così, non demordete, e continuate a lavorare con impegno, a faticare con sacrificio, non tanto per creare “tempi facili”, quanto piuttosto per migliorare il mondo, affinché a Timor Leste e in tutta la terra crescano sempre più la pace, la giustizia e la prosperità per tutti. Da buoni atleti, non smettete di allenarvi nel bene, non lasciate indebolire i muscoli dello spirito, mantenetevi in forma: e tenete sempre ben chiara davanti a voi la meta: «per ottenere – come dice San Paolo – una corona […] che dura per sempre» (1 Cor 9,25).

Infine, terzo valore: la fraternità. San Paolo – un giovane come voi, forte, deciso, impulsivo – nella sua giovinezza ha commesso molti errori: addirittura perseguitava i cristiani (cfr Fil 3,6), impiegando le doti che aveva non per costruire e unire, ma per distruggere e dividere. Fino a quando ha incontrato Gesù, sulla via di Damasco, e da allora tutto è cambiato (cfr Fil 3,7-11). Ha smesso di odiare e ha cominciato ad amare. Da nemico è diventato fratello, e la memoria del sangue di cui si era macchiato, lo ha spinto a trasformarsi in un annunciatore tenace del Vangelo, in un messaggero infaticabile di speranza, di comunione, di carità.

Così ha iniziato a trasmettere a tutti ciò che a sua volta aveva imparato: e cioè che non si diventa campioni eliminando gli altri, ma correndo insieme con loro – ognuno come fratello, “alin”, dell’altro – senza mai stancarsi e senza abbassare la guardia, passandosi il “testimone” gli uni con gli altri fino alla meta. E qui permettetemi di rivolgervi un invito particolare: non lasciatevi influenzare da chi vi propone modelli di comportamento negativi, distruttivi e violenti, nemmeno quando ad esaltarli sono i social, o realtà aggregative apparentemente forti, ma in realtà meschine, diseducative e fuorvianti. Mai violenza: siamo tutti fratelli!

Mai guerra tra i fratelli! Lo ripeto: mai! Ricordate ciò che Dio ha detto a Caino, nella Bibbia, dopo l’uccisione di Abele: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4,10). Il Signore ci vuole custodi gli uni degli altri (cfr Gen 4,9), non nemici, e la vita di ciascuno di noi è un dono sacro di Dio. Ricordiamolo sempre: la vita di ciascuno di noi è un dono sacro di Dio! All’inizio padre Francisco ha ricordato come da anni, ormai, state portando avanti la bella tradizione della “Cruz dos Jovens”, la “croce dei giovani”, in occasione delle Giornate Nazionali della Gioventù. Una comunità riceve una croce, che poi, dopo un anno, ridona alle altre arricchita dei suoi simboli tradizionali. Ecco un segno positivo da prendere a modello, per imparare ad accogliervi e donarvi reciprocamente nel rispetto della vostra unicità; gareggiando, sì, ma nello stimarvi e valorizzarvi a vicenda (cfr Rm 12,10), perché ciascuno possa contribuire nel modo migliore al bene di tutti, al di là di qualsiasi differenza etnica, di età, di stato sociale e di fede, come ci ha ricordato Ilham.

Carissimi giovani, si avvicina per tutta la Chiesa il Giubileo, che inizierà ormai tra pochi mesi. Forse qualcuno di voi, in questa occasione, potrà andare in pellegrinaggio a Roma, a incontrare tanti altri coetanei, provenienti da ogni parte del mondo, per rinnovare insieme la propria fede. Certamente io fin d’ora vi porto tutti con me, nell’affetto e nella preghiera, e vi benedico. E poiché ormai è giunto per me il momento di lasciare Timor Leste, estendo la mia benedizione a tutto il popolo di questo amato Paese, con tanta gratitudine per l’accoglienza che mi avete riservato. Grazie di cuore! E per favore, non dimenticatevi di pregare per me!

Il Papa partito da Timor Est per Singapore

Dopo una breve cerimonia di congedo alla presenza del presidente della Repubblica José Ramos-Horta, papa Francesco è partito da Timor Est per Singapore, quarta e ultima tappa del suo viaggio di 12 giorni in Asia e Oceania. L’aereo del Pontefice è decollato dall’aeroporto di Dili e atterrerà allo scalo internazionale di Singapore dopo circa quattro ore di volo

Fonte: Ansa