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Papa Francesco: “Senza etica non esiste progresso”

Ricevendo in udienza i partecipanti al Seminario “Il bene comune nell'era digitale“, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura e dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale – in Vaticano fino al 28 settembre – Papa Francesco ha dedicato uno speciale ringraziamento agli addetti ai lavori, perché il progresso tecnologico, slegato dai principi etici che concorrono al bene comune, paventano il rischio espresso bene dal Pontefice: il “paradigma tecnocratico che promette un progresso incontrollato e illimitato, si imporrà e forse, persino, eliminerà altri fattori di sviluppo con enormi pericoli per l’umanità intera”. Papa Francesco saluta questa sessione di lavoro come un mondo per arginare questa pericolosa deriva che va a minare nell'essenza l'azione umana, seppure generata da essa.

Etica e bene comune

“L'obiettivo principale che vi siete prefissati è alquanto ambizioso: raggiungere dei criteri e dei parametri etici di base, capaci di fornire orientamenti sulle riposte ai problemi etici sollevati dall’uso pervasivo delle tecnologie” ha detto il Papa, deputando proprio all'etica il ruolo di garanzia per difendere la dignità di ogni persona umana, convinti che il bene comune non può essere dissociato dal bene specifico di ogni individuo […]. Fino a quando una sola persona rimarrà vittima di un sistema, per quanto evoluto ed efficiente possa essere, che non riesce a valorizzare la dignità intrinseca e il contributo di ogni persona, il vostro lavoro non sarà terminato” ha ricordato. Il Santo Padre non demonizza, né è scettico riguardo al progresso tecnologico. Come, però, ha sottolineato, esso è tale se è “accompagnato da un'etica fondata su una visione del bene comune, un'etica di libertà, responsabilità e fraternità, capace di favorire il pieno sviluppo delle persone in relazione con gli altri e con il creato”.

I “crucci tecnologici” di Francesco

Il Santo Padre ha richiamato alcuni esempi, come la robotica nel mondo del lavoro, che può avere il merito di porre “fine ad alcuni lavori usuranti, pericolosi e ripetitivi – si pensi a quelli emersi agli inizi della rivoluzione industriale dell’Ottocento –, che causano spesso sofferenza, noia, abbruttimento. Dall’altra parte – avverte – […] la robotica potrebbe diventare uno strumento meramente efficientistico: utilizzato solo per aumentare profitti e rendimenti priverebbe migliaia di persone del loro lavoro, mettendo a rischio la loro dignità”. Il Santo Padre ha posto l'accento anche sulle cosiddette intelligenze artificiali: “Da una parte, si potrà favorire un più grande accesso alle informazioni attendibili e quindi garantire l’affermarsi di analisi corrette; dall’altra, sarà possibile, come mai prima d’ora, fare circolare opinioni tendenziose e dati falsi, avvelenare i dibattiti pubblici e, persino, manipolare le opinioni di milioni di persone, al punto da mettere in pericolo le stesse istituzioni che garantiscono la pacifica convivenza civile”.

La “fedeltà creativa” alla tradizione

“Il rispetto dei principi e della tradizione, infatti, deve essere sempre vissuto in una forma di fedeltà creativa e non di imitazioni rigide o di riduzionismi obsoleti”. Il Pontefice loda il corraggio degli studiosi nell'affrontare le sfide etiche all'interno di un contesto orientato verso il bene comune e, in tal senso, va alle radici dell'etica stessa: ” Il bene comune è un bene a cui tutti gli uomini aspirano, e non esiste sistema etico degno di questo nome che non contempli tale bene come uno dei suoi punti di riferimento essenziali”. Tenendo il bene comune quale stella polare della speculazione scientifica e ricerca tecnologica è, secondo Papa Francesco, possibile considerare il progresso delle tecnologie l'alleato dell'uomo: viceversa, se “il cosiddetto progresso tecnologico dell'umanità, […] diventasse un nemico del bene comune, condurrebbe a una infelice regressione, a una forma di barbarie dettata dalla legge del più forte“.

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