Nella catechesi dell'udienza generale di quest'oggi, Papa Francesco ha preso come spunto il brano tratto dagli Atti degli Apostoli (At 5,34-35.38-39).
L'udienza generale di Papa Francesco in Piazza San Pietro – Video © Vatican Media
La fede come esperienza
Meditando sul “coraggio” mostrato dall'apostolo Pietro e dagli altri discepoli di Cristo nell'opporsi a chi ostacola l'annuncio del Vangelo nel mondo, il Papa ha posto l'accento sull' “obbedienza della fede“: una parola che potrebbe sembrare paradossale se comparata all'eroismo di talune scelte. Eppure, tale obbedienza non va confusa con il radicalismo di una posizione “A partire dalla Pentecoste – sottolinea il Papa – [i discepoli] non sono più uomini 'soli'. Sperimentano quella speciale sinergia che li fa decentrare da sé e fa dire loro: 'noi e lo Spirito Santo' o 'lo Spirito Santo e no'. Forti di questa alleanza, gli Apostoli non si lasciano intimorire da nessuno. Non retrocedono nella loro marcia di testimoni intrepidi del Risorto, come i martiri di tutti i tempi, compresi i nostri.
La forza di Dio contro il potere
Il Papa definisce gli apostoli “megafoni dello Spirito Santo”, che mettono in discussione, con la loro testimonianza martiriale le sovrastrutture politiche e sociali del tempo, in primis “il sistema religioso giudaico, che si sente minacciato e risponde con violenza e condanne a morte. Ma, in mezzo al sinedrio, si leva la voce diversa di un fariseo che sceglie di arginare la reazione dei suoi: Gamaliele, 'dottore della Legge, stimato da tutto il popolo'. Alla sua scuola San Paolo imparò a osservare 'la Legge dei padri'. Gamaliele prende la parola e mostra ai suoi fratelli come esercitare l’arte del discernimento dinanzi a situazioni che superano gli schemi consueti”. Il Papa ha, altresì, ricordato che “ogni progetto umano può naufragare”: “I progetti umani umani falliscono sempre. Pensate a tanti progetti politici e a come cambiano da una parte all'altra in tutti i Paesi. Pensate ai grandi imperi, alle dittature del secolo scorso. Si sentivano potentissimi e poi sono crollati. Pensate agli imperi di oggi: crolleranno se Dio non è con loro”. Il Pontefice si è soffermato anche sulla storia millenaria della Chiesa e sui suoi errori umani che ne hanno minato la stabilità. Eppure “perché non è crollata?” si domanda il Papa: “Perché Dio è lì, è con noi. La forza è Dio“.
Due tipi di megafono
La metafora scelta da Papa Francesco per descrivere l'ardore dei discepoli di Cristo è quella del megafono. Il Pontefice non è nuovo a quest'immagine. Nell'incontro con l'Associazione stampa estera in Italia del 18 marzo scorso, il Papa ha parlato di “megafoni” con un'accezione negativa, riferendosi cioè a una scorretta informazione che “si scontra”, che “monologa”, che “disorienta”, che “semina odio”. A un approccio scorretto di fare informazione, il Papa invitava i giornalisti a “camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte”.
La saggezza di Gamaliele
L'episodio degli Atti, che arriva a focalizzarsi sulla figura del fariseo Gamaliele, offre a Papa Francesco l'occasione per contrappore due visioni delle “opere umane”: “Ogni progetto umano può riscuotere dapprima consensi e poi naufragare, mentre tutto ciò che viene dall’alto e porta la 'firma' di Dio è destinato a durare. Perciò Gamaliele conclude che, se i discepoli di Gesù di Nazaret hanno creduto a un impostore, sono destinati a sparire nel nulla; se invece seguono uno che viene da Dio, è meglio rinunciare a combatterli; e ammonisce: 'Non vi accada di trovarvi addirittura a combattere contro Dio!'”. Gamaliele – sottolinea il Papa – ha una virtù essenziale per il Cristiano: il timor di Dio. Attraverso l'esempio del fariseo, il Pontefice ricorda come questo dono divino non sia da fraintendere con la paura: piuttosto è la ferma volontà di “custodire la vita di chi, secondo i suoi fratelli, meriterebbe la morte. Gamaliele mostra inoltre di essere dotato di saggezza profetica, perché invita gli altri a stare attenti a non cedere alla tentazione della fretta e a imparare ad attendere lo sviluppo dei processi nel tempo. Infatti, Dio parla e si manifesta anche attraverso il tempo, manifestando la 'tenuta' o meno di ogni cosa”. Alla fine dell'episodio, infatti, le parole di Gamaliele inducono “gli altri membri del Sinedrio” a rinunciare “ai propositi di morte”.
L'arte del discerimento
La virtù di Gamaliele, quella del discernimento, è attuale ancora oggi, soprattutto davanti a situazioni difficili. “Il discerimento […] ci invita alla lungimiranza” ricorda Papa Francesco, e invita “a non dare giudizi affrettati, a cogliere il dinamismo di un processo in un arco di tempo più ampio e disteso”. Il Papa parla del discernimento come un'arte: “un esercizio dell’intelligenza spirituale di figli di Dio che imparano a vedere nella storia le tracce della presenza del Padre”. Per questo, il Pontefice ha concluso con una preghiera, perché il discernimento venga attualizzato dai cristiani ancore oggi: “Chiediamo [allo Spirito Santo] di saper vedere sempre l'unità della storia della salvezza attraverso i segni del passaggio di Dio in questo nostro tempo e sui volti di chi ci è accanto, perché impariamo che il tempo e i volti umani sono messaggeri del Dio vivente”.