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Papa Francesco: “Se vai dal mago, non hai scelto Cristo”

Se scegli Cristo non puoi andare dal mago”. Sono le parole di Papa Francesco, che questa mattina nell'udienza generale si è soffermato sull'ipocrisia delle arti magiche. Lo spunto sono le peregrinazioni di San Paolo descritte negli Atti degli Apostoli. Nel passo scelto per la catechesi, il Pontefice ricorda l'episodio dell'Apostolo a Efeso, città delle arti magiche nel cuore della Grecia. Colà avvengono i prodigi per mezzo di Paolo che smascherano anche la magia di chi “sfruttava” il nome di Gesù per pratiche rituali agli antipodi del Vangelo: “La potenza di Dio che irrompe ad Efeso smaschera chi vuole usare il nome di Gesù per compiere esorcismi ma senza avere l'autorità spirituale per farlo, e rivela la debolezza delle arti magiche, che vengono abbandonate da un gran numero di persone che scelgono Cristo”. Papa Francesco si sofferma sull'ambiguità delle arti magiche e sulla forza dello Spirito Santo a smascherare l'occulto che confonde una condotta cristiana da un'altra lontana a Dio. Per questo – sottolinea: “ogni evangelizzatore è consapevole di essere, con la sua persona e la sua azione, una missione su questa terra, e di essere 'marchiato a fuoco' dalla missione di 'illuminare, benedire, vivificare, sollevare, guarire, liberare' . Paolo è consapevole di questo 'marchio' e perciò non si risparmia nell'opera di evangelizzazione”.


L'udienza di Papa Francesco del 4 dicembre 2019 – Video © Vatican Media

Il testamento di Paolo

La seconda città che Papa Francesco riprende dagli Atti è Mileto, dove San Paolo lascia il suo testamento spirituale per “coloro che, dopo la sua partenza, dovranno guidare la comunità di Efeso”. In un periodo particolare della sua vita, l'Apostolo rivede il passato illuminandolo con la luce dello Spirito Santo, verso cui si abbandona fiducioso per un futuro che non riesce a vedere. Paolo chiede e prega che la comunità sappia guidare Efeso: “Nella parte esortativa, Paolo incoraggia i responsabili della comunità, che sa di vedere per l'ultima volta: 'Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha
costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del
proprio Figlio'” sottolinea Francesco. Le sue parole sono l'occasione per ricordare l'importanza dei vescovi – gli “episcopi” – nell'evangelizzazione ma, in questo caso, anche della protezione della Chiesa dai lupi: “Agli episcopi è chiesta la massima prossimità con il gregge, riscattato dal sangue prezioso di Cristo, e la prontezza nel difenderlo dai 'lupi' che minacciano la sana dottrina e la comunione ecclesiale. Dopo aver affidato questo compito ai responsabili di Efeso, Paolo li mette nelle mani di Dio e li affida alla 'parola della sua grazia', fermento di ogni crescita e cammino di santità nella Chiesa, invitandoli a lavorare con le proprie mani, come lui, per non esseredi peso agli altri, a soccorrere i deboli e a sperimentare che 'si è più beati nel dare che nel ricevere'” ha concluso il Papa. Solo facendo tesoro di questo, il pastore può assimilarsi a Cristo, il Divino Pastore che sa essere fermo e dolce.

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