Il Santo Padre si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano e ha recitato l’Angelus con i pellegrini e fedeli riuniti in Piazza San Pietro.
Le parole del Santo Padre
L’Evangelista Luca in questa domenica ci presenta Gesù nella sinagoga di Nazaret, il paese dove era cresciuto. Legge il passo del profeta Isaia che annuncia la missione evangelizzatrice e liberatrice del Messia e poi, nel silenzio generale, dichiara: “Oggi questa Scrittura si è realizzata”. Immaginiamo la sorpresa e lo sconcerto dei concittadini di Gesù, i quali lo conoscevano come il figlio del falegname Giuseppe e non avrebbero mai immaginato che Egli potesse presentarsi come il Messia. Eppure, è proprio così: Gesù proclama che, con la sua presenza, è giunto «l’anno di grazia del Signore». È il lieto annuncio per tutti e in modo speciale per i poveri, per i prigionieri, per i ciechi, per gli oppressi. Quel giorno, a Nazaret, Gesù pose i suoi interlocutori di fronte alla scelta sulla sua identità e missione. Nessuno, nella sinagoga, poté fare a meno di interrogarsi: Lui è soltanto il figlio del falegname che si arroga un ruolo che non gli appartiene, oppure è veramente il Messia, inviato da Dio a salvare il popolo dal peccato e da ogni male?
Riconoscere Gesù
L’Evangelista ci dice che i nazaretani non riuscirono a riconoscere in Gesù il consacrato del Signore. Pensavano di conoscerlo troppo bene e questo, invece di facilitare l’apertura della loro mente e del loro cuore, li bloccava, come un velo che oscura la luce. Sorelle e fratelli, questo avvenimento, con le dovute analogie, succede anche per noi oggi. Anche noi siamo interpellati dalla presenza e dalle parole di Gesù; anche noi siamo chiamati a riconoscere in Lui il Figlio di Dio, il nostro Salvatore. Ma può capitarci, come allora ai suoi compaesani, di pensare che noi lo conosciamo già, che di Lui sappiamo già tutto, siamo cresciuti con Lui, a scuola, in parrocchia, al catechismo, in un Paese di cultura cattolica… E così anche per noi Egli è una Persona vicina, “troppo” vicina. Proviamo a chiederci: avvertiamo l’autorità unica con cui parla Gesù di Nazaret? Riconosciamo che Lui è portatore di un annuncio di salvezza che nessun altro può darci? E io, mi sento bisognoso di questa salvezza? Sento che anch’io in qualche modo sono povero, prigioniero, cieco, oppresso? Allora, solo allora, “l’anno di grazia” sarà anche per me! Rivolgiamoci fiduciosi a Maria, Madre di Dio e Madre nostra, perché ci aiuti a riconoscere il Volto del Figlio di Dio, perché non restiamo scandalizzati dalla sua umanità e dal suo amore per i piccoli e i poveri. Chiediamo a Maria che in questo anno giubilare possiamo riscoprire Gesù con nuovo stupore, e sentire nel cuore una gioiosa certezza: “Sì, è Lui, è il Salvatore!”.
Il richiamo alla pace
Il Santo Padre, infine, ha chiesto la pace per il Sud Sudan, spronando alla solidarietà e ai negoziati. Ha poi ricordato la Colombia con scontri di gruppi armati in atto e ha rivolto un ricordo a coloro che sono malati di lebbra nella giornata mondiale che si celebra oggi, affinché non siano emarginati. Poi la ha ricordato la giornata delle vittime della Shoah, un orrore che non può essere né dimenticato né negato e ricorda Edith Bruk. Poi chiede che sia debellata la piaga dell’antisemitismo e ogni forma di discriminazione antireligiosa per seguire la logica della fraternità. Ha poi indirizzato un saluto per coloro che hanno partecipato al Giubileo della Comunicazione. Molti i gruppi salutati dal Papa presenti in Piazza. Dopo la preghiera il Papa ha salutato i ragazzi dell’Azione Cattolica in piazza come ogni ultima domenica di gennaio per concludere la iniziativa della Carovana della Pace. Uno di loro dalla finestra del Palazzo Apostolico ha letto un messaggio, poi i ragazzi attraversano la Porta Santa.