Il Santo Padre si è recato nella Cattedrale di Santa Maria Assunta ad Ajaccio dove, prima della recita dell’Angelus, ha rivolto un messaggio a vescovi, i sacerdoti, i diaconi, consacrati, consacrate e seminaristi.
Essere testimoni del Vangelo
Mi trovo in questa vostra bella terra solo per un giorno, ma ho desiderato che ci fosse almeno un breve momento in cui incontrarvi e salutarvi. Questo mi dà l’opportunità prima di tutto di dirvi grazie: grazie perché ci siete, con la vostra vita donata; grazie per il vostro lavoro, per l’impegno quotidiano; grazie perché siete segno dell’amore misericordioso di Dio e testimoni del Vangelo. E dal “grazie” passo subito alla grazia di Dio, che è il fondamento della fede cristiana e di ogni forma di consacrazione nella Chiesa. Nel contesto europeo in cui ci troviamo, non mancano problemi e sfide che riguardano la trasmissione della fede, e ogni giorno voi fate i conti con questo, scoprendovi piccoli e fragili: non siete molto numerosi, non avete mezzi potenti, non sempre gli ambienti in cui operate si mostrano favorevoli ad accogliere l’annuncio del Vangelo. Eppure, questa povertà è una benedizione!
La missione cristiana
Ci spoglia della pretesa di farcela da soli, ci insegna a considerare la missione cristiana come qualcosa che non dipende dalle forze umane, ma soprattutto dall’opera del Signore, che sempre lavora e agisce con il poco che possiamo offrirgli. Non dimentichiamo questo: al centro c’è il Signore. Non io al centro, ma Dio. Questa è una cosa che forse ogni mattina, al sorgere del sole, ogni pastore, ogni consacrato dovrebbe ripetere nella preghiera: anche oggi, nel mio servizio, non io al centro, ma Dio. Il primato della grazia divina non significa, però, che possiamo dormire sonni tranquilli senza assumerci le nostre responsabilità. Al contrario, dobbiamo sempre pensarci come “collaboratori della grazia di Dio”.
L’interrogativo da porsi
E così, camminando con il Signore, ogni giorno siamo riportati a una domanda essenziale: come sto vivendo il mio sacerdozio, la mia consacrazione, il mio discepolato? Questa domanda è importante. Vi prego di fissarla nel vostro cuore, di non sottovalutare la necessità di questo discernimento, di questo guardarsi dentro, perché non ci succeda di essere “macinati” nei ritmi e nelle attività esterne e di perdere la consistenza interiore. Da parte mia, vorrei lasciarvi un duplice invito: avere cura di voi e prendervi cura degli altri. Avere cura di voi. Perché la vita sacerdotale o religiosa non è un “sì” che abbiamo pronunciato una volta per tutte. Non si vive di rendita con il Signore! Al contrario, ogni giorno va rinnovata la gioia dell’incontro con Lui, in ogni momento bisogna nuovamente ascoltare la sua voce e decidersi a seguirlo.
Il dialogo con il Signore
Ricordiamoci questo: la nostra vita si esprime nell’offerta di noi stessi, ma più un sacerdote, una religiosa, un religioso si donano, si spendono, lavorano per il Regno di Dio, e più diventa necessario che si prendano cura anche di sé stessi. Un prete, una suora, un diacono che si trascura finirà anche per trascurare coloro che gli sono affidati. Per questo ci vuole una piccola “regola di vita” – i religiosi già ce l’hanno –, che comprenda l’appuntamento quotidiano con la preghiera e l’Eucaristia, il dialogo con il Signore, ciascuno secondo la spiritualità propria e il proprio stile. E vorrei anche aggiungere: conservare qualche momento di solitudine; avere un fratello o una sorella con cui condividere liberamente ciò che portiamo nel cuore; coltivare qualcosa di cui siamo appassionati, non per passare il tempo libero, ma per riposarci in modo sano dalle stanchezze del ministero. C’è da aver paura di quelle persone che sono sempre attive, sempre al centro, che magari per troppo zelo non si riposano mai, non prendono mai una pausa per sé stessi. Non va bene, c’è bisogno di spazi e momenti in cui ogni sacerdote e ogni consacrato si prende cura di sé.
Il valore della fraternità
E in questa cura rientra un’altra cosa: la fraternità tra di voi. Impariamo a condividere non soltanto le fatiche e le sfide, ma anche la gioia e l’amicizia tra di noi: il vostro Vescovo dice una cosa che mi piace molto, e cioè che è importante passare dal “Libro delle lamentazioni” al “Libro del Cantico dei Cantici”. È importante questo, lo dice anche un Salmo: «Hai mutato il mio lamento in danza». Condividiamo la gioia di essere apostoli e discepoli del Signore! Seconda cosa: avere cura degli altri. La missione che ciascuno di voi ha ricevuto ha sempre un solo scopo: portare Gesù agli altri, donare ai cuori la consolazione del Vangelo. Mi piace qui ricordare il momento in cui l’apostolo Paolo sta per ritornare a Corinto e scrivendo alla comunità dice: «Per conto mio ben volentieri mi prodigherò, anzi consumerò me stesso per le vostre anime». Consumarsi per le anime, consumarsi nell’offerta di sé per coloro che ci sono stati affidati.
L’ascolto e la vicinanza
E allora al centro del vostro ministero ci sono i fratelli e le sorelle: il loro bene spirituale, la loro fame di speranza, il loro bisogno di ascolto e di vicinanza. Questo è anche un invito a trovare, nel contesto di oggi, le vie pastorali più efficaci per l’evangelizzazione. Non abbiate paura di cambiare, di rivedere i vecchi schemi, di rinnovare i linguaggi della fede, imparando allo stesso tempo che la missione non è questione di strategie umane: è anzitutto questione di fede, è questione di passione per il Vangelo e per il Regno di Dio. Avere cura degli altri: di chi attende la Parola di Gesù, di chi si è allontanato da Lui, di coloro che hanno bisogno di orientamento o di consolazione per le loro sofferenze. Prendersi cura di tutti, nella formazione e soprattutto nell’incontro. Incontrare le persone, là dove vivono e lavorano, in ogni circostanza.
I ringraziamenti
Vi ringrazio di cuore e vi auguro un ministero ricco di speranza e di gioia. Anche nei momenti di stanchezza o di scoraggiamento, non lasciatevi andare. Riportate il cuore al Signore: Egli si manifesta e si fa trovare se avrete cura di voi stessi e degli altri. In questo modo Lui offre consolazione a coloro che ha chiamato e inviato. Andate avanti con coraggio, Lui vi ricolmerà di gioia.
Il richiamo alla pace
Ora ci rivolgiamo in preghiera alla Vergine Maria. In questa Cattedrale, intitolata a lei Assunta in Cielo, il popolo fedele la venera come Patrona quale Madre di Misericordia, la “Madunnuccia”. Da quest’Isola del Mediterraneo, eleviamo a lei la supplica per la pace: pace per tutte le terre che si affacciano su questo Mare, specialmente per la Terra Santa dove Maria ha dato alla luce Gesù. Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente! E la Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo. La guerra è sempre una sconfitta. Pace al mondo intero!