Papa Francesco è rientrato in Italia dal Canada: “Contro i nativi è stato genocidio”

Papa Francesco aereo

Foto © Vatican Media

Papa Francesco è rientrato in Italia dal suo viaggio apostolico in Canada. L’aereo del Pontefice, proveniente da Iqaluit, è atterrato all’aeroporto di Roma-Fiumicino alle 8:06 di oggi, sabato 30 luglio.

Subito dopo la partenza in aereo da Iqaluit, il Santo Padre ha fatto pervenire al
Governatore Generale del Canada, l’Onorevole Mary Simon, un telegramma di ringraziamento.

Il telegramma a Mattarella

Durante il volo, il Papa ha risposto alle domande dei cronisti.

Al suo rientro in Italia il Papa ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella un telegramma: “Al rientro dal mio viaggio apostolico in Canada, arricchito dall’incontro con tante persone e realtà del luogo, e specialmente dall’esperienze vissute a contatto con le popolazioni native, formulo di cuore per Lei, signor presidente, e per la cara Nazione italiana, fervidi auspici di serenità e prosperità, assicurando la mia costante preghiera”.

Dopo l’arrivo, come di consueto al termine di ogni viaggio apostolico, papa Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore, sostando in preghiera davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani. Al termine della visita a Santa Maria Maggiore, Papa Francesco è rientrato in Vaticano. Lo comunica la Sala stampa della Santa Sede.

Il Papa ai cronisti: “Rinunciare? Una porta aperta, ma finora non l’ho pensato”

“Non credo che io possa andare con lo stesso ritmo dei viaggi di prima. Credo che alla mia età e con questa limitazione devo risparmiare un po’ per poter servire la Chiesa. O al contrario pensare alla possibilità di farmi da parte. Non è una catastrofe, no. Si può cambiare Papa. Si può cambiare, non c’è problema”. Così il Papa durante il volo dal Canada.

“Se ho mai pensato a ritirarmi?”, risponde. “La porta è aperta. E’ una delle opzioni normali. Ma fino ad oggi non ho bussato a quella porta. Non ho sentito di pensare a questa possibilità. Ma forse questo non vuol dire che dopodomani comincio a pensarci. Ma in questo momento sinceramente no”.

“Anche questo viaggio è stato un po’ il test – ha sottolineato Francesco -. E’ vero che non si può fare viaggi in questo stato. Devo forse cambiare un po’ lo stile, diminuire, pagare i debiti dei viaggi che ancora devo fare. Risistemare. Ma sarà il Signore a dirlo, la porta è aperta, questo è vero”.

“Credo che devo limitarmi un po’ con questi sforzi – ha ribadito il Pontefice -. L’intervento chirurgico al ginocchio non va. Nel mio caso i tecnici dicono di sì, ma c’è il problema dell’anestesia che ho subito 10 mesi fa, sei ore di anestesia e ancora ci sono le tracce. Non si gioca, non si scherza con l’anestesia, e per questo si pensa che non è del tutto conveniente”.

“Ma io cercherò di continuare a fare dei viaggi ed essere vicino alla gente, perché credo che è un modo di servire – ha aggiunto -. La vicinanza. Ma più di questo non mi viene di dire. Speriamo. Sì potrei ritirarmi – ha detto ancora il Pontefice rispondendo a un’altra domanda -. E’ una vocazione: che il Signore dica. Il gesuita cerca di fare la volontà del Signore. Anche il Papa gesuita deve fare lo stesso. Quando il Signore parla, se il Signore ti dice vai avanti, tu vai avanti, se il Signore ti dice vai all’angolo, te ne vai all’angolo. Ma è il Signore che comanda. Il Signore può dire dimettiti. E’ il Signore che comanda”.

Papa: “Vorrei andare in Ucraina, Kazakhstan, Sud Sudan e nel 2023 in Congo”

“Io ho detto che in Ucraina vorrei andarci, vediamo adesso cosa trovo quando arrivo a casa. In Kazakhstan per il momento mi piacerebbe andare. E’ un viaggio tranquillo, senza tanto movimento. Per il momento tutto rimane. Anche devo andare in Sud Sudan, prima che nel Congo, perché è un viaggio con l’arcivescovo di Canterbury e il vescovo della Chiesa di Scozia, tutti e tre insieme, tutti e tre abbiamo fatto il ritiro due anni fa. Poi il Congo, sarà l’anno prossimo, perché la stagione delle piogge, speriamo. Io ho tutta la buona volontà, ma vediamo la gamba cosa dice”. Così il Papa ai cronisti sui suoi prossimi possibili viaggi durante il volo di ritorno dal Canada.

Papa: “Il mio successore? E’ lavoro dello Spirito Santo”

Rispondendo ai giornalisti al seguito durante il volo di ritorno dal Canada su come vede il suo successore, il Papa ha risposto: “Questo è lavoro dello Spirito Santo. Io non oserei mai pensare. Ma lo Spirito Santo questo lo sa fare meglio di me e meglio di tutti noi – ha sottolineato. Perché ispiri le decisioni del Papa, sempre ispira, perché è vivo nella Chiesa. Non si può concepire la Chiesa senza lo Spirito Santo”.

“E’ colui che fa le differenze, anche fa il chiasso, pensa alla mattina di Pentecoste, ma poi fa l’armonia – ha spiegato -. E’ importante parlare dell’armonia, più di unità, unità ma armonia, non una cosa fissa, Lo Spirito Santo produce un’armonia che è progressiva, che va avanti”. “Lui è l’armonia, ma è armonia perché prima ti fa chiasso con la differenza dei carismi – ha concluso -. Lasciamo questo lavoro allo Spirito Santo”.

Papa: “Contro i nativi è stato genocidio”

“E’ vero, non ho usato la parola perché non mi è venuta in mente, ma ho descritto il genocidio. Ho chiesto scusa per loro, per questo lavoro, è genocida, per esempio, ho condannato questo: togliere i bambini, cambiare la cultura, cambiare la mente, cambiare le tradizioni, cambiare una razza, diciamo così, tutta una cultura”. Così il Papa rispondendo a una domanda sul volo di ritorno dal Canada sul perché parlando durante il viaggio delle politiche contro i nativi non ha mai parlato di “genocidio”. “Sì è una parola tecnica genocidio – ha precisato -, ma io non l’ho usata perché non mi è venuta in mente. Ho descritto che è un genocidio. Sì, tranquilli, dite pure che io dico che sì, che è stato un vero genocidio”.

Papa: “La Chiesa è donna e madre, entrare in questa logica”

“Questo viaggio in Canada era legato alla figura di Sant’Anna. Ho detto alcune cose sulle donne, soprattutto sugli anziani, sulle mamme, sulle nonne. E ho sottolineato una cosa che è chiara. La fede va trasmessa in dialetto. Il dialetto delle nonne. Noi abbiamo ricevuto la fede in quella forma dialettale femminile. E questo è molto importante. Il ruolo delle donne nella trasmissione della fede, e nello sviluppo della fede”. Così il Papa aggiungendo sue dichiarazione spontanee al termine della conferenza stampa in aereo.

“E’ la mamma o la nonna a insegnare a pregare – ha proseguito -. E’ la mamma o la nonna a insegnare le prime cose che un bambino non capisce della fede. Io posso dire che questa trasmissione dialettale della fede è femminile”.

“Qualcuno può dirmi: ma teologicamente come lo spiega? – ha aggiunto il Pontefice – Perché dirò che quella che trasmette la fede è la Chiesa, e la Chiesa è donna, la Chiesa è sposa, la Chiesa non è maschio, la Chiesa è donna. Dobbiamo entrare in questo pensiero della Chiesa donna, della Chiesa madre. Che è più importante di qualsiasi fantasia ministeriale, maschilista, o di potere maschilista. La Chiesa madre, la maternalità della Chiesa”.

Milena Castigli: