Papa Francesco: “Per risolvere i confilitti si deve rinunciare alla guerra”

L’udienza del successore di Pietro con l’International Catholic Legislators Network

Papa Francesco
Foto di Ashwin Vaswani su Unsplash

Perseguire la via della pace

Durante l’udienza con l’International Catholic Legislators Network Papa ha ricordato un secondo elemento di riflessione: “Il bisogno di perseveranza e pazienza, la proverbiale ‘virtù dei forti’, nel perseguire la via della pace, in ogni occasione opportuna e inopportuna, attraverso la negoziazione, la mediazione e l’arbitrato”. Francesco ha parlato di “una rinnovata fiducia nelle strutture della cooperazione internazionale. Nonostante la loro efficacia, comprovata nel corso degli anni, nel promuovere sforzi globali per la pace e per il rispetto del diritto internazionale, queste strutture hanno continuamente bisogno di riforma e di rinnovamento per adattarsi alle circostanze attuali, alle nuove circostanze.

Assicurare lo sviluppo integrale delle persone e dei popoli

In proposito, una particolare attenzione va posta nel sostenere il diritto umanitario internazionale e nel fornirlo di basi giuridiche sempre più solide. Ciò naturalmente richiede di lavorare per una distribuzione sempre più equa dei beni della terra, assicurando lo sviluppo integrale delle persone e dei popoli, e superando così le scandalose disuguaglianze e ingiustizie che alimentano conflitti a lungo termine e generano ulteriori torti e atti di violenza in tutto il mondo”. “Nella vostra esperienza quotidiana di legislatori cattolici e leader politici, voi – ha aggiunto – sapete anche cosa significa affrontare un conflitto, su scala più piccola, ma forse non meno intensa, all’interno delle comunità che rappresentate e servite. Come cristiani, riconosciamo che le radici del conflitto, della frammentazione e della disgregazione della società vanno ricercate, in ultima analisi, come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, in un conflitto più profondo, presente nel cuore dell’uomo”. “Non dimenticate questo: dal conflitto non si può uscire da soli. No. Si esce con gli altri. Da solo, nessuno può uscire dal conflitto”.

Servono modelli di speranza

Infine, rivolto ai presenti: “La guerra non è speranza, la guerra non dà speranza. Possa il vostro impegno per il bene comune, sostenuto dalla fede nelle promesse di Cristo, servire da esempio per i nostri giovani. Quanto è importante per loro vedere modelli di speranza e ideali che contrastino i messaggi di pessimismo e cinismo – non dimentichiamo i messaggi cinici, sono terribili! – a cui i giovani sono così spesso esposti! Insomma, per noi che viviamo in un mondo in guerra, con permanenti crisi e conflitti, si tratta di trovare sapienza e forza per vedere oltre le nubi, di leggere i segni dei tempi e, con la speranza generata dalla fede, ispirare altri, specialmente i giovani, a lavorare per un domani migliore”.

Fonte: Angesir