“Mentre il tempio costruito dalle mani dell’uomo passerà, come passano tutte le cose di questo mondo, è importante saper discernere il tempo che viviamo, per rimanere discepoli del Vangelo anche in mezzo agli sconvolgimenti della storia”. La Messa per la sesta Giornata Mondiale dei Poveri è un’occasione, per Papa Francesco, di rammentare alcuni concetti fondamentali. Specie in un momento storico in cui il tema della povertà attraversa trasversalmente l’intera società globale, colpita direttamente o di riflesso dagli effetti delle tante crisi dei nostri giorni. In primis quella portata dalla guerra in Ucraina che, secondo il Pontefice, si inserisce in un contesto di conflitto mondiale. Il terzo della nostra storia. Il Signore ci offre per questo due esortazioni: “Non lasciatevi ingannare e rendete testimonianza”.
L’omelia del Papa
Gesù parla di fatti spaventosi a degli ascoltatori preoccupati: “Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: ‘Sono io’, e: ‘Il tempo è vicino’. Non andate dietro a loro”. Per poi rassicurarli: “Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate”. Qual è, dunque, l’inganno dal quale Gesù vuole liberarci? “Dalla tentazione di leggere i fatti più drammatici in modo superstizioso o catastrofico, come se fossimo ormai vicini alla fine del mondo e non valesse la pena di impegnarci più in nulla di buono”. Pensare in tal modo, infatti, significa lasciarsi “guidare dalla paura, e magari poi cerchiamo risposte con morbosa curiosità nelle fandonie di maghi o oroscopi… O da qualche ‘messia’ dell’ultim’ora”. In questo non c’è lo Spirito del Signore. Gesù ci mette in guardia proprio da questo.
Il Dio della speranza
Gli eventi drammatici che hanno caratterizzato la storia dell’umanità non rappresentano la fine. “Non è un buon motivo per lasciarsi paralizzare dalla paura o cedere al disfattismo di chi pensa che ormai sia tutto perduto e sia inutile impegnarsi nella vita”. Piuttosto, il discepolo del Signore contrasta la tentazione di lasciarsi atrofizzare dalla rassegnazione “perché il suo Dio è il Dio della risurrezione e della speranza”. Per questo, ricorda Papa Francesco, “il cristiano davanti alla prova si interroga… Che cosa ci sta dicendo il Signore, davanti a questa terza guerra mondiale? E cosa concretamente io posso fare di bene?”. Quello che Gesù chiama “occasione di dare testimonianza”. Ossia, “avere l’opportunità di fare qualcosa di buono a partire dalle circostanze della vita, anche quando non sono ideali”.
Il grido dei deboli
“Non restare vittime di quanto accade ma cogliere l’opportunità che si nasconde in tutto ciò che ci capita, il bene che è possibile, quel poco di bene che sia possibile fare, e costruire anche a partire da situazioni negative”. Un comportamento tipico del cristiano, perché ogni crisi offre una possibilità di crescita. Il cattivo spirito, invece, vorrebbe che trasformassimo “la crisi in conflitto, e il conflitto è sempre chiuso, senza orizzonte e senza via di uscita”. I passi più importanti, spiega il Papa, “si fanno proprio all’interno di alcune crisi, di situazioni di prova, di perdita di controllo, di insicurezza”. Davanti a questa terza guerra mondiale, c’è bisogno di interrogarsi: “Posso sprecare il senso della mia vita senza prendere coraggio e andare avanti?”. In questo senso, la Giornata Mondiale dei Poveri è un monito per “rompere quella sordità interiore che tutti noi abbiamo e che ci impedisce di ascoltare il grido di dolore soffocato dei più deboli”.
Crescere nell’amore
Ferite delle guerre, cambiamenti sociali, climatici, pandemia, crisi migratoria… Anche oggi, spiega il Papa, “viviamo in società ferite e assistiamo, proprio come ci ha detto il Vangelo, a scenari di violenza, di ingiustizia e di persecuzione… E anche oggi i poveri sono le vittime più penalizzate di ogni crisi. Ma, se il nostro cuore è ovattato e indifferente, non riusciamo a sentire il loro flebile grido di dolore, a piangere con loro e per loro, a vedere quanta solitudine e angoscia si nascondono anche negli angoli dimenticati delle nostre città. Bisogna andare agli angoli delle città, questi angoli nascosti, oscuri: lì si vede tanta miseria e tanto dolore e tanta povertà scartata”. È quindi necessario ascoltare l’invito del Vangelo: “Non diamo ascolto ai profeti di sventura… Al contrario, rendiamo testimonianza: accendiamo luci di speranza in mezzo alle oscurità”. Per tutto questo, la forza è nel Signore, nella fiducia in Dio: “Se gli apriamo il cuore, accrescerà in noi la capacità di amare. Questa è la strada: crescere nell’amore”.