E’ l’immagine del deserto a essere introdotta in questa domenica dal Vangelo di Luca. Associandola, assieme a quella della conversione, a san Giovanni Battista. E Papa Francesco, nella sua omelia dalla Megaron Concert Hall di Atene (raggiunta dopo la sua tappa a Lesbo), ricorda come la figura del deserto ci porti a un paradosso: “Il Precursore prepara la venuta di Cristo in questo luogo impervio e inospitale, pieno di pericoli. Ora, se uno vuole dare un annuncio importante, di solito va in posti belli, dove c’è tanta gente, dove c’è visibilità. Giovanni invece predica nel deserto. Proprio lì, nel luogo dell’aridità, in quello spazio vuoto che si stende a perdita d’occhio e dove quasi non c’è vita, lì si rivela la gloria del Signore”. Ed emerge un messaggio rincuorante: “Dio, adesso come allora, volge lo sguardo dove dominano tristezza e solitudine. Possiamo sperimentarlo nella vita: Egli spesso non riesce a raggiungerci mentre siamo tra gli applausi e pensiamo solo a noi stessi; ci riesce soprattutto nelle ore della prova. Ci visita nelle situazioni difficili, nei nostri vuoti che gli lasciano spazio, nei nostri deserti esistenziali”.
Papa Francesco: “Dio ci raggiunge nella nostra piccolezza”
Nella vita di una persona, spiega il Santo Padre, “non mancano momenti in cui si ha l’impressione di trovarsi in un deserto. Ed ecco che proprio lì si fa presente il Signore, il quale spesso non viene accolto da chi si sente riuscito, ma da chi sente di non farcela”. E’ predicando nel deserto che Giovanni rassicura sulla venuta del Signore per “liberarci e ridarci la vita “proprio nelle situazioni che sembrano irredimibili, senza vie d’uscita”. E oggi, spiega ancora il Santo Padre, “non possiamo che provare gioia nel vederlo scegliere il deserto, per raggiungerci nella nostra piccolezza che ama e nella nostra aridità che vuole dissetare”.
La conversione
Il secondo aspetto, quello della conversione, attinge ancora da Giovanni Battista, che predicava “senza sosta e con toni veementi”. L’invito alla conversione, spiega il Papa, “non è certamente la prima proposta che vorremmo sentire. Parlare di conversione può suscitare tristezza; ci sembra difficile da conciliare con il Vangelo della gioia. Ma questo succede quando la conversione viene ridotta a uno sforzo morale, quasi fosse solo un frutto del nostro impegno”. Convertirsi, ricorda Papa Francesco, “è pensare oltre, cioè andare oltre il modo abituale di pensare, al di là dei nostri soliti schemi mentali. Penso proprio agli schemi che riducono tutto al nostro io, alla nostra pretesa di autosufficienza. O a quelli chiusi dalla rigidità e dalla paura che paralizzano”. Nell’esortarci alla conversione, Giovanni Battista ci invita a “non dare ascolto a ciò che affossa la speranza, a chi ripete che nella vita non cambierà mai nulla – i pessimisti di sempre. È rifiutare di credere che siamo destinati ad affondare nelle sabbie mobili della mediocrità”. E’ nei deserti che abitiamo, conclude il Pontefice, “che la nostra vita è chiamata a convertirsi. Lì, nei tanti deserti nostri interni o dell’ambiente, lì la vita è chiamata a fiorire”.