Papa Francesco scende in campo come mediatore nella crisi che vede coinvolti Stati Uniti e Corea del Nord. Il Pontefice, per evitare un conflitto nucleare che provocherebbe migliaia di vittime, modificando gli equilibri geopolitici di tutto il globo, promuove un vertice mondiale per il disarmo nucleare. Come riporta il quotidiano “La Repubblica”, il summit, fissato a Roma per il 10 e 11 novembre, prenderanno parte i rappresentanti dell'Onu e della Nato, e 11 Premi Nobel per la pace. Tanta l'attesa per il discorso di Bergoglio, dal quale ci si apetta molto di più che un appello a fermare la corsa al nucleare.
I partecipanti
Al tavolo che sarà allestito in Vaticano siederanno Izumi Nakamitsu, Alto rappresentante Onu per il Disarmo, Rose Gottemoeller, vice segretario generale della Nato, e rappresentanti dei Paesi coinvolti nella crisi, fra cui Stati Uniti, Corea del Sud e Russia. Tra gli altri, sarà presente anche la giapponese Masako Wada, una delle ultime superstiti di Hiroshima, in rappresentanza delle vittime di armi nucleari. Tra i vincitori del Nobel che prenderanno parte al summit anche Beatrice Fihn, direttrice dell’Ican, la campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari che proprio per il suo impegno in nome del disarmo ha vinto il premio quest’anno. Parteciperanno al vertice anche tutti i firmatari del Trattato sul bando delle armi nucleari firmato all’Onu a luglio, dopo anni di negoziazioni, da ben 122 Paesi. Ma il portavoce della Santa Sede, Greg Burke, chiarisce: “E' falso parlare di mediazione. Non è una mediazione, non è neanche un summit, è un convegno di alto livello sul disarmo nucleare”.
Portaerei nel Pacifico
Un tentativo di mediazione che arriva alla vigilia del viaggio di Trump in Asia e mentre tutti i segnali indicano una possibile escalation di tensione. Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha reso noto nei giorni scorsi il dispiegamento nell'Oceano Pacifico di tre portaerei. “La manovra non è rivolta contro una minaccia in particolare, ma è una dimostrazione del fatto che possiamo fare qualcosa che nessuno oltre a noi può fare”, ha affermato Dana White, portavoce del Pentagono, in una conferenza stampa a Washington. Stando ad un comunicato dell'esercito, si tratta delle portaerei Uss Nimitz, Uss Reagan e Uss Theodore Roosevelt, scortate ciascuna dai rispettivi gruppi di combattimento.
L'impegno di Bergoglio per la pace
Quello della pace è uno dei temi più cari a Papa Francesco, che fin dall'inizio della sua elezione è alla ricerca di nuove vie per rivolgersi a tutte le altre religioni, affinché ciascuna possa impegnarsi, in maniera significativa, a pronunciare un deciso “No” alla guerra. Affacciandosi dalla finestra del Palazzo Apostolico per la recita dell'Angelus, il 1 settembre del 2013, nell'indire una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, disse: “Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli”, bensì “la cultura dell’incontro, del dialogo; questa è l’unica strada per la pace”. Significativo il momento in cui il Papa avanzò questa proposta: l'anno giubilare.
Parole a cui ha fatto eco, dopo tre anni, il messaggio scritto dallo stesso Pontefice in occasione della XLIX Giornata Mondiale della Pace, che la Chiesa celebra il 1 gennaio, nel quale scriveva: “Dio non è indifferente! A Dio importa dell’umanità, Dio non l’abbandona! All'inizio del nuovo anno, vorrei accompagnare con questo mio profondo convincimento gli auguri di abbondanti benedizioni e di pace, nel segno della speranza, per il futuro di ogni uomo e ogni donna, di ogni famiglia, popolo e nazione del mondo, come pure dei Capi di Stato e di Governo e dei Responsabili delle religioni. Non perdiamo, infatti, la speranza che il 2016 ci veda tutti fermamente e fiduciosamente impegnati, a diversi livelli, a realizzare la giustizia e operare per la pace. Sì, quest’ultima è dono di Dio e opera degli uomini. La pace è dono di Dio, ma affidato a tutti gli uomini e a tutte le donne, che sono chiamati a realizzarlo”.
I precedenti
Papa Francesco non è l'unico Papa che si è adoperato, in prima persona, per promuovere la pace tra i popoli. Nel 1962, all'apice della crisi missilistica di Cuba, Giovanni XXIII, oggi santo, in un discorso alla Radio Vaticana pronunciò un appello per “la concordia e la pace tra i popoli”. Le navi sovietiche, armate con testate nucleari, non forzarono il blocco navale statunitense; la crisi si risolse e Kruscev ringraziò Roncalli che pochi mesi dopo scrisse l'enciclica “Pacem in terris”, un testo nel quale il Pontefice alzò la sua voce per richiamare tutte le nazioni al fondamentale valore della pace.
Il 3 ottobre del 1965, Paolo VI, oggi beato, durante la sua visita al Palazzo di Vetro, affermò: “Mai più la guerra”. Fu il primo Papa ad andare all'Onu. Giovanni Paolo II, salito al Soglio di Pietro in piena guerra fredda, grazie ai suoi numerosi viaggi e alla sua diplomazia è considerato tra i principali artefici della caduta della “cortina di ferro”. Wojtyla fu anche il primo Papa a visitare l'isola di Cuba, oggi teatro dell'incontro tra cattolici e protestanti.