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Il Papa a Matera: “L’Eucaristia, profezia di un mondo nuovo”

Il Santo Padre nella città dei Sassi per la conclusione del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale: "Sogniamo una Chiesa eucaristica"

Trentuno anni dopo la visita di Giovanni Paolo II. Papa Francesco arriva a Matera sotto un sole che rischiara la giornata della città dei Sassi. Un viaggio che ha portato il Santo Padre a presenziare per la chiusura del XXVII Congresso Eucaristico Nazionale, incentrato sul tema “Torniamo al gusto del Pane. Per una Chiesa eucaristica e sinodale”. Argomento centrale per la Chiesa, in cui il Pontefice entra appieno durante l’omelia della Santa Messa, tenuta nello Stadio XX Settembre. Perché non sempre, ricorda, “sulla tavola del mondo il pane è condiviso: questo è vero; non sempre emana il profumo della comunione; non sempre è spezzato nella giustizia”. Per questo è bene chiederci “a che cosa ci invita il sacramento dell’Eucaristia, fonte e culmine della vita del cristiano”.

L’omelia di Papa Francesco

L’Eucaristia “ci ricorda il primato di Dio”. Chi pensa a soddisfare esclusivamente i propri bisogni perde anche la propria identità. Come “il ricco” della parabola evangelica, che ha perduto anche il proprio nome. “Nella sua vita non c’è posto per Dio perché egli adora solo sé stesso”. Una realtà intrisa di tristezza, “quando confondiamo quello che siamo con quello che abbiamo, quando giudichiamo le persone dalla ricchezza che hanno, dai titoli che esibiscono, dai ruoli che ricoprono o dalla marca del vestito che indossano. È la religione dell’avere e dell’apparire, che spesso domina la scena di questo mondo, ma alla fine ci lascia a mani vuote”. Al contrario, il povero possiede un nome, menzionato nella sua interezza: “Lazzaro, che significa ‘Dio aiuta’. Pur nella sua condizione di povertà e di emarginazione, egli può conservare integra la sua dignità perché vive nella relazione con Dio. Nel suo stesso nome c’è qualcosa di Dio e Dio è la speranza incrollabile della sua vita”.

La sfida permanente dell’Eucaristia

Questa, spiega il Papa, è la sfida permanente che offre l’Eucaristia: “Adorare Dio e non sé stessi. Mettere Lui al centro e non la vanità del proprio io. Ricordarci che solo il Signore è Dio e tutto il resto è dono del suo amore”. Adorare sé stessi significherebbe essere soffocati dal nostro piccolo io. “Quando invece adoriamo il Signore Gesù presente nell’Eucaristia, riceviamo uno sguardo nuovo anche sulla nostra vita: io non sono le cose che possiedo o i successi che riesco a ottenere; il valore della mia vita non dipende da quanto riesco a esibire né diminuisce quando vado incontro ai fallimenti e agli insuccessi. Io sono un figlio amato, ognuno di noi è un figlio amato”. L’invito del Santo Padre è a riscoprire la preghiera di adorazione poiché “essa ci libera e ci restituisce alla nostra dignità di figli, non di schiavi”. Ricordandoci inoltre che “l’Eucaristia ci chiama all’amore dei fratelli. Questo Pane è per eccellenza il Sacramento dell’amore. È Cristo che si offre e si spezza per noi e ci chiede di fare altrettanto, perché la nostra vita sia frumento macinato e diventi pane che sfama i fratelli”. Il nostro futuro eterno “dipende da questa vita presente: se scaviamo adesso un abisso con i fratelli e le sorelle –, ci ‘scaviamo la fossa’ per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”.

Il gusto del pane

La parabola narrata da Gesù è ancora storia dei nostri giorni. “Le ingiustizie, le disparità, le risorse della terra distribuite in modo iniquo, i soprusi dei potenti nei confronti dei deboli, l’indifferenza verso il grido dei poveri, l’abisso che ogni giorno scaviamo generando emarginazione, non possono lasciarci indifferenti”. Papa Francesco invita a riconoscere l’Eucaristia come profezia di un mondo nuovo, affinché vi sia una “conversione dall’indifferenza alla compassione, conversione dallo spreco alla condivisione, conversione dall’egoismo all’amore, conversione dall’individualismo alla fraternità”. E lascia un incoraggiamento: “Sogniamo una Chiesa così: una Chiesa eucaristica. Fatta di donne e uomini che si spezzano come pane per tutti coloro che masticano la solitudine e la povertà, per coloro che sono affamati di tenerezza e di compassione, per coloro la cui vita si sta sbriciolando perché è venuto a mancare il lievito buono della speranza”. Una Chiesa, conclude il Santo Padre, che possa riscoprire il gusto del pane: “Perché mentre siamo affamati di amore e di speranza, o siamo spezzati dai travagli e dalle sofferenze della vita, Gesù si fa cibo che ci sfama e ci guarisce”.

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