C'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. Con le parole di Gesù si conclude il Vangelo di oggi tratto da Luca. Papa Francesco, celebrando la consueta messa mattutina a Casa Santa Marta, ha commentato la Parola di Dio. Nell'omelia del Papa, hanno avuto risalto tre elementi su cui i fedeli sono stati chiamati a riflettere: testimonianza, mormorazione e domanda.
La testimonianza
Il Pontefice ha evidenziato come la testimonianza di Gesù sia stata innovativa ed abbia scandalizzato per questo i dottori della Legge: “Era una cosa nuova per quel tempo perché andare dai peccatori ti rendeva impuro, come toccare un lebbroso”. Anche oggi la testimonianza non ha smesso di essere qualcosa di scomodo: “La testimonianza – ha insistito Bergoglio – mai nella storia è stata una cosa comoda sia per i testimoni, che tante volte pagano con il martirio, sia per i potenti”. Testimoniare significa andare controcorrente perchè, ha detto il Papa, “è rompere un’abitudine, un modo di essere”. Non una rottura negativa ma un “rompere in meglio, cambiarla“. Questo aspetto ha segnato la storia della Chiesa che, ha rilevato il Pontefice, “va avanti per testimonianze”. Francesco ha spiegato: “Quello che attrae è la testimonianza, non sono le parole che sì, aiutano, ma la testimonianza è quello che attrae e fa crescere la Chiesa. E Gesù dà testimonianza”. Il Papa ha ribadito la continuità del messaggio di Cristo con l'Antico Testamento: “È una cosa nuova, ma non tanto nuova perché la misericordia di Dio c’era anche nell’Antico Testamento. Loro non hanno capito mai – ha detto Francesco riferendosi ai dottori della Legge – cosa significasse; 'Misericordia voglio e non sacrifici'. Lo leggevano, ma non capivano cosa fosse la misericordia. E Gesù con il suo modi di agire, proclama questa misericordia con la testimonianza”. La testimonianza non sarà mai comoda, ma “ti mette a rischio“, ha insistito Bergoglio.
Mormorazione
Il Papa è poi passato a parlare della “mormorazione” facendo riferimento agli scribi nell'episodio del Vangelo di oggi. Secondo Francesco, il commento negativo serve a “distruggere la testimonianza”. Da questo male non è immune nessuno: “Questo peccato di mormorazione – ha detto il Papa – è quotidiano, sia nel piccolo sia nel grande perché non ci piace quello e l’altro”. Questo fa sì che si arrivi a “cercare di risolvere una situazione conflittuale, di nascosto mormoriamo, sempre a bassa voce, perché non c’è il coraggio di parlare chiaro”. Un fenomeno che non è estraneo anche alla vita di comunità dei fedeli cattolici, secondo Bergoglio: “Quanto si mormora nelle parrocchie? Con tante cose. Se c'è una testimonianza che a me non piace o una persona che non mi piace, subito si scatena la mormorazione”. Non solo nelle piccole realtà: “E in diocesi? Le lotte “ntradiocesane” – ha insistito Bergoglio – Le lotte interne delle diocesi; voi conoscete questo. E anche nella politica. E questo è brutto. Quando un governo non è onesto cerca di sporcare gli avversari con la mormorazione. Che sia diffamazione, calunnia, cerca sempre. E voi che conoscete bene i governi dittatoriali, perché avete vissuto questo, cosa fa un governo dittatoriale? Prende in mano prima i media di comunicazione con una legge e da lì, incomincia a mormorare, a sminuire tutti coloro che per il governo sono un pericolo“. “La mormorazione – ha concluso il Papa – è il nostro pane quotidiano sia a livello personale, famigliare, parrocchiale, diocesano, sociale.”
La domanda
Nel Vangelo di oggi tratto da Luca, gli scribi cercano di far cadere in errore Gesù con le loro domande. “Una scappatoia per non guardare la realtà – secondo il Papa – per non permettere che la gente pensi”. Ma Gesù, “invece di condannarli per la mormorazione”, pone a loro una domanda usando quindi, ma a fin di bene, “lo stesso metodo che usano loro”. La domanda degli scribi nasce “con cattiva intenzione”, “per farlo cadere”; quella di Gesù invece spiega perchè bisogna andare incontro ai peccatori: “Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?”. In conclusione, il Papa ha affermato “tutti coloro che seguono la strada dei dottori della Legge non conoscono la gioia del Vangelo” perchè “la logica del Vangelo” è “contraria alla logica del mondo”.