Nell’udienza generale di stamattina in piazza San Pietro, Papa Francesco si è soffermato sulla prima via evangelizzatrice: la testimonianza. Egli ha invitato tutti a mettersi in ascolto dell’esortazione apostolica di San Paolo VI Evangelii nuntiandi, scritta nel 1975, che ha definito la “magna charta dell’evangelizzazione nel mondo contemporaneo”.
Il valore della testimonianza
È prima di tutto testimonianza: non si può evangelizzare senza testimonianza; testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo, Verbo Incarnato nel quale la salvezza si è compiuta. Una testimonianza indispensabile perché, anzitutto, il mondo ha bisogno di «evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro familiare». Non è trasmettere un’ideologia o una dottrina – tra virgolette – su Dio, no. È trasmettere Dio che si fa vita in me: quello è testimonianza; e inoltre perché «l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, […] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (ibid., 41). La testimonianza di Cristo, dunque, è al tempo stesso il primo mezzo dell’evangelizzazione (cfr ibid.) e una condizione essenziale per la sua efficacia, perché sia fruttuoso l’annuncio del Vangelo.
La vita cristiana illuminata dalla fede
La testimonianza di una vita cristiana deve essere illuminata dalla fede. Da una fede, spiega il Papa, “che trasforma le relazioni, i criteri e i valori che determinano le scelte”. La testimonianza “non può prescindere dalla coerenza tra ciò che si crede e ciò che si annuncia e ciò che si vive”. Una persona è credibile se ha armonia tra quello che crede e quello che vive: il come credere e come vivere. Tanti cristiani soltanto dicono di credere, ma vivono di un’altra cosa, come se non fossero. E questa è ipocrisia. Il contrario della testimonianza è l’ipocrisia. Quante volte abbiamo sentito “ah, questo che va a Messa tutte le domeniche, e poi vive così, così, così, così”: è vero, è la contro-testimonianza. Ognuno di noi è chiamato a rispondere a tre domande fondamentali, così formulate da Paolo VI: “Credi a quello che annunci? Vivi quello che credi? Annunci quello che vivi?”. Non ci possiamo accontentare di risposte facili, preconfezionate. Siamo chiamati ad accettare il rischio anche destabilizzante della ricerca, confidando pienamente nell’azione dello Spirito Santo che opera in ciascuno di noi, spingendoci ad andare sempre oltre: oltre i nostri confini, oltre le nostre barriere, oltre i nostri limiti, di qualsiasi genere.
Il cammino di santità
La testimonianza di una vita cristiana, aggiunge il Papa, comporta anche “un cammino di santità”. La santità che non è riservata a pochi, no; che è dono di che Dio e richiede di essere accolto e fatto fruttificare per noi e per gli altri. Noi scelti e amati da Dio, e dobbiamo portare questo amore agli altri. La Chiesa chiamata ad evangelizzare sé stessa Francesco sottolinea che i “destinatari dell’evangelizzazione non sono soltanto gli altri, coloro che professano altre fedi o che non ne professano”. Ma anche noi stessi, credenti in Cristo e membra attive del Popolo di Dio. E dobbiamo convertirci ogni giorno, accogliere la parola di Dio e cambiare vita: ogni giorno. E così si fa l’evangelizzazione del cuore. Per dare questa testimonianza, anche la Chiesa in quanto tale deve cominciare «con l’evangelizzare sé stessa». Se la Chiesa non evangelizza sé stessa rimane un pezzo da museo. Invece, quello che la aggiorna continuamente è l’evangelizzazione di sé stessa.
La presenza evangelizzatrice della Chiesa
La Parola di Dio è un seme per fertilizzare il mondo. “Una Chiesa che si evangelizza per evangelizzare – spiega il Papa – è una Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo. Ed è chiamata a percorrere un cammino esigente, di continua conversione e rinnovamento”. “Ciò comporta anche la capacità di cambiare i modi d comprendere e vivere la sua presenza evangelizzatrice nella storia, evitando di rifugiarsi nelle zone protette dalla logica del si è sempre fatto così”. “Questa Chiesa – spiega il Pontefice – è interamente rivolta a Dio, quindi partecipe del suo progetto di salvezza per l’umanità, e, nello stesso tempo, interamente rivolta verso l’umanità. È una Chiesa che incontra dialogicamente il mondo contemporaneo”. Cioè, una Chiesa che incontra dialogicamente il mondo contemporaneo, dialoga con il mondo contemporaneo, ma che incontra ogni giorno il Signore e dialoga con il Signore, e lascia entrare lo Spirito Santo che è il protagonista dell’evangelizzazione. Senza lo Spirito Santo noi soltanto potremmo fare pubblicità della Chiesa, non evangelizzare. È lo Spirito Santo in noi, quello che ci spinge verso l’evangelizzazione e questa è la vera libertà dei figli di Dio.
Rendere nuova l’umanità
Papa Francesco rinnova infine l’invito “a leggere o rileggere l’Evangelii nuntiandi”, l’esortazione apostolica che segue il Sinodo del 1974 dedicato all’evangelizzazione. Il Papa, parlando a braccio, sottolinea che la legge spesso perché è “il capolavoro di Paolo VI”, l’eredità che “ci ha lasciato per evangelizzare. “Evangelizzare, per la Chiesa, è portare la Buona Novella – ricorda Papa Montini in questo documento promulgato nel 1975 – in tutti gli strati dell’umanità, è, col suo influsso, trasformare dal di dentro, rendere nuova l’umanità stessa”. Lo scopo dell’evangelizzazione, si legge infine nell’esortazione apostolica, è il “cambiamento interiore e, se occorre tradurlo in una parola, più giusto sarebbe dire che la Chiesa evangelizza allorquando, in virtù della sola potenza divina del Messaggio che essa proclama, cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini”.