Cinque bambini, a rappresentare i cinque continenti. Accanto a Papa Francesco, affacciati alla finestra durante l’Angelus domenicale, ad anticipare l’incontro che, il prossimo 6 novembre, il Santo Padre terrà con i piccoli di tutto il mondo. Un evento annunciato dallo stesso Francesco, “patrocinato dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione” e che “avrà come tema ‘Impariamo dai bambini e dalle bambine'”. L’incontro, ha spiegato il Pontefice, avrà come punto focale quello che, in fondo, è “il sogno di tutti: tornare ad avere sentimenti puri come i bambini”. E questo “perché a chi è come un bambino appartiene il Regno di Dio”. È proprio dai più piccoli che possiamo imparare “la limpidezza delle relazioni e l’accoglienza spontanea di chi è forestiero e il rispetto per tutto il creato”.
L’Angelus del Papa
Del resto, la lettura evangelica del giorno narra di due figli, ai quali il padre chiede di lavorare nella vigna. La risposta dei due è però differente, così come il loro comportamento successivo: il primo, dopo aver detto di sì, non raggiunge la vigna. Il secondo lo fa, dopo essersi pentito di aver risposto di no. “Viene subito da pensare – ha spiegato il Papa – che andare a lavorare nella vigna richiede sacrificio e che sacrificarsi costa, non viene spontaneo, pur nella bellezza di sapersi figli ed eredi. Ma il problema qui non è tanto legato alla resistenza ad andare a lavorare nella vigna, ma alla sincerità o meno di fronte al padre e di fronte a sé stessi”. Il secondo figlio, pur sbagliando, è rimasto sincero.
Il peccatore non corrotto
L’atteggiamento del primo, invece, è emblematico: “Egli non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci”. Di fatto, “si nasconde dietro un finto assenso”, celando la propria pigrizia nel tentativo di salvare l’apparenza. Un comportamento che sfocia nell’ipocrisia, che scansa conflitti provocando però delusione. “Il problema di un uomo che si comporta così è che non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza”. Il secondo evidenzia l’imperfezione propria dell’uomo, assumendosi poi la responsabilità del proprio errore: “È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto… E per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione”.