C'è una relazione tra lo sfruttamento senza limiti dell'ambiente e il peccato? Ne è convinto Papa Francesco, che non risparmia parole forti: “Chi ha molto vale molto, è ammirato, considerato ed esercita una qualche forma di potere; mentre chi ha poco o nulla, rischia anche di perdere il proprio volto“. È uno scampolo tratto dal nuovo libro di Papa Francesco “Nostra Madre Terra”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, in uscita il 24 ottobre prossimo e anticipato in esclusiva sul Corriere della Sera. Un cambio di rotta, quello del Pontefice, che chiede al mondo di avere consapevolezza della portata drammatica della crisi ecologica che stiamo vivendo. Il libro uscirà a tre giorni dalla chiusura del Sinodo per l'Amazzonia, in cui il tema ambientale è trattato in termini spirituali.
La distorsione del male
Francesco cita Papa Giovanni Paolo II che parlava di “strutture di peccato”, cioè quella “attrazione del male” che fa giudicare normali atteggiamenti profondamente errati. Così, infatti, scriveva Wojtila nell'udienza dell'agosto '99: “Se si pensa poi alle strutture di peccato che frenano lo sviluppo dei popoli più svantaggiati sotto il profilo economico e politico, verrebbe quasi da arrendersi di fronte a un male morale che sembra ineluttabile. Tante persone avvertono l’impotenza e lo smarrimento di fronte a una situazione schiacciante che appare senza via d'uscita”. Francesco riprende l'analisi sociale del suo predecessore e si mette dalla parte dei poveri, quelli più umiliati dall'avidità umana. Il male che riconosce il papa è, infatti, quello che “inquina l'ambiente […], favorisce la logica del possesso e del potere” e, cosa più deprecabile, “alimenta l'odio, la violenza, le guerre”.
Il male per Francesco
Da buon gesuita, Papa Francesco ha ben chiaro il problema del male. Per lui la crisi ecologica è la chiara manifestazione di un abuso tutto umano: “È ormai noto – scrive il papa – che inquinamento, cambiamenti climatici, desertificazione, migrazioni ambientali, consumo insostenibile delle risorse del pianeta, acidificazione degli oceani, riduzione della biodiversità sono aspetti inseparabili dell'iniquità sociale“. L'ecologia integrale del papa dell'enciclica Laudato si' vuol dire anche questo, perché vedremo pure l'acidificazione degli oceani e i ghiacci che si sciolgono, ma dietro di essi – sottolinea chiaramente – si cela “la ricchezza nelle mani dei pochissimi e delle cosiddette società del benessere, delle folli spese militari, della cultura dello scarto”. Nostra Madre Terra è il verso tratto dal Cantico delle Creature di san Francesco d'Assisi: una frase che dovrebbe spingere l'uomo a “considerare il mondo intorno […] non come uno scopo in sé stesso, ma come un sacramento di comunione“.
Chiesa ed ecologia oltre le critiche
La missione ecologica della Chiesa non ha nulla di esclusivamente filantropico per Francesco, ma è un problema soprattutto spirituale. Certo, non mancano voci critiche, come quella del cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della congregazione per la Dottrina della fede, che sul Foglio ha dichiarato: il compito della chiesa “non è neppure quello di piantare alberi. Va bene come atto caritativo, ma non è con tale azione che ci si avvicina più a Dio, purificando il cuore”. Non è di questo avviso il papa, che al contrario vede nella sensibilizzazione ambientale un'opportunità di riscatto: “Mentre prendiamo consapevolezza che stiamo […] dando priorità […] a ciò che non è buono e fa male – scrive nel suo ultimo libro – può nascere in noi il pentimento e la richiesta di perdono“. Secondo il pontefice, quindi, opporre alla minaccia ecologica delle soluzioni puramente ambientali non è sufficiente: “L'ecologia è ecologia dell'uomo e della creazione tutta intera […]. Come in una grave malattia, non basta la sola medicina – conclude il papa -, ma occorre guardare al malato”. Per questo, non si può comprendere il Sinodo senza un elemento imprescindibile: lo Spirito Santo, quello stesso Spirito che un tempo fu Creatore e che oggi ci interpella per ripristinare una casa comune in cui tutti ci sentiamo fratelli.