Domani si svolgerà nell'aula Paolo VI la 26esima edizione del Concerto di Natale in Vaticano. Questa mattina, Papa Francesco ha ricevuto gli artisti che vi parteciperanno. Tra gli altri, presenti in Sala Clementina anche Alessandra Amoroso, Anastacia, Edoardo Bennato e Hussain Al Jassmi.
Le parole del Papa
Agli artisti che si esibiranno per il concerto di beneficenza, Papa Francesco ha rivolto un discorso, invitando a “fare rete con l’educazione significa permettere alle persone di rialzarsi in piedi, di rimettersi in cammino con piena dignità, con la forza e il coraggio per affrontare la vita valorizzando i propri talenti e la propria operosità”. In particolare, una rete è necessaria, secondo il Pontefice, “per istruire i più piccoli fra i migranti, cioè coloro che invece di sedere fra i banchi di scuola, come tanti coetanei, passano le giornate facendo lunghe marce a piedi, o su mezzi di fortuna e pericolosi. Anche loro hanno bisogno di una formazione per potere un domani lavorare e partecipare da cittadini consapevoli al bene comune. E nello stesso tempo si tratta di educarci tutti all’accoglienza e alla solidarietà, per evitare che i migranti e i profughi incontrino, sul loro cammino, indifferenza o, peggio, insofferenza”.
Il Natale
Dopo aver ringraziato gli organizzatori, il Santo Padre si è soffermato sul senso del Natale: “Il Natale è sempre nuovo, perché ci invita a rinascere nella fede, ad aprirci alla speranza, a riaccendere la carità. Quest’anno, in particolare, ci chiama a riflettere sulla situazione di tanti uomini, donne e bambini del nostro tempo – migranti, profughi e rifugiati – in marcia per fuggire dalle guerre, dalle miserie causate da ingiustizie sociali e dai cambiamenti climatici”.
Solidarietà
Bergoglio ha paragonato la vicenda del piccolo Gesù, in fuga dall'ira di Erode, a quella di “metà dei profughi di oggi” che sono, secondo il Pontefice, “bambini, incolpevoli vittime delle ingiustizie umane”: “a questi drammi – ha detto il Pontefice – la Chiesa risponde con tante iniziative di solidarietà e assistenza, di ospitalità e accoglienza. C’è sempre molto da fare, ci sono tante sofferenze da lenire e problemi da risolvere. C’è bisogno di un coordinamento maggiore, di azioni più organizzate, in grado di abbracciare ogni persona, gruppo e comunità, secondo il disegno di fraternità che accomuna tutti. Ecco perché è necessario fare rete”.