Nel mercoledì successivo al rientro da un viaggio apostolico, Papa Francesco ha dedicato la catechesi dell’udienza generale a ripercorrere le tappe principali della visita appena conclusa.
Radici e ponti dell’Ungheria
Le immagini che riguardano l’Ungheria sono due: le radici e i ponti. ra queste radici, fondamentali le figure dei santi del passato “che hanno dato la vita per il popolo, santi che hanno testimoniato il Vangelo dell’amore, santi che sono stati luci nei momenti di buio”, afferma il Papa, perché il buio c’è stato nella storia di questa terra quando, durante la persecuzione ateista del ‘900, la fede è stata messa alla prova e i cristiani “colpiti violentemente, con vescovi, preti, religiosi e laici uccisi o privati della libertà”. Ma mentre si tentava di tagliare l’albero della fede, le radici sono rimaste intatte: è restata una Chiesa nascosta, ma viva, forte, con la forza del Vangelo. E in Ungheria questa ultima persecuzione, oppressione comunista era stata preceduta da quella nazista, con la tragica deportazione di tanta popolazione ebraica. Ma in quell’atroce genocidio tanti si distinsero per la resistenza e la capacità di proteggere le vittime, e questo fu possibile perché le radici del vivere insieme erano salde.
Gli auguri a Edith Bruck
E a proposito dell’oppressione perpetrata dal nazismo nel Paese, il pensiero del Papa va alla poetessa ungherese Edith Bruck, a cui lo lega un forte legame di amicizia e a braccio dice: Noi a Roma abbiamo una brava poetessa ungherese che ha passato tutte queste prove e racconta ai giovani il bisogno di lottare per un ideale, per non essere vinti per le persecuzioni, dallo scoraggiamento. Questa poetessa oggi fa 92 anni, tanti auguri Edith!
Il sentirsi comunità dell’Europa
È tornata poi la libertà ma, osserva il Papa, oggi essa è di nuovo minacciata questa volta dal consumismo, dal fatto di accontentarsi del solo benessere materiale. “Ma quando l’unica cosa che conta è pensare a sé e fare quel che pare e piace – commenta Francesco – le radici soffocano. È un problema che riguarda l’Europa intera, dove il dedicarsi agli altri, il sentirsi comunità, sentire la bellezza di sognare insieme e di creare famiglie numerose sono in crisi. L’Europa intera è in crisi. Riflettiamo allora sull’importanza di custodire le radici, perché solo andando in profondità i rami cresceranno verso l’alto e produrranno frutti. Ognuno di noi può chiedersi anche come popolo, ognuno di noi: quali sono le radici più importanti della mia vita? Dove sono radicato? Ne faccio memoria, me ne prendo cura?
Ponti di pace
Quindi la seconda immagine: i ponti. Il Papa ricorda che la città di Budapest è famosa per i tanti ponti che l’attraversano e dice che questo ha richiamato, specie negli incontri con le autorità, “l’importanza di costruire ponti di pace tra popoli diversi”. È, in particolare, la vocazione dell’Europa, chiamata, quale “pontiere di pace”, a includere le differenze e ad accogliere chi bussa alle sue porte. Bello, in questo senso, il ponte umanitario creato per tanti rifugiati dalla vicina Ucraina, che ho potuto incontrare, ammirando anche la grande rete di carità della Chiesa ungherese.
L’unità tra i credenti e il ruolo della Chiesa
Ancora a proposito di ponti, Francesco fa notare come l’Ungheria sia impegnata nel costruire “ponti per il domani”, attraverso l’attenzione all’ambiente per un futuro sostenibile e la cura dei rapporti intergenerazionali. Riguardo alla Chiesa ungherese, il Papa sottolinea l’impegno a costruire ponti tra i credenti e afferma: domenica a Messa erano presenti cristiani di vari riti e Paesi, e di diverse confessioni, che in Ungheria lavorano bene insieme. Costruire ponti, ponti di armonia e ponti di unità.
La devozione a Maria
Infine, un accenno alla tradizionale devozione mariana del popolo ungherese, consacrato alla Vergine dal primo re, Santo Stefano. “Alla Regina d’Ungheria – conclude Papa Francesco – affidiamo dunque quel caro Paese”, a lei affidiamo “la costruzione di ponti nel mondo (…) e i nostri cuori perché siano radicati nell’amore di Dio”.