Papa Francesco: “Ho usato le parole sbagliate, chiedo scusa”

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La parola 'prova' è quella che mi ha tradito. Ho fatto confusione: non volevo parlare di 'prove', quanto di 'evidenze'. C'è molta gente abusata che non può avere prove, non le ha. Devo chiedere scusa perché la parola 'prova' ha ferito tanti abusati”. Di ritorno dal suo 22mo viaggio apostolico in Sud America, Papa Francesco si intrattiene con i giornalisti che viaggiano con lui a bordo del volo papale per la tradizionale conferenza stampa di fine viaggio. Tira le somme della sua visita in Cile e Perù; parla della corruzione, chiede scusa per le sue dichiarazioni su mons. Barros, il vescovo cileno accusato da alcuni suoi fedeli di avere coperto Fernando Karadima, condannato dalla congregazione per la Dottrina della Fede per i suoi abusi sessuali sui minori. E in merito alla spinosa questione della pedofilia nella Chiesa annuncia: “Presto la Commissione per la tutela dei minori sarà rinnovata“. Per alcuni minuti la conferenza stampa viene interrotta a causa di una turbolenza. Nella ripresa, il Papa racconta le emozioni provate nell'incontro con gli indigeni e le mamme nel carcere femminile di Santiago del Cile. Ribadisce l'improtanza della cura dell'ambiente e della foresta amazzonica, minacciata “da uno sfruttamento ambientale che è contro l'uomo“. Spiega poi i motivi per cui ha sposato in volo una hostess e uno steward. Infine, sostiene con fermezza la sua posizione nei confronti del cardinal Maradiaga, accusato di aver usato in maniera inprorpia i soldi dell'Università Cattolica dell'Honduras

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“Ho usato le parole sbagliate”

“La parola 'prova' è quella che mi ha tradito. Ho fatto confusione: non volevo parlare di 'prove', quanto di 'evidenze'. C'è molta gente abusata che non può avere prove, non le ha. Magari le ha, ma sente vergogna e soffre in silenzio”. Papa Francesco chiede scusa circa le polemiche nate dalle sue dichiarazioni sul caso di  mons. Juan Barros, il vescovo di Osorno allievo dell'abusatore Fernando Karadima. “Devo chiedere scusa – dice – perché la parola 'prova' ha ferito: ha ferito tanti abusati”. E aggiunge: “Sul vescovo Barros ho fatto una sola dichiarazione, a Iquique. In Cile ho denunciato gli abusi con molta forza, davanti al governo, nel discorso ai sacerdoti ho detto cosa penso più profondamente sull'argomento. Sento di dover andare avanti con la tolleranza zero. Inoltre in cinque anni di pontificato non ho firmato una sola richiesta di grazia. In cinque anni avrò ricevuto venti-venticinque richieste di grazia e non ne ho firmata nessuna. Solo un caso in cui si contestava il processo. Come si dice in giurisprudenza, unico caso in cui c'era il principio in dubio pro reo“. Quello del vescovo Barros “è un caso che ho fatto studiare, investigare, ci ho fatto lavorare molto: non c'è evidenza, sotto l'aspetto delle prove, per l'incolpabilità“. Secondo il Papa, “nel caso in cui non c'è evidenza, nemo malus nisi probetur“, ovvero “nessuno è cattivo se questo non sia provato”. “Ho detto la parola che mi ha attirato le critiche. Stavo entrando alla messa, un giornalista a Iquique mi ha chiesto sul vescovo Barros: 'Il giorno che avrò una prova parlerò. Non ho prove', ho risposto. Ho fatto confusione. Non volevo parlare di prove, quanto di evidenze”. “Il dramma degli abusati è tremendo”, rimarca. Racconta quindi il caso di una “donna di 40 anni, sposata, con dei figli: questa donna non prende la comunione da quell'epoca, perché la mano del parroco era la mano dell'abusatore”. “La parola prova non era la migliore, volevo dire evidenze. Nel caso Barros non c'è evidenza. Non ho evidenze per condannare, né certezza morale“. Il Papa parla anche di una lettera che è uscita e che “io scrissi alcuni anni fa. Quando cominciai a vedere il caso Barros. Quella lettera devo spiegarla, perché è anche una lettera a favore della prudenza su come è stato gestito il problema Barros. Quella lettera non è la narrazione di un fatto puntuale, è la narrazione di dieci-undici mesi. Quando è scoppiato lo scandalo Karadima, purtroppo conosciamo questo scandalo, si incominciò a vedere quanti sacerdoti che erano stati formati da Karadima, erano stati abusati o sono stati abusatori. Ci sono in Cile quattro vescovi che Karadima inviò al seminario. Qualche persona della Conferenza episcopale ha suggerito che questi vescovi, che sono tre – uno era molto malato e non era in carica in diocesi -, forse era meglio che rinunciassero, dessero le dimissioni, prendessero un anno sabbatico, poi, passata la tempesta, per evitare accuse… Sono vescovi bravi, buoni vescovi, come Barros, che è vescovo da 20 anni“. “Voleva dare le dimissioni – rivela il Pontefice -, è venuto a Roma, io ho detto 'no, così non si gioca, perché questo è ammettere la incolpabilità previa'. Io ho respinto le dimissioni. Poi quando è stato nominato a Osorno è andato avanti questo movimento di protesta. Lui ha dato le dimissioni per la seconda volta. Ho detto 'tu vai', ho parlato a lungo con lui”. E ancora: “Io continuo a fare l'indagine su Barros senza che ci sia un'evidenza. Questo ho voluto dire. Non oso condannare, perché non ho l'evidenza, ma io sono anche convinto che non c'è“. “La parola ha ferito e chiedo scusa loro se li ho feriti senza accorgermi, ma è una ferita senza volerlo – prosegue -. E a me questo fatto dispiace tanto, perché io li ricevo. In ogni viaggio c'è qualche possibilità. Due o tre sono stati pubblicati. So quanto soffrono. Sentire che gli dici in faccia, 'portatemi una prova', è uno schiaffo. E adesso io mi accorgo che la mia espressione non è stata felice, perché non pensavo quello. E capisco l'incendio che si è sollevato. Ma Barros resterà lì perché io non posso condannarlo se non ci sono evidenze“.

“Ringrazio il cardinal O'Malley”

Il Papa precisa poi che non c'è mai stato nessuno scontro fra lui e l'arcivescovo di Boston, il cardinal Sean O'Malley, che ha espresso posizioni critiche sui commenti del Pontefice sul caso del vescovo Barros. “Lo ringrazio per la sua dichiarazione, è stato molto giusto. Perché ha detto quello che ho fatto e faccio, che fa la Chiesa. E precisa: “Io ho visto la dichiarazione, ha detto che il Papa ha sempre difeso le vittime, la tolleranza zero, ecc.”. “Questo mi ha fatto pensare: qualcuno dice con pertinacia, senza evidenza, che uno ha fatto questo o ha fatto quell'altro, ma sta calunniando, perché non ha evidenza. Io non ho sentito nessuna vittima di Barros. Non sono venuti, non hanno dato un'evidenza per il giudizio“.

Atterrato alle 14:15 all'aeroporto di Ciampino, prima di far rientro in Vaticano, il Papa sosta in preghiera nella basilica di Santa Maria Maggiore, nel centro di Roma, per il tradizionale atto di “ringraziamento” alla Vergine. 

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Fabio Beretta: