“Ho paura dei cristiani che non camminano e si rinchiudono nella propria nicchia. È meglio procedere zoppicando, talvolta cadendo, che essere dei ‘cristiani da museo’, che temono i cambiamenti”. Così Papa Francesco si rivolge ai partecipanti della 75ma convention del Serra International, organizzazione di laici che sostiene i sacerdoti, o meglio, per dirlo con le parole del Pontefice, sono “amici dei preti”. Bergoglio sviluppa il suo discorso analizzando due concetti: l’amicizia e l’andare avanti. Poi conclude affermando che è molto triste vedere uomini di Chiesa che non sanno cedere il proprio posto, ribadendo che il cristiano deve sempre mettere in discussione se stesso se vuole vivere davvero l’incontro con il Signore.
Essere “amici” dei sacerdoti
Nel suo saluto iniziale, il Papa riprende l’espressione del Presidente di Serra International, il dottor Dante Vannini, “centrale nell’esperienza della fede: essere amici dei sacerdoti, sostenendo la loro vocazione e accompagnando il loro ministero”. Secondo il Pontefice, “questo è il grande dono” con il quale l’organizzazione arricchisce “la Chiesa”. Infatti, aggiunge il Papa, “un serrano è anzitutto questo: un ‘amico speciale’ che il Signore ha messo accanto ad alcuni seminaristi e ad alcuni preti”.
Una parola logora
Papa Bergoglio si sofferma quindi a riflettere sul concetto di amicizia. Il Pontefice ritiene che oggi la parola “amico” è diventata “un po’ logora”. Questo perché ogni giorno “entriamo in contatto con persone diverse, che spesso definiamo ‘amici’, ma è un modo di dire”. Nell’orizzonte della comunicazione virtuale, prosegue, “la parola ‘amico’ è una delle più usate. Eppure, sappiamo che una conoscenza superficiale non basta per attivare quell’esperienza di incontro e di prossimità a cui la parola ‘amico’ fa riferimento”. E quando è Gesù ad usarla, fa notare il Pontefice, “essa indica una verità scomoda: c’è vera amicizia solo quando l’incontro mi coinvolge nella vita dell’altro fino al dono di me stesso”. Citando il Vangelo di Giovanni (cfr. Gv 15), il Santo Padre ribadisce che si è amici “solo se l’incontro non rimane esterno o formale ma diventa condivisione del destino dell’altro, compassione, coinvolgimento che conduce fino a donarsi per l’altro”.
Cosa fa un amico
Il Papa passa dunque ad elencare cosa fa un vero amico: “si affianca con discrezione e tenerezza al mio cammino; mi ascolta in profondità, e sa andare oltre le parole; è misericordioso nei confronti dei difetti, è libero da pregiudizi; sa condividere il mio percorso, facendomi sentire la gioia di non essere solo; non mi asseconda sempre, ma, proprio perché vuole il mio bene, mi dice sinceramente quello che non condivide; è pronto ad aiutarmi a rialzarmi ogni volta che cado”. Questa stessa amicizia, dice rivolgendosi alla platea, “voi cercate di donarla anche ai sacerdoti”. Infatti, prosegue il Pontefice, “il Serra Club è un luogo in cui cresce questa bella vocazione: essere laici amici dei preti”, “che sanno accompagnarli e sostenerli con senso di fede, con la fedeltà della preghiera e con l’impegno apostolico”.
Andare avanti
Il secondo concetto sul quale si sofferma è presente anche nel tema scelto per questo 75mo Convegno:”Siempre adelante!“. Il Papa evidenzia come questa sia una parola-chiave “della vocazione cristiana”. Infatti, “la vita del discepolo missionario è segnata dal ritmo che le viene impresso dalla chiamata”, ovvero dalla voce “del Signore lo invita ad abbandonare il suolo delle proprie sicurezze” per iniziare un “santo viaggio” verso l’incontro con Lui e con i fratelli. Poi avverte: “Non può camminare chi non si mette in discussione. Non avanza verso la mèta chi ha paura di perdere sé stesso secondo il Vangelo”. Per far comprendere meglio questo concetto, usa l’immagine della nave. Nessuna imbarcazione “solcherebbe le acque se avesse timore di lasciare la sicurezza del porto”. Al contempo, “nessun cristiano può entrare nell’esperienza trasformante dell’amore di Dio se non è disposto a mettere in discussione sé stesso, ma resta legato ai propri progetti e alle proprie acquisizioni consolidate”.
No ai cristiani da museo
Al contrario, “il cristiano, camminando nei solchi della vita quotidiana senza timore, sa di poter scoprire le sorprendenti iniziative di Dio quando ha il coraggio di osare, quando non permette alla paura di prevalere sulla creatività, quando sa abbracciare le sfide che lo Spirito gli pone, anche quando esse gli chiedono di uscire dagli schemi”. Poi afferma. “Ho paura dei cristiani che non camminano e si rinchiudono nella propria nicchia. È meglio procedere zoppicando, talvolta cadendo ma confidando sempre nella misericordia di Dio, che essere dei ‘cristiani da museo‘, che temono i cambiamenti e che, ricevuto un carisma o una vocazione, invece di porsi al servizio dell’eterna novità del Vangelo, difendono sé stessi e i propri ruoli”. Quindi, spiega cos’è la vocazione: “è essere chiamati da un Altro, cioè non possedersi più, uscire da sé stessi e mettersi al servizio di un progetto più grande”. Poi, ammonisce: “Com’è triste vedere che, a volte, proprio noi uomini di Chiesa non sappiamo cedere il nostro posto, non riusciamo a congedarci dai nostri compiti con serenità, e facciamo fatica a lasciare nelle mani di altri le opere che il Signore ci ha affidato!”.
Siempre adelante con coraggio
Nel concludere il suo intervento, il Papa esorta l’organizzazione ad andare “sempre avanti” “con coraggio, con creatività e con audacia”. E soprattutto “senza paura di rinnovare le vostre strutture e senza permettere che il prezioso cammino fatto perda lo slancio della novità”. Come alle Olimpiadi, “possiate essere sempre pronti a ‘passare la fiaccola’ soprattutto alle generazioni future, consapevoli che il fuoco è acceso dall’Alto, precede la nostra risposta e supera il nostro lavoro”. Infine, esorta tutti ad essere “veri amici dei seminaristi e dei sacerdoti, manifestando il vostro amore per loro nella promozione delle vocazioni, nella preghiera e nella collaborazione pastorale”.
La 75ma convention di Serra Intenrational
Fino a domenica 25 giugno, a Roma, presso l’Hotel Hergife, ha luogo la 75° Convention di Serra International, l’unico movimento nel mondo ad avere come mission il sostegno da parte di laici alle vocazioni sacerdotali ed alle vite consacrate. Tredici le nazioni presenti con le rappresentanze di Serrani provenienti da tutto il mondo: dall’Australia, al Brasile, dal Canada all’El Salvador, dall’India all’Italia, dal Messico alla Nigeria, dalle Filippine alla Tailandia, dal Regno Unito agli Stati Uniti. Il Serra International oggi è ancora più unito e incentivato a fare sempre meglio nell’assolvere ai suoi scopi, accanto alla Chiesa, dopo la canonizzazione di Junipero Serra, voluta fortemente da Papa Francesco. Nel meeting internazionale si susseguiranno incontri e relazioni intense che arricchiranno i serrani ed i loro amici.