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Papa Francesco è arrivato in Myanmar

E'sbarcato in Myanmar Papa Francesco, al termine di un volo durato circa 10 ore da Fiumicino a Yangon, ex capitale del Paese. Il Pontefice, atterrato alle 8 (ora italiana), è stato accolto con calore all'aeroporto internazionale di Mingaladon, iniziando ufficialmente quello che sarà il suo 21esimo viaggio apostolico del suo pontificato, il terzo in estremo Oriente. Decollato alle ore 21:40 dall'Aeroporto Internazionale di Fiumicino, il volo papale ha fatto rotta verso il Paese del Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi e, di recente, al centro della cronaca dei media internazionali a causa della persecuzione dei Rohingya. Nell'ex Birmania il Pontefice sosterà per tre giorni per poi dirigersi in Bangladesh, tra i poveri più poveri. Il rientro in Vaticano è previsto nella tarda serata di sabato 2 dicembre. 

Un viaggio nelle “periferie” geografiche ed esistenziali del mondo, così come lo ha definito Greg Burke, portavoce della Santa Sede, non solo per la distanza ma anche perché la comunità cattolica in questi Paesi è davvero ridotta. Secondo il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, “a prima attenzione, il primo interesse del Santo Padre in questo suo viaggio sarà rivolto proprio alla comunità cristiana per esprimere vicinanza, per esprimere sostegno e, nello stesso tempo, credo che il Papa incoraggerà queste comunità oltre, naturalmente, confermarle  nella fede, ad essere una presenza di pace, di riconciliazione e di solidarietà all’interno della loro società, quindi a lavorare soprattutto per il bene comune, a non essere considerate estranee alla realtà dei loro Paesi, ma finalmente integrate e capaci di dare un contributo alla crescita civile e pacifica di questi Paesi”.

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“Pregate per me”

Come è ormai di tradizione, alla vigilia della partenza Papa Francesco si è recato in visita privata nella basilica di Santa Maria Maggiore. Sostando in preghiera davanti all’icona della Salus Populi Romani, ha affidato alla protezione di Maria la sua visita in Asia. L'indomani, poi, rivoglendosi ai fedeli accorsi in piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus, ha rivolto un pensiero al viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh: “Vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera, perché la mia presenza sia per quelle popolazioni un segno di vicinanza e di speranza”.

Nel segno della pace

Quello della pace sarà il tema trasversale all'intero viaggio. “Amore e pace” e “Armonia e pace” sono i motti della visita, rispettivamente in Myanmar e Bangladesh. Per il cardinal Parolin, qui sta la chiave di lettura dell'intero viaggio: “Il Santo Padre varie volte ha già invitato a cercare la strada del dialogo per risolvere le controversie esistenti. Credo che il fatto di trovarsi in Asia, molto più vicino a questa area di crisi che attualmente inquieta e preoccupa tutto il mondo – afferma il porporato alle telecamere del Ctv -, sarà un’occasione per rinnovare questo appello. Il Santo Padre è sempre disposto ad offrire tutto il suo aiuto e quello della Santa Sede per tentare di affrontare e risolvere questi problemi attraverso il dialogo, il negoziato e l’incontro. Credo che ancora una volta, in questa circostanza, rinnoverà questo appello, sapendo che al di fuori di questi mezzi non c’è possibilità di risolvere in maniera pacifica queste situazioni così preoccupanti, sapendo appunto, come già i Papi hanno ripetuto tante volte, che niente è perduto con la pace e tutto può esserlo con la guerra, soprattutto se si tratta, come nella prospettiva, di una guerra atomica“.

Il programma

Come riporta la Radio Vaticana, il Pontefice trascorrerà circa tre giorni in entrambi i Paesi. Dopo l’atterraggio a Yangon, previsto alle 13:30 locali, l’inizio degli appuntamenti ufficiali in Myanmar avverrà martedì prossimo con uno spostamento nella capitale Nay Pyi Taw (un milione di abitanti contro i cinque di Yangon) per l’incontro del Papa col presidente Htin Kyaw e il consigliere di Stato e ministro degli Esteri, la Premio Nobel Aung San Suu Kyi e, a seguire, gli interventi al cospetto delle autorità birmane. Mercoledì 29, di nuovo a Yangon, Francesco celebrerà la Messa in un antico ippodromo coloniale, oggi supercentro sportivo, per poi immergersi nelle atmosfere della Kaba Aye paya, la “Pagoda della pace mondiale” dove incontrerà un Comitato di 47 monaci buddisti, quindi di nuovo nella realtà ecclesiale locale assieme a vescovi birmani. Giovedì 30 una nuova celebrazione eucaristica alla St Mary’s Cathedral di Yangon, protagonisti i giovani birmani. Poi due ore e mezza di volo, e mezz’ora in meno di fuso orario, per risalire verso ovest e raggiungere il Bangladesh alle 15 ora locale. La seconda tappa del viaggio sarà subito aperta dagli appuntamenti protocollari nella capitale Dacca. Dopo gli omaggi al Memoriale dei martiri della patria e al Memoriale del fondatore della nazione, Francesco incontrerà, secondo lo schema consueto, il presidente Abdul Hamid in privato per poi prendere la parola davanti alle autorità politiche, civili e diplomatiche del Paese. Il giorno successivo, primo dicembre, il Papa presiederà  la Messa di ordinazione di 16 sacerdoti, riceverà in Nunziatura la visita del primo ministro bengalese, quindi a concludere il momento con i vescovi locali e poi con le migliaia di persone attese all’incontro interreligioso ed ecumenico per la pace. L’ultima giornata, il 2 dicembre, si aprirà con un appuntamento tra i più intensi: la visita di Francesco tra i malati della “Casa Madre Teresa” in Tejgaon, per poi proseguire con l’abbraccio alle consacrate e ai religiosi in Bangladesh e da ultimo l’incontro con i giovani. Anche qui, come in Myanmar, l’ultimo spazio voluto dal Papa sarà per coloro che avranno la possibilità di dare nuova linfa a quella “pace” che da giorni sventola sul cuore e la colomba.

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