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Papa Francesco: “Dove c'è Vangelo, c'è rivoluzione”

Nell'Udienza generale di oggi, Papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi sul “Padre nostro”. Il commento del Santo Padre si è soffermato su quanto è scritto nel Vangelo di Matteo che colloca la preghiera “in un punto strategico” al centro del discorso della montagna. 

La preghiera

Bergoglio ha invitato i fedeli a tenere presente la scena presa in considerazione: “Gesù – ha detto il Papa – sale sulla collina presso il lago, si mette a sedere; intorno a sé ha la cerchia dei suoi discepoli più intimi, e poi una gran folla di volti anonimi. È questa assemblea eterogenea che riceve per prima la consegna del 'Padre nostro'. Quest'assemblea grande grande”. La collocazione, ha ricordato il Pontefice, non è un aspetto irrilevante perché “in questo lungo insegnamento, che va sotto il nome di 'discorso della montagna', Gesù condensa gli aspetti fondamentali del suo messaggio“. “Gesù – ha proseguito – incorona di felicità una serie di categorie di persone che nel suo tempo – ma anche nel nostro! – non erano molto considerate”. E quindi, “beati i poveri, i miti, i misericordiosi, le persone umili di cuore“.

La rivoluzione del Vangelo

Per questa novità, Papa Francesco ha parla di di “rivoluzione del Vangelo“. “Dove c'è Vangelo c'è rivoluzione – ha osservato il Papa – il Vangelo non lascia quieti, ci spinge; è rivoluzionario. Tutte le persone capaci di amore, gli operatori di pace che fino ad allora erano finiti ai margini della storia, sono invece i costruttori del Regno di Dio”. Il Santo Padre ha utilizzato un'immagine suggestiva per rafforzare il concetto: “Da questo portale d’ingresso, che capovolge i valori della storia, fuoriesce la novità del Vangelo. La Legge non deve essere abolita ma ha bisogno di una nuova interpretazione, che la riconduca al suo senso originario”. Gesù ci insegna che “l’amore non ha confini” e quindi “si può amare il proprio coniuge, il proprio amico e perfino il proprio nemico con una prospettiva del tutto nuova”. Tant'è che Cristo ci dice: “'pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti'”, come si legge nel Vangelo di Matteo.

Non essere ipocriti

Gesù introduce “l’insegnamento della preghiera del 'Padre nostro (…) prendendo le distanze da due gruppi del suo tempo”. E quali soni questi gruppi: “anzitutto – ha ricordato il Papa – gli ipocriti”. E su questi, il Pontefice ha commentato: “c’è gente che è capace di tessere preghiere atee, senza Dio; lo fanno per essere ammirati dagli uomini”. “Quante volte – ha continuato – noi vediamo lo scandalo di quelle persone che vanno in chiesa e stanno tutta la giornata lì o vanno tutti i giorni e poi vivono odiando gli altri, parlando male della gente. Questo è uno scandalo, meglio non andare in chiesa. Se tu vai in chiesa, vivi come figlio o fratello e dai una vera testimonianza, non una controtestimonianza. La preghiera cristiana, invece, non ha altro testimone credibile che la propria coscienza, dove si intreccia intensissimo un continuo dialogo con il Padre”. L'altro gruppo è quello dei pagani: “Gesù – ha commentato il Pontefice – prende le distanze dalla preghiera dei pagani”. “I pagan i- ha proseguito – pensano che parlando, parlando, parlando si prega e anche io penso a tanti cristiani che credono che pregare sia parlare a Dio come un pappagallo. No, pregare si fa dal cuore, da dentro”. Quindi, ha concluso Bergoglio, “potrebbe essere anche una preghiera silenziosa, il Padre nostro; basta in fondo mettersi sotto lo sguardo di Dio, ricordarsi del suo amore di Padre, e questo è sufficiente per essere esauditi”.

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