Questa mattina, in occasione della Solennità dell’Epifania del Signore, il Papa Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di San Pietro.
Le parole del Santo Padre
«Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»: questa è la testimonianza che i Magi rendono agli abitanti di Gerusalemme, annunciando loro che è nato il re dei Giudei. I Magi testimoniano di essersi messi in cammino, dando una svolta alla loro vita, perché nel cielo hanno visto una luce nuova. Possiamo allora fermarci a riflettere su questa immagine, mentre celebriamo l’Epifania del Signore nel Giubileo della speranza, e vorrei sottolineare tre caratteristiche della stella di cui ci parla l’evangelista Luca: è luminosa, è visibile a tutti, e indica un cammino. Anzitutto la stella è luminosa. Molti sovrani, al tempo di Gesù, si facevano chiamare “stelle”, perché si sentivano importanti, potenti e famosi. Non è stata però la loro luce – quella di nessuno di loro – a svelare ai Magi il miracolo del Natale. Il loro splendore, artificiale e freddo, frutto di calcoli e di giochi di potere, non è stato in grado di rispondere al bisogno di novità e di speranza di queste persone in ricerca. Lo ha fatto invece un altro tipo di luce, simboleggiata dalla stella, che illumina e scalda bruciando e lasciandosi consumare. La stella ci parla della sola luce che può indicare a tutti la via della salvezza e della felicità: quella dell’amore.
L’amore di Dio
Prima di tutto l’amore di Dio, che facendosi uomo si è donato a noi sacrificando la sua vita. Poi, di riflesso, quello con cui anche noi siamo chiamati a spenderci gli uni per gli altri, divenendo, col suo aiuto, segno reciproco di speranza, anche nelle notti oscure della vita. Come la stella, col suo brillare, ha guidato i Magi a Betlemme, così anche noi, col nostro amore, possiamo portare a Gesù le persone che incontriamo, facendo loro conoscere, nel Figlio di Dio fatto uomo, la bellezza del volto del Padre e il suo modo di amare, fatto di vicinanza, di compassione e di tenerezza. E possiamo farlo senza bisogno di strumenti straordinari e di mezzi sofisticati, ma rendendo i nostri cuori luminosi nella fede, i nostri sguardi generosi nell’accoglienza, i nostri gesti e le nostre parole fraterni, pieni di gentilezza e di umanità. Mentre perciò guardiamo i Magi che, con gli occhi rivolti al cielo, cercano la stella, chiediamo al Signore di essere, gli uni per gli altri, luci che portano all’incontro con Lui.
Il segno della presenza
E veniamo così alla seconda caratteristica della stella: essa è visibile a tutti. I Magi non seguono le indicazioni di un codice segreto, ma un astro che vedono splendere nel firmamento. Loro lo notano; altri, come Erode e gli scribi, non si accorgono nemmeno della sua presenza. La stella però resta sempre là, accessibile a chiunque alzi lo sguardo al cielo, in cerca di un segno di speranza. Anche questo è un messaggio importante: Dio non si rivela a circoli esclusivi o a pochi privilegiati, ma offre la sua compagnia e la sua guida a chiunque lo cerchi con cuore sincero. Anzi, spesso previene le nostre stesse domande, venendo a cercarci prima ancora che glielo chiediamo. Proprio per questo, nel presepe, raffiguriamo i Magi con caratteristiche che abbracciano tutte le età e tutte le razze – un giovane, un adulto, un anziano, con i tratti somatici dei vari popoli della terra –, per ricordarci che Dio cerca tutti, sempre.
Meditare sull’oggi
E quanto ci fa bene meditare su questo oggi, in un mondo dove le persone e le nazioni, pur dotate di mezzi di comunicazione sempre più potenti, sembrano diventate meno disponibili a comprendersi, accettarsi e incontrarsi nella loro diversità! La stella, che in cielo offre a tutti la sua luce, ci ricorda che Dio, facendosi uomo, viene nel mondo per incontrare ogni uomo e donna della terra, a qualsiasi etnia, lingua e popolo appartenga, e che a noi affida la stessa missione universale. Ci chiama, cioè, a mettere al bando qualsiasi forma di selezione, di emarginazione e di scarto delle persone, e a promuovere, in noi e negli ambienti in cui viviamo, una forte cultura dell’accoglienza, in cui alle serrature della paura e del rifiuto si preferiscano gli spazi aperti dell’incontro, dell’integrazione e della condivisione; luoghi sicuri, dove tutti possano trovare calore e riparo. Per questo la stella sta in cielo: non per restare lontana e irraggiungibile, ma al contrario perché la sua luce sia visibile a tutti, perché raggiunga ogni casa e superi ogni barriera, portando speranza fino agli angoli più remoti e dimenticati del pianeta. Sta in cielo per dire a chiunque, con la sua luce generosa, che Dio non si nega a nessuno e non dimentica nessuno. Perché è un Padre la cui gioia più grande è vedere i suoi figli che tornano a casa, uniti, da ogni parte del mondo, vederli gettare ponti, spianare sentieri, cercare chi si è perso e caricarsi sulle spalle chi fatica a camminare, perché nessuno rimanga fuori e tutti partecipino alla gioia della sua casa.
Indicare un cammino
La stella ci parla del sogno di Dio: che tutta l’umanità, nella ricchezza delle sue differenze, giunga a formare una sola famiglia, e che viva concorde nella prosperità e nella pace. E questo ci porta all’ultima caratteristica della stella: quella di indicare un cammino. Anche questo è uno spunto di riflessione importante, specialmente nel contesto dell’Anno santo che stiamo celebrando, in cui uno dei gesti caratteristici è il pellegrinaggio. Tracciando la via, infatti, la stella ci dice che Dio ci raggiunge là dove siamo, per invitarci a intraprendere un cammino, a crescere con Lui nell’amore fino a farne il senso della nostra esistenza. E ci ricorda che su questa strada, nella Chiesa, nessuno di noi può mai dirsi “arrivato”, ma che tutti facciamo parte di un popolo in marcia, che cammina con umiltà, giorno per giorno, sulle orme del Signore Gesù.
Il ricordo di San Giovanni Paolo II
La luce della stella ci invita a compiere un viaggio interiore che, come scriveva San Giovanni Paolo II per il grande Giubileo del 2000, liberi il nostro cuore da tutto ciò che non è carità, per «incontrare pienamente il Cristo, confessando la nostra fede in Lui e ricevendo l’abbondanza della sua misericordia». Solo così, convertiti e perdonati, potremo annunciare a tutti con entusiasmo missionario «la vicinanza del Regno di Dio». Camminare insieme «è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita». E noi, guardando la stella, possiamo rinnovare anche il nostro impegno ad essere uomini e donne “della Via”, come venivano definiti i cristiani alle origini della Chiesa, sempre animati da una sana inquietudine, che ci spinga a cercare occasioni nuove per allargare i nostri cuori e intensificare i vincoli che ci stringono gli uni agli altri nella carità.
Portare nel mondo la luce
Ci renda così il Signore luci che indicano Lui, come Maria, generosi nel donarci, aperti nell’accoglierci e umili nel camminare insieme, perché possiamo incontrarlo, riconoscerlo e adorarlo, e ripartire da Lui rinnovati portando nel mondo la luce del suo amore.