Questa mattina, Papa Francesco, ha parlato ai giovani responsabili parrocchiali del Settore giovani di Azione Cattolica, ricevuti in Udienza presso l’Aula Paolo VI.
Il tema dell’incontro nazionale
L’incontro dei giovani di Azione Cattolica si è aperto a Roma venerdì 28 ottobre, e proseguirà fino a domenica 30 ottobre. Il tema dell’incontro, dal titolo “I segni del tempo” intende ricordare che, ognuno, è chiamato a lasciare il proprio segno in questo tempo, con l’intento di prendersi cura delle comunità e dei territori, attraverso l’azione delle parrocchie. Il culmine di tale momento è stato rappresentato proprio dall’Udienza di Papa Francesco che, nel suo discorso, ha espresso vivo apprezzamento per quanto fatto dall’Azione Cattolica e per il ruolo fondamentale delle parrocchie.
La centralità della parrocchia
Il Santo Padre, dopo aver ringraziato il presidente e i giovani dell’Azione Cattolica, ha rimarcato con queste parole l’importanza delle parrocchie: “Vi dico subito che apprezzo molto il fatto che a voi sta a cuore la parrocchia. Anche a me sta a cuore! Ma io sono di un’altra generazione. Sono nato e cresciuto in un contesto sociale ed ecclesiale diverso, quando la parrocchia – con il suo parroco – era un punto di riferimento centrale per la vita della gente: la Messa domenicale, la catechesi, i sacramenti… La realtà socioculturale in cui vivete voi è molto cambiata, lo sappiamo; e già da tempo – prima in altri Paesi, poi anche in Italia – la missione della Chiesa è stata ripensata, in particolare la parrocchia. Ma, in tutto questo, rimane una cosa essenziale: per noi, per me e per voi, per il nostro cammino di fede e di crescita, l’esperienza parrocchiale è stata ed è importante. È l’ambiente “normale” dove abbiamo imparato ad ascoltare il Vangelo, a conoscere il Signore Gesù, ad offrire un servizio con gratuità, a pregare in comunità, a condividere progetti e iniziative, a sentirci parte del popolo santo di Dio. Tutto questo voi lo avete vissuto anche attraverso l’Azione Cattolica, cioè un’esperienza associativa che è, per così dire, “intrecciata” con quella della comunità parrocchiale. Alcuni di voi immagino che abbiate fatto parte di un gruppo ACR, l’Azione Cattolica dei Ragazzi; e lì già si impara tantissimo di che cosa significa far parte di una comunità cristiana: partecipare, condividere, collaborare, pregare insieme”.
La crescita della Chiesa nella fraternità
Papa Francesco, con parole di grande profondità, ha esortato i presenti ad imparare, attraverso il perseguimento del bene della comunità, a far crescere la Chiesa nella fraternità, con queste parole: “imparare attraverso l’esperienza che nella Chiesa siamo tutti fratelli per il Battesimo; che tutti siamo protagonisti e responsabili; che abbiamo doni diversi e tutti per il bene della comunità; che la vita è vocazione, seguire Gesù; che la fede è un dono da donare, da testimoniare. E poi, ancora: che il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; che il nostro motto non è “me ne frego”, ma “mi interessa!”; che la miseria umana non è un destino che tocca ad alcuni sfortunati, ma quasi sempre il frutto di ingiustizie da estirpare. E così via. Queste realtà di vita si imparano spesso in parrocchia e nell’Azione Cattolica. Quanti giovani si sono formati a questa scuola! Quanti hanno dato la loro testimonianza sia nella Chiesa sia nella società, nelle diverse vocazioni e soprattutto come fedeli laici, che hanno portato avanti da adulti e da anziani lo stile di vita maturato da giovani. Dunque, cari giovani, siamo di generazioni diverse, ma abbiamo in comune l’amore per la Chiesa e la passione per la parrocchia, che è la Chiesa in mezzo alle case, in mezzo al popolo. E sulla base di questa passione vorrei condividere con voi alcune sottolineature, cercando di sintonizzarmi con il vostro cammino e il vostro impegno. Anzitutto, voi volete contribuire a far crescere la Chiesa nella fraternità. Vi ringrazio! Su questo siamo perfettamente sintonizzati. Sì, ma come farlo? Prima di tutto, non spaventatevi se –come avete notato – nelle comunità vedete che è un po’ debole la dimensione comunitaria. È una cosa molto importante, ma non spaventatevi, perché si tratta di un dato sociale, che si è aggravato con la pandemia. Oggi, specialmente i giovani, sono estremamente diversi rispetto a 50 anni fa: non c’è più la voglia di fare riunioni, dibattiti, assemblee… Per un verso, è una cosa buona, anche per voi: l’Azione Cattolica non dev’essere una “Sessione” Cattolica!” e la Chiesa non va avanti con le riunioni. Ma, per altro verso, l’individualismo, la chiusura nel privato o in piccoli gruppetti, la tendenza a relazionarsi “a distanza” contagiano anche le comunità cristiane. Se ci verifichiamo, siamo tutti un po’ influenzati da questa cultura. Dunque, bisogna reagire, e anche voi potete farlo incominciando con un lavoro su voi stessi. Dico un “lavoro” perché è un cammino impegnativo e richiede costanza. La fraternità non si improvvisa e non si costruisce solo con emozioni, slogan, eventi… No, è un lavoro che ciascuno fa su di sé insieme con il Signore, con lo Spirito Santo, che crea l’armonia tra le diversità. Vi consiglio di rileggere quella parte dell’Esortazione Christus vivit intitolata “Percorsi di fraternità”. Il punto di partenza è l’uscire da sé stessi per aprirsi agli altri e andare loro incontro.
Uscire da noi stessi
Il Santo Padre, infine, ha fatto appello ai giovani presenti, affinché escano da loro stessi e si aprano all’incontro nello spirito di Gesù Risorto con queste parole: “Lo Spirito di Gesù Risorto opera questo: ci fa uscire da noi stessi, ci apre all’incontro. Attenzione! Non è alienazione, è relazione, nella quale ci si riconosce e si cresce insieme. La realtà fondamentale per noi è che nella Chiesa questo movimento lo viviamo in Cristo, attraverso l’Eucaristia: Lui esce da sé e viene in noi perché noi usciamo da noi stessi e ci uniamo a Lui, e in Lui ci ritroviamo in una comunione nuova, libera, gratuita, oblativa. La fraternità nella Chiesa è fondata in Cristo, nella sua presenza in noi e tra noi. Grazie a Lui ci accogliamo, ci sopportiamo, ci perdoniamo. Mi fermo qui. Voi mi capite bene, sono realtà che vivete, sono la vostra, la nostra gioia! E proprio qui si comprende in che senso i cristiani diventano “lievito” nella società: se sono in Cristo, se sono fratelli in Lui, animati dal suo Spirito, non possono che essere lievito là dove vivono: lievito di umanità, perché Gesù Cristo è l’Uomo perfetto e il suo Vangelo è forza umanizzante. Mi piace molto un’espressione che voi usate: “essere impastati in questo mondo”. È il principio di incarnazione, la strada di Gesù: portare la vita nuova dall’interno, non da fuori, no, da dentro. Ma a una condizione, che può sembrare ovvia ma non lo è: che il lievito sia lievito, che il sale sia sale, che la luce sia luce. Altrimenti, se, stando nel mondo, ci mondanizziamo, perdiamo la novità di Cristo e non abbiamo più niente da dire o da dare. E qui viene buona l’altra vostra espressione che mi ha colpito: “essere giovani credenti responsabili credibili”. È quello che dice Gesù quando, da una parte afferma: «Voi siete il sale della terra», e poi subito avverte: attenzione a non perdere il sapore! Giovani credenti responsabili credibili. Potrebbe diventare anche questa una formula, un “modo di dire”. Ma non è così, perché queste parole sono incarnate nei santi, nei giovani santi! La Madre Chiesa ce ne propone molti, pensiamo – limitandoci solo ad alcuni italiani – a Francesco e Chiara d’Assisi, Rosa da Viterbo, Gabriele dell’Addolorata, Domenico Savio, Gemma Galgani, Maria Goretti, Pier Giorgio Frassati, Chiara Badano, Carlo Acutis. Loro ci insegnano che cosa vuol dire essere lievito, essere nel mondo ma non del mondo. Pier Giorgio Frassati è stato un membro attivo ed entusiasta dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare della FUCI, e dimostra come si può essere giovani credenti responsabili credibili.”
Custodire nel cuore Gesù
Alla conclusione dell’incontro con i giovani dell’Azione Cattolica, Papa Francesco ha ribadito ai presenti di custodire e meditare nel cuore i misteri di Gesù, pronunciando queste parole: “Vorrei aggiungere solo un suggerimento, che mi viene anche dal fatto che ottobre è il mese del Rosario: imparate dalla Vergine Maria a custodire e meditare nel vostro cuore i misteri di Gesù. Rispecchiatevi ogni giorno negli eventi gioiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi della sua vita, ed essi vi permetteranno di vivere l’ordinario in modo straordinario, cioè con la novità dello Spirito, la novità del Vangelo. Grazie di essere venuti e grazie della vostra testimonianza! Andate avanti con gioia e coraggio”.