Padre e Figlio, la più familiare delle immagini irrorata da uno dei misteri più profondi della fede cristiana. La stessa immagine che, nella Solennità della Santissima Trinità, emerge nel dialogo che Gesù, nei Vangeli, intrattiene con Nicodemo. Colui che, ricorda Papa Francesco nella sua riflessione dell’Angelus domenicale, come membro del Sinedrio “riconosce in Gesù un maestro divino e di nascosto, di notte, va a parlare con Lui”. Cristo ne comprende il desiderio di conoscenza ma anche l’ardore della ricerca. E, per questo, “prima lo stupisce, rispondendogli che per entrare nel Regno di Dio bisogna rinascere; poi gli svela il cuore del mistero dicendo che Dio ha amato così tanto l’umanità da mandare il suo Figlio nel mondo”. È dunque il Figlio che parla del Padre. E, nello specifico, del su amore.
La tavola della condivisione
La familiarità dell’immagine Padre e Figlio “scardina il nostro immaginario su Dio. La parola stessa ‘Dio’, infatti, ci suggerisce una realtà singolare, maestosa e distante, mentre sentir parlare di un Padre e di un Figlio ci riporta a casa”. Ne emerge quasi una convivialità della tavola, dove la vita viene condivisa. “Del resto, quella della mensa, che allo stesso tempo è un altare, è un simbolo con cui certe icone raffigurano la Trinità. È un’immagine che ci parla di un Dio comunione. Padre, Figlio e Spirito Santo”. Tuttavia, non si tratta di una mera immagine: “È realtà perché lo Spirito Santo, lo Spirito che il Padre mediante Gesù ha effuso nei nostri cuori, ci fa gustare, ci fa assaporare la presenza di Dio: presenza sempre vicina, compassionevole e tenera. Lo Spirito Santo fa con noi come Gesù con Nicodemo: ci introduce nel mistero della nuova nascita – la nascita della fede, della vita cristiana –, ci svela il cuore del Padre e ci rende partecipi della vita stessa di Dio”.
Comunione d’amore
È un invito quello che ci viene rivolto: “Stare a tavola con Dio per condividere il suo amore. Questa è l’immagine. Questo è ciò che succede in ogni Messa”. E questo perché “il nostro Dio è comunione d’amore: così ce lo ha rivelato Gesù”. Con il segno della croce, ha spiegato il Papa, “ci ricordiamo quanto Dio ci ha amato, fino a dare la vita per noi; e ripetiamo a noi stessi che il suo amore ci avvolge completamente, dall’alto in basso, da sinistra a destra, come un abbraccio che non ci abbandona mai“. Al contempo, “ci impegniamo a testimoniare Dio-amore, creando comunione nel suo nome”.