Papa Francesco: “Siano fermati i trafficanti di esseri umani”

Papa Francesco Cutro

La strage di migranti dinnanzi alle coste calabresi è una ferita aperta. Una tragedia che non ha risparmiato dolore e drammaticità, nella quale è emersa con tutta la sua lacerante impellenza la necessità di una gestione regolata dei flussi migratori, che impedisca ai trafficanti di esseri umani di disporre delle vite degli altri. Dalla finestra che affaccia su Piazza San Pietro, al termine dell’Angelus, Papa Francesco torna a esprimere il proprio dolore e la propria vicinanza ai superstiti, assicurando la sua preghiera e lanciando un nuovo appello: “Manifesto il mio apprezzamento e la mia gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e l’accoglienza verso questi nostri fratelli e sorelle e rinnovo a tutti il mio appello affinché non si ripetano simili tragedie. I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti”.

I viaggi della speranza, è l’auspicio del Santo Padre, “non si trasformino mai più in viaggi della morte. Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate da tali drammatici incidenti! Che il Signore ci dia la forza di capire e di piangere”.

L’Angelus del Papa

La seconda Domenica di Quaresima coincide con l’episodio evangelico incentrato sul racconto di un momento fondamentale nella vita di Cristo e anche in quella dei suoi discepoli. Tre di loro assistono alla Trasfigurazione di Gesù, che si rivela a loro con il suo vero volto, quello del Figlio di Dio: “Vedono la luce della santità di Dio risplendere nel volto e nelle vesti di Gesù, immagine perfetta del Padre. Si rivela la maestà di Dio, la bellezza di Dio. Ma Dio è Amore, e dunque i discepoli hanno visto con i loro occhi la bellezza e lo splendore dell’Amore divino incarnato in Cristo. Hanno avuto un anticipo del paradiso”. I discepoli, che pure avevano avuto per tanto tempo davanti a loro il volto dell’Amore, “non si erano mai accorti di quanto fosse bello”.

Dalla meraviglia alla croce

Gesù, spiega il Papa, sta preparando i discepoli “a un passo ancora più importante. Di lì a poco, infatti, dovranno saper riconoscere in Lui la stessa bellezza, quando salirà sulla croce e il suo volto sarà sfigurato”. La luce di Gesù “non si può ridurre a un ‘momento magico’. Così diventerebbe una cosa finta, artificiale, che si dissolve nella nebbia dei sentimenti passeggeri. Al contrario, Cristo è la luce che orienta il cammino, come la colonna di fuoco per il popolo nel deserto. La bellezza di Gesù non aliena i discepoli dalla realtà della vita, ma dà loro la forza di seguire Lui fino a Gerusalemme, fino alla croce”. Un momento che traccia una strada per ogni cristiano: “Ci insegna quanto è importante stare con Gesù, anche quando non è facile capire tutto quello che dice e che fa per noi. È stando con Lui, infatti, che impariamo a riconoscere sul suo volto la bellezza luminosa dell’amore che si dona, anche quando porta i segni della croce”. E “la contemplazione del volto di Dio… ci deve spingere al servizio degli altri”.

Damiano Mattana: