C'era il tutto esaurito nel Croke Stadium di Dublino, dove Papa Francesco ha concluso la prima delle sue due giornate irlandesi dedicate alla Famiglia. Sono giunti da 114 Paesi (per un totale di 75 mila persone secondo gli organizzatori) i nuclei familiari accorsi nella capitale d'Irlanda per la Festa col Santo Padre, un momento di gioia, condivisione e preghiera costruito sul tema centrale di questo incontro: “Il Vangelo della famiglia gioia per il mondo”. Ed è proprio alle famiglie che Papa Francesco si è rivolto, allestendo il discorso chiave del suo viaggio sui fondamenti dell'Amoris laetitia e su un concetto semplice quanto veritiero: “La Chiesa è la famiglia dei figli di Dio. Una famiglia in cui si gioisce con quelli che sono nella gioia e si piange con quelli che sono nel dolore o si sentono buttati a terra dalla vita. Una famiglia in cui si ha cura di ciascuno, perché Dio nostro Padre ci ha resi tutti suoi figli nel Battesimo”. E, parlando a braccio in alcuni frangenti, l'invito del Santo Padre a far conferire ai neonati il loro primo sacramento è stato frequente: “C’è bisogno di invitare ciascuno alla festa!”.
La vocazione all'amore
Il Corke Stadium diventa in breve una sorta di cenacolo dedicato alle famigile, dove riflettere assieme al Pontefice e attendere quel dono di Spirito fondamentale per assolvere il ruolo missionario dell'essere famiglia: “Dio desidera che ogni famiglia sia un faro che irradia la gioia del suo amore nel mondo. Che cosa significa? Significa che noi, dopo aver incontrato l’amore di Dio che salva, proviamo, con o senza parole, a manifestarlo attraverso piccoli gesti di bontà nella routine quotidiana e nei momenti più semplici della giornata”. E questo, spiega Papa Francesco, vuol dire santità: “La vocazione all’amore e alla santità non è qualcosa di riservato a pochi privilegiati. Anche ora, se abbiamo occhi per vedere, possiamo scorgerla attorno a noi. E' silenziosamente presente nel cuore di tutte quelle famiglie che offrono amore, perdono e misericordia quando vedono che ce n’è bisogno, e lo fanno tranquillamente, senza squilli di trombe. Il Vangelo della famiglia è veramente gioia per il mondo, dal momento che lì, nelle nostre famiglie, Gesù può sempre essere trovato; lì dimora in semplicità e povertà, come fece nella casa della Santa Famiglia di Nazaret”.
Il perdono che guarisce
Il matrimonio cristiano e la vita familiare, spiega il Santo Padre, “vengono compresi in tutta la loro bellezza e attrattiva se sono ancorati all’amore di Dio”. Per questo “papà e mamme, nonni e nonne, figli e nipoti, tutti sono chiamati a trovare, nella famiglia, il compimento dell’amore. La grazia di Dio aiuta ogni giorno a vivere con un cuore solo e un’anima sola. Anche le suocere e le nuore! Nessuno dice che sia facile. E' come preparare un tè: è facile far bollire l’acqua, ma una buona tazza di tè richiede tempo e pazienza”. E, nella grazia di una vita familiare, non si può prescindere dal perdono: “E' un dono speciale di Dio che guarisce le nostre ferite e ci avvicina agli altri e a lui. Piccoli e semplici gesti di perdono, rinnovati ogni giorno, sono il fondamento sul quale si costruisce una solida vita familiare cristiana. Ci obbligano a superare l’orgoglio, il distacco e l’imbarazzo e a fare pace. E' vero, mi piace dire che nelle famiglie abbiamo bisogno di imparare tre parole: 'scusa', 'per favore' e 'grazie'”.
Reti spirituali e accoglienza d'amore
Seguendo il filo di una delle testimonianze riportate durante il suo discorso, Papa Francesco ha rivolto uno sguardo vigile sui social media, “non necessariamente un problema” ma anzi possibili benefici “se usati con moderazione e prudenza”. E, rivolgendosi ai partecipanti, chiede di formare “una rete spirituale, una trama di amicizia; e i social media possono aiutarvi a mantenere questo legame e allargarlo ad altre famiglie in tante parti del mondo”. Poi avvisa: “E' importante, tuttavia, che questi mezzi non diventino mai una minaccia alla vera rete di relazioni di carne e sangue, imprigionandoci in una realtà virtuale e isolandoci dai rapporti autentici che ci stimolano a dare il meglio di noi stessi in comunione con gli altri”. La famiglia, invece, rappresenta quella “sorgente di forza” che ci consente di far fronte anche alle situazioni peggiori, come la persecuzione e la violenza: “In ogni società le famiglie generano pace, perché insegnano l’amore, l’accoglienza e il perdono, i migliori antidoti contro l’odio, il pregiudizio e la vendetta che avvelenano la vita di persone e comunità”. In riferimento alla testimonianza degli iracheni Enass e Sarmaad, i quali hanno ricordato la figura del martire padre Ganni, il Pontefice ha spiegato che dopo la sua morte essi hanno appreso che “il male si può contrastare solo col bene e l’odio superare solo col perdono. In modo quasi incredibile, sono stati capaci di trovare pace nell’amore di Cristo, un amore che fa nuove tutte le cose”. Poi il Pontefice ringrazia Mary e Damian, genitori di dieci figli: “Ci avete detto che la chiave della vostra vita familiare è la sincerità. Capiamo dal vostro racconto quant’è importante continuare ad andare a quella fonte della verità e dell’amore che può trasformare la nostra vita: Gesù, che inaugurò il suo ministero pubblico a una festa di nozze. Lì, a Cana, cambiò l’acqua in un nuovo e dolce vino che consentì di proseguire magnificamente la gioiosa celebrazione. Così è con l’amore coniugale. Il vino nuovo comincia a fermentare durante il tempo del fidanzamento, necessario ma passeggero, e matura lungo la vita matrimoniale in un mutuo dono di sé, che rende gli sposi capaci di diventare, da due, 'una sola carne'”.
La speranza della Chiesa e del mondo
“Le famiglie – ha esortato il Papa – sono ovunque chiamate a continuare a crescere e andare avanti, pur in mezzo a difficoltà e limiti, proprio come hanno fatto le generazioni passate… Le nostre famiglie sono tesori viventi di memoria, con i figli che a loro volta diventano genitori e poi nonni. Da loro riceviamo l’identità, i valori e la fede. Lo abbiamo visto in Aldo e Marissa (un'altra coppia salita sul palco per riportare la propria testiomnianza, ndr), sposi da più di cinquant’anni. Il loro matrimonio è un monumento all’amore e alla fedeltà! I loro nipotini li mantengono giovani; la loro casa è piena di allegria, di felicità e di balli. Il loro amore vicendevole è un dono di Dio, un dono che stanno trasmettendo con gioia ai loro figli e nipoti”. Per questo, avverte, “una società che non valorizza i nonni è una società senza futuro. Una Chiesa che non ha a cuore l’alleanza tra generazioni finirà per mancare di ciò che veramente conta, l’amore. I nostri nonni ci insegnano il significato dell’amore coniugale e genitoriale”. E, per questo esempio, ha ringraziato Missy, una nomade, e la sua testimonianza: “Lei ci ha detto che, tra i nomadi, la famiglia è sempre stata una fonte di forza e di solidarietà”.
E, nel concludere il suo intervento, Papa Francesco ricorda che sono le famiglie “la vera speranza della Chiesa e del mondo” perché, “con la vostra testimonianza al Vangelo, potete aiutare Dio a realizzare il suo sogno. Potete contribuire a far riavvicinare tutti i figli di Dio, perché crescano nell’unità e imparino cosa significa per il mondo intero vivere in pace come una grande famiglia”.