“Questa terra rappresenta molto per la storia dell’umanità e per la Tradizione della Chiesa, non solo per il suo prestigioso passato storico… ma anche perché tanti Patriarchi vissero in Egitto o lo attraversarono”. Con queste parole Papa Francesco si è rivolto alle autorità egiziane, aprendo il suo secondo discorso nella terra dei faraoni, dopo la Conferenza internazionale per la Pace all’ateneo di Al-Azhar. “Qui Dio si è fatto sentire, ‘ha rivelato il suo nome a Mosè’ e sul monte Sinai ha affidato al suo popolo e all’umanità i Comandamenti divini”, ha proseguito il Santo Padre ricordando come l’ospitalità che, a suo tempo, venne concessa a Gesù e alla sua famiglia, è la stessa riservata oggi a “milioni di rifugiati provenienti da diversi Paesi… che con lodevole impegno si cerca di integrare nella società egiziana”.
Ed è proprio da questa terra, che “a motivo della sua storia e della sua particolare posizione geografica, occupa un ruolo insostituibile nel Medio Oriente e nel contesto dei Paesi che cercano soluzioni a problemi acuti e complessi”, il Pontefice ha lanciato il suo messaggio di pace, non solo per l’Egitto ma “per tutta questa regione, in particolare per Palestina e Israele, per la Siria, per la Libia, per lo Yemen, per l’Iraq, per il Sud Sudan, pace a tutti gli uomini di buona volontà!”. L’Egitto, ha proseguito Bergoglio, “ha quindi un compito singolare: rafforzare e consolidare anche la pace regionale, pur essendo, sul proprio suolo, ferito da violenze cieche”. Questo Paese è chiamato a “questo destino e questo compito”, che costituisce anche “il motivo che ha portato il popolo a sollecitare un Egitto dove non manchino a nessuno il pane, la libertà e la giustizia sociale”. Per questo, ha concluso Papa Francesco, “l’Egitto è chiamato a condannare e a sconfiggere ogni violenza e ogni terrorismo… dimostrando che si può credere e vivere in armonia con gli altri, condividendo con loro i valori umani fondamentali e rispettando la libertà di fede di tutti”.
Bergoglio ad Al-Azhar: “Solo la pace è santa”
“Dal male scaturisce solo male e dalla violenza solo violenza, in una spirale che finisce per imprigionare“. Lo ha detto papa Francesco durante il suo discorso alla Conferenza internazionale per la Pace organizzata al Cairo dall’Università di Al-Azhar. Il Pontefice ha sottolineato che “non vi sarà pace senza un’educazione adeguata delle giovani generazioni. E non vi sarà un’educazione adeguata per i giovani di oggi se la formazione loro offerta non sarà ben rispondente alla natura dell’uomo, essere aperto e relazionale“.
Nel suo intervento, Bergoglio ha ricordato che “la violenza è la negazione di ogni autentica religiosità. Volgendo idealmente lo sguardo al Monte Sinai, vorrei riferirmi a quei comandamenti, là promulgati, prima di essere scritti sulla pietra. Al centro delle ‘dieci parole’ risuona, rivolto agli uomini e ai popoli di ogni tempo, il comando ‘non uccidere’“.
Il Santo Padre ha quindi invitato a ripetere “un ‘no’ forte e chiaro ad ogni forma di violenza, vendetta e odio commessi in nome della religione o in nome di Dio. Insieme affermiamo l’incompatibilità tra violenza e fede, tra credere e odiare. Insieme dichiariamo la sacralità di ogni vita umana contro qualsiasi forma di violenza fisica, sociale, educativa o psicologica”. I leader religiosi sono chiamati “a smascherare la violenza che si traveste di presunta sacralità. Siamo tenuti a denunciare le violazioni contro la dignità umana e contro i diritti umani, a portare alla luce i tentativi di giustificare ogni forma di odio in nome della religione e a condannarli come falsificazione idolatrica di Dio. Solo la pace è santa e nessuna violenza può essere perpetrata in nome di Dio, perché profanerebbe il suo Nome“.
La religione “non è certo solo chiamata a smascherare il male; ha in sé la vocazione a promuovere la pace, oggi come probabilmente mai prima. Senza cedere a sincretismi concilianti , il nostro compito è quello di pregare gli uni per gli altri domandando a Dio il dono della pace, incontrarci, dialogare e promuovere la concordia in spirito di collaborazione e amicizia”.
Per prevenire i conflitti ed edificare la pace, ha sottolineato il Papa, “è fondamentale adoperarsi per rimuovere le situazioni di povertà e di sfruttamento, dove gli estremismi più facilmente attecchiscono, e bloccare i flussi di denaro e di armi verso chi fomenta la violenza. Ancora più alla radice è necessario arrestare la proliferazione di armi che, se vengono prodotte e commerciate, prima o poi verranno pure utilizzate. Solo rendendo trasparenti le torbide manovre che alimentano il cancro della guerra se ne possono prevenire le cause reali”
Nel campo del dialogo specialmente quello interreligioso, ha evidenziato, “siamo sempre chiamati a camminare insieme, nella convinzione che l’avvenire di tutti dipende anche dall’incontro tra le religioni e le culture”, Per “aiutare il dialogo”, il Papa ha indicato tre “orientamenti fondamentali“: “il dovere dell’identità“, perché “non si può imbastire un dialogo vero sull’ambiguità”; “il coraggio dell’alterità“, perché “chi è differente da me, culturalmente o religiosamente, non va visto e trattato come un nemico, ma accolto come un compagno di strada”; “la sincerità delle intenzioni“, perché il dialogo “non è una strategia per realizzare secondi fini, ma una via di verità”.
La giornata
Il programma Alle 17.20 la visita al Patriarcato copto-ortodosso e l’incontro col patriarca Tawadros II, insieme al quale il Papa si recherà nella vicina chiesa di San Pietro, bersagli l’11 dicembre scorso di un attentato rivendicato dall’Isis, con decine di morti e feriti.
Il resto del programma
Riportiamo di seguito il programma di sabato 29 aprile:
10.00 Santa Messa
12.15 Pranzo con i Vescovi egiziani ed il Seguito Papale
15.15 Incontro di preghiera con il clero, i religiosi/e ed i seminaristi
Cerimonia di congedo
17.00 Partenza in aereo dall’Aeroporto de Il Cairo
20.30 Arrivo all’aeroporto di Roma/Ciampino
Per il programma completo clicca qui
in aggiornamento