Sono passati sette anni dall'uccisione di Shahbaz Bhatti, il ministro per le minoranze del Pakistan che si spese per la causa di Asia Bibi e per questo fu assassinato da un estremista islamico.
L'udienza
Oggi il suo ricordo vive grazie anche all'attività dell'associazione “Missione Shahbaz Bhatti” che aiuta le vittime di discriminazione religiosa nel Paese asiatico. Ringraziando il fratello del ministro ucciso, Paul, Papa Francesco ha detto ai presenti di auspicare che “sostenuti dalla preghiera e dalla solidarietà fattiva di tanti, possiate estendere la vostra azione in tutte le zone del Pakistan dove i cristiani e le altre minoranze sono più presenti e, purtroppo, anche discriminati e fatti oggetto di soprusi e violenze“. Un impegno da proseguire nel solco di quanto fatto dal ministro assassinato 7 anni fa: “Possa – ha detto il Pontefice – il vostro segno distintivo essere sempre quello che brilla nella testimonianza di Shahbaz Bhatti e di tanti altri martiri del nostro tempo, vale a dire la fede umile e coraggiosa nel Signore Gesù e la capacità di mettere amore dove c’è odio”.
Il pensiero al Pakistan
Sempre più cristiani vivono sulla propria pelle le conseguenze della discriminazione e della persecuzione per ragioni religiose. Secondo il Papa, “uno dei frutti delle sofferenze dei cristiani è il moltiplicarsi di gruppi e associazioni – come la vostra – che gettano ponti di fraternità attraverso il mondo, superando differenze di lingua, di cultura e a volte anche di religione”. “Ponti di fraternità – ha proseguito Bergoglio – prima di tutto tra le stesse Chiese e comunità ecclesiali, che lo Spirito anima sempre più a camminare insieme nel servizio alla pace e alla giustizia” e che uniscono “pure con altri credenti, per favorire rapporti di rispetto e di fiducia reciproca”. Francesco ha concluso il suo discorso, chiedendo ai delegati della “Missione Shahbaz Bhatti” di far sapere ai cristiani perseguitati che inconteranno una volta tornati in patria che “Il Papa pensa al Pakistan”.