Il Papa: “L’Eucaristia è dono: chi pensa solo a sé stesso non è libero”

Nella Solennità del Corpus Domini, il Santo Padre consegna tre livelli di riflessione sul senso stesso dell'Eucaristia. E ricorda: "La libertà non è nelle casseforti"

Corpus Domini Eucaristia
Foto di Thays Orrico su Unsplash

Partire dalla benedizione del pane “per riflettere sulle tre dimensioni del Mistero che stiamo celebrando: il ringraziamento, la memoria e la presenza”. Così Papa Francesco nell’omelia della Santa Messa nella Solennità del Corpus Domini. Tre dimensioni per tre parole, ognuna delle quali intrisa di un significato che restituisce, nel suo complesso, il senso stesso dell’Eucaristia. Del resto, questa stessa parola “vuole proprio dire ‘grazie’: ‘ringraziare’ Dio per i suoi doni, e in questo senso il segno del pane è importante. È l’alimento di ogni giorno, con cui portiamo all’Altare tutto ciò che siamo e che abbiamo: vita, opere, successi, e anche fallimenti, come simboleggia la bella usanza di alcune culture di raccogliere e baciare il pane quando cade a terra. Per ricordarsi che è troppo prezioso per essere buttato, anche dopo che è caduto”.

L’insegnamento dell’Eucaristia

Quello dell’Eucaristia è quindi un insegnamento a benedire, ma anche “ad accogliere e baciare, sempre, in rendimento di grazie, i doni di Dio, e questo non solo nella celebrazione: anche nella vita”. Non sprecare cose o talenti donati dal Signore, perdonare e anche aiutare chi cade a rialzarsi: tutto, ricorda il Santo Padre, “è dono e nulla può andare perduto, perché nessuno può rimanere a terra, e tutti devono avere la possibilità di rialzarsi e di riprendere il cammino. E noi possiamo fare questo anche nella vita quotidiana, svolgendo il nostro lavoro con amore, con precisione, con cura, con precisione, come un dono e una missione“. Ogni atteggiamento aggiunto al nostro rendere grazie può essere definito “eucaristico”. Proprio perché insegna “a cogliere il valore di ciò che facciamo, e di ciò che offriamo”.

La libertà vera

Benedire il pane significa fare memoria. In primis per “rivivere la Pasqua di Cristo, la sua Passione e Risurrezione, con cui ci ha liberato dal peccato e dalla morte”. Ma anche “fare memoria della nostra vita, fare memoria dei nostri successi, fare memoria dei nostri sbagli, fare memoria di quella mano tesa del Signore che sempre ci aiuta a sollevarci, fare memoria della presenza del Signore nella nostra vita”. Non è libertà quella esercitata da colui che pensa a sé stesso a dispetto degli altri. Piuttosto “è una schiavitù nascosta, una schiavitù che ci rende più schiavi ancora”.

Del resto, ricorda il Santo Padre, “la libertà non si incontra nelle casseforti di chi accumula per sé, né sui divani di chi pigramente si adagia nel disimpegno e nell’individualismo: la libertà si incontra nel cenacolo dove, senza alcun altro motivo che l’amore, ci si china davanti ai fratelli per offrire loro il proprio servizio, la propria vita, come ‘salvati'”.

Il Pane Eucaristico

Il terzo passaggio ci ricorda che “il pane Eucaristico è presenza reale”, proprio perché “ci parla di un Dio che non è lontano, che non è geloso, ma vicino e solidale con l’uomo; che non ci abbandona, ma ci cerca, ci aspetta e ci accompagna, sempre, al punto da mettersi, indifeso, nelle nostre mani. E questa sua presenza invita anche noi a farci prossimi ai fratelli là dove l’amore ci chiama”. Un pane di cui, nel nostro mondo, c’è ancora oggi un bisogno infinito.