Papa: “Dobbiamo chiedere a Gesù di insegnarci a pregare”

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Il Padre Nostro. Intorno alla preghiera che Gesù ha insegnato ai suoi discepoli si snoda il nuovo ciclo di catechesi di Papa Francesco iniziato nell'udienza generale di oggi, nell'Aula Paolo VI.

Gesù non diventa ostaggio della gente

Il Vescovo di Roma sottolinea che San Marco nel Vangelo spiega che Gesù, nonostante l'impellenza della sua missione, “sente il bisogno di appartarsi nella solitudine e di pregare”. Lo testimonia quando racconta della giornata inaugurale del Salvatore a Cafarnao. C'erano folle oceaniche ad attenderlo, perché “Gesù è al centro di tutto, l’atteso dalle genti, l’esito della speranza di Israele”. “Eppure lui si svincola”, ha commentato Francesco: “Non finisce ostaggio delle attese di chi ormai lo ha eletto come leader. E’ un pericolo dei leader attaccarsi troppo alla gente, non prendere distanza. Gesù se ne accorge, e non finisce ostaggio della gente. Fin dalla prima notte di Cafarnao, dimostra di essere un Messia originale”.

Gesù pellegrino

Il Pontefice prosegue poi il racconto evangelico: “Nell’ultima parte della notte, quando ormai l’alba si annuncia, i discepoli lo cercano ancora, ma non riescono a trovarlo. Dov’è?”. Quindi “Pietro finalmente lo rintraccia in un luogo isolato, completamente assorto in preghiera. Gli dice: ‘Tutti ti cercano!’. L’esclamazione sembra essere la clausola apposta ad un successo plebiscitario, la prova della buona riuscita di una missione. Ma Gesù dice ai suoi che deve andare altrove; che non è la gente a cercare lui, ma è anzitutto Lui a cercare gli altri. Per cui non deve mettere radici, ma rimanere continuamente pellegrino sulle strade di Galilea. E anche pellegrino verso il Padre, cioè pregando. In cammino di preghiera. Gesù prega”.

La notte del Getsemani

Gesù pregava nei momenti pubblici, “condividendo la liturgia del suo popolo”, osserva il Papa, ma “cercava anche luoghi raccolti, separati dal turbinio del mondo”. “In qualche pagina della Scrittura sembra essere anzitutto la preghiera di Gesù, la sua intimità con il Padre, a governare tutto – commenta Papa Francesco – Lo sarà soprattutto nella notte del Getsemani. L’ultimo tratto del cammino di Gesù (in assoluto il più difficile tra quelli che fino ad allora ha compiuto) sembra trovare il suo senso nel continuo ascolto che Gesù rende al Padre. Una preghiera sicuramente non facile, anzi, una vera e propria 'agonia', nel senso dell’agonismo degli atleti, eppure una preghiera capace di sostenere il cammino della croce”.

“Gesù, insegnaci a pregare”

E Gesù “non è geloso della sua intimità con il Padre”, spiega Papa Bergoglio. Ecco allora che quando i discepoli gli chiedono di insegnar loro a pregare, lui non si tira indietro. Il Santo Padre spiega che “Gesù è maestro di preghiera dei suoi discepoli, come sicuramente vuole esserlo per tutti noi. Anche se forse preghiamo da tanti anni, dobbiamo sempre imparare! L’orazione dell’uomo, questo anelito che nasce in maniera così naturale dalla sua anima, è forse uno dei misteri più fitti dell’universo. E non sappiamo nemmeno se le preghiere che indirizziamo a Dio siano effettivamente quelle che Lui vuole sentirsi rivolgere”. Con questa consapevolezza, il Papa conclude dunque che “iniziando questo ciclo di catechesi sulla preghiera di Gesù, la cosa più bella e più giusta che tutti quanti dobbiamo fare è di ripetere l’invocazione dei discepoli: 'Maestro, insegnaci a pregare!'”. E “lui sicuramente non lascerà cadere nel vuoto la nostra invocazione”.

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