Credit: ALESSIA MASTROPIETRO
“I giovani sono spesso tra i poveri del nostro tempo: poveri di risorse, di opportunità e di futuro”. A denunciarlo è stato Papa Francesco, ricevendo in udienza in Vaticano un gruppo di amministratori delegati di grandi imprese e banche. “Le grandi imprese condizionano anche le sorti dei governi. Non dimenticatevi dei più poveri e degli scartati”, ha detto il Pontefice.
“Le grandi imprese, infatti, oltre alle scelte del consumo, del risparmio e della produzione, condizionano anche le sorti dei governi, le politiche pubbliche nazionali e internazionali, la sostenibilità dello sviluppo”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza un gruppo di amministratori delegati di grandi imprese e banche ha fatto notare che “le grandi imprese sono soggetti che incidono sulle dinamiche dei rapporti internazionali”, in quanto prendono “decisioni che hanno impatto su migliaia e migliaia di lavoratori e di investitori, e sempre più su scala globale. Il potere economico si intreccia con quello politico”, la tesi di Francesco, secondo il quale “oggi più che mai l’economia è più grande dell’economia”. Tre le sfide indicate ai presenti: la cura dell’ambiente, la cura dei poveri e la cura dei giovani.
“Porre al centro della vostra attenzione e della vostra responsabilità l’ambiente e la terra. Siamo in un tempo di grave crisi ambientale, che dipende da molti soggetti e da molti fattori, comprese anche le scelte economiche e imprenditoriali di ieri e di oggi”, ha ribadito Francesco: “Non basta più rispettare le leggi degli Stati, che procedono troppo lentamente: occorre innovare anticipando il futuro, con scelte coraggiose e lungimiranti che possano essere imitate. L’innovazione dell’imprenditore oggi dev’essere in primo luogo innovazione nella cura della casa comune”.
“Non dimenticatevi dei più poveri e degli scartati”. Lo ha chiesto il Papa ad un gruppo di amministratori delegati di grandi imprese e banche, ricevuti oggi in udienza. “L’economia circolare è diventata una parola-chiave, che invita a riutilizzare e riciclare gli scarti”, ha osservato Francesco: “Mentre però ricicliamo le materie e gli scarti dei materiali, non abbiamo ancora imparato – permettetemi l’espressione – a ‘riciclare’ e non scartare le persone, i lavoratori, soprattutto i più fragili, per i quali vige spesso la cultura dello scarto”. “Siate diffidenti verso una certa meritocrazia che viene usata per legittimare l’esclusione dei poveri, giudicati demeritevoli, fino a considerare la povertà stessa come colpa”, il monito del Papa: “E non accontentatevi di un po’ di filantropia, è troppo poco: la sfida è includere i poveri nelle aziende, farli diventare risorse per un vantaggio comune. È possibile. Sogno un mondo in cui gli scartati possano diventare protagonisti del cambiamento – ma mi pare che questo lo abbia già realizzato un certo Gesù, non vi pare?”.
“I giovani sono spesso tra i poveri del nostro tempo: poveri di risorse, di opportunità e di futuro. E questo, paradossalmente, sia dove sono tantissimi, ma mancano i mezzi, sia dove sono sempre più pochi – come ad esempio in Italia, perché non c’è nascita qui – e i mezzi ci sarebbero”, ha proseguito Francesco. “Non si apprende nessun lavoro senza l’ospitalità aziendale, che significa accogliere generosamente i giovani anche quando non hanno l’esperienza e le competenze richieste, perché ogni lavoro si impara solo lavorando”, la tesi del Papa, che ha incoraggiato i presenti “a essere generosi, ad accogliere i giovani nelle vostre imprese, dando loro un anticipo di futuro per non far perdere la speranza a un’intera generazione”. “Fare scelte coraggiose, a vantaggio dell’ambiente, dei poveri e dei giovani”, l’invito finale: “Sarà l’investimento, anche economico, più fruttuoso”.
Fonte: AgenSIR
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