Il Papa: “Fare il bene senza recriminazioni, anche di fronte alle chiusure”

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Il “grande viaggio” di Gesù verso la città santa di Gerusalemme inizia con una decisione, arrivata “mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto”. Lo ricorda Papa Francesco nell’Angelus domenicale, ricordando che Cristo partì con la consapevolezza che, in quella città, lo avrebbero atteso “il rifiuto e la morte… Sa che dovrà soffrire molto; e ciò esige una ferma decisione”. La stessa che siamo chiamati a prendere nel momento in cui scegliamo di essere suoi discepoli, senza essere “cristiani all’acqua di rose”. Nel corso del viaggio, Gesù rifiuta di essere coinvolto nel desiderio di vendetta di due discepoli, sdegnati dal rifiuto dell’accoglienza da parte di un villaggio di samaritani. “Il ‘fuoco’ che Lui è venuto a portare sulla terra è un altro, è l’Amore misericordioso del Padre. E per far crescere questo fuoco ci vuole pazienza, ci vuole costanza, ci vuole spirito penitenziale”.

Il Papa: “Fare il bene senza recriminazioni”

La stessa ira che si accese nei discepoli, è quella che potrebbe pervaderci nel momento in cui, “pur facendo del bene, magari con sacrificio, anziché accoglienza troviamo una porta chiusa”. Una condizione che può portare rabbia, ovvero una direzione altra rispetto alla via percorsa da Gesù. Egli, ricorda Papa Francesco, segue la via “della ferma decisione di andare avanti, che, lungi dal tradursi in durezza, implica calma, pazienza, longanimità, senza tuttavia minimamente allentare l’impegno nel fare il bene”. Non si tratta di debolezza ma, al contrario, di forza interiore. Lasciarsi trasportare dalla rabbia è più facile che riuscire a dominarsi: “Quando troviamo delle chiusure, dobbiamo volgerci a fare il bene altrove, senza recriminazioni. Così Gesù ci aiuta a essere persone serene, contente del bene compiuto e che non cercano le approvazioni umane”.

Fervore e debolezza

L’interrogativo riguarda perciò il nostro percorso. E se, davanti alle contrarietà, riusciamo a dominare le incomprensioni e a chiedere la sua fermezza nel fare del bene. Oppure, “se cerchiamo conferme negli applausi, finendo per essere aspri e rancorosi quando non li sentiamo”. La ricerca dell’approvazione altrui, cercando gli applausi, non significa fare del bene per il servizio: “A volte – conclude Papa Francesco – pensiamo che il nostro fervore sia dovuto al senso di giustizia per una buona causa, ma in realtà il più delle volte non è altro che orgoglio, unito a debolezza, suscettibilità e impazienza”.

Damiano Mattana: