Dopo il racconto della moltiplicazione dei pani, oggi, e per le tre prossime domeniche, continueremo la lettura del capitolo 6 del vangelo di Giovanni, una lunga catechesi sul significato del “segno” (miracolo) operato da Gesù. Rientrati dai pressi di Tiberiade, siamo adesso a Cafàrnao, nella sinagoga (v. 59). Ricordiamo il contesto. Dopo il miracolo “Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”, mentre i suoi discepoli, sul fare della sera, salirono sulla barca e si avviarono verso Cafàrnao. La liturgia ha saltato questa seconda unità del capitolo (6,16-21), che racconta l’episodio di Gesù che, camminando sulle acque, raggiunge i suoi discepoli sulla barca.
La riflessione sul “segno” è presentata in forma di dialogo tra la folla e Gesù. Troviamo tre domande e una richiesta della folla, alle quali Gesù risponde con altrettanti interventi.
Questa prima parte del dialogo si conclude con la “preghiera” della folla: “Signore, dacci sempre questo pane”. Ma quale pane?! Gesù risponde con una rivelazione: “Io sono il pane della vita!” Io sono (“Egō eimì”, in greco) è una allusione al nome di Dio!
Fin qui si direbbe che la folla manifesta una certa ricettività. In fin dei conti, ha cercato Gesù, ha chiesto delle spiegazioni e ha formulato una specie di “preghiera”. Notiamo comunque una persistente ambiguità di fondo. Mentre Gesù cerca di portali alla lettura spirituale, profonda, del “segno” miracoloso, la folla rimane fissata sul pane materiale. Vedremo cosa succederà nelle prossime tre “puntate”. Non possiamo comunque giudicarli e tanto meno condannarli poiché loro non sono che lo specchio della nostra realtà!
Cerchiamo di approfondire il “segno”, chiedendo al Padre di attirarci verso Gesù. Egli ci dirà domenica prossima: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato (v. 44). Facciamo questo lavoro di approfondimento attraverso tre vocaboli o concetti che sintetizzano il dialogo tra Gesù e la folla: la ricerca, l’opera e il pane.
Ma “non di solo pane vive l’uomo”! La Parola di Dio ci invita a prendere coscienza dei diversi tipi di fame che ci sono nel nostro cuore e di come e con che cosa li stiamo saziando. Gesù si propone come il “Pane della vita” che sazia la fame e la sete di vita che portiamo dentro di noi. Gesù non sta ancora parlando dell’eucaristia, ma di se stesso come la parola discesa dal cielo. “La Parola si fece carne” (Giovanni 1,14). Possiamo allora pregare in verità come folla del vangelo: “Signore, dacci sempre questo pane”, il Pane che sei tu, Parola del Padre, discesa dal Cielo!
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