L’errore di “colpire il terzo settore” in pandemia

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E’ universalmente riconosciuto l’apporto sociale del terzo settore in pandemia. Eppure il contributo solidale del volontariato rischia ora di essere ingiustamente penalizzato. “Agli effetti devastanti della crisi derivata dalla pandemia si è aggiunta l’insensibilità della politica. Che, invece di sostenere le attività degli enti del terzo settore, ha voluto colpirli”. È il grido d’allarme al Sir del Forum nazionale del terzo settore. “In questi mesi abbiamo ascoltato più volte parole di apprezzamento per l’opera svolta dal volontariato. Da parte di molti esponenti politici. Dobbiamo purtroppo constatare che non sono seguiti i fatti“. Per questo “ci appelliamo al premier Mario Draghi perché nel 2022 si cambi passo. Altrimenti centinaia di piccole e piccolissime associazioni correranno il rischio di scomparire. E la tenuta sociale del paese si indebolirà in una situazione già di crisi”, afferma Vanessa Pallucchi. Portavoce del Forum nazionale del terzo settore.

Sussidiarietà in pandemia

Quello che si sta concludendo è stato, infatti, un anno molto difficile per le oltre 350 mila organizzazioni non profit italiane. Associazioni. Organizzazioni di volontariato. Imprese e cooperative sociali. Quotidianamente in prima linea in innumerevoli attività di impegno civico e sociale. Gli effetti della pandemia hanno colpito soprattutto le iniziative legate alla socialità. Alla cultura. All’educazione. Molti enti si sono rapidamente riconvertiti. Per rispondere alle nuove emergenze sociali e sanitarie. Ma altri hanno dovuto chiudere. Per difficoltà oggettive dovute all’impossibilità di continuare a fare sul campo quel lavoro di relazione e coesione nelle comunità. Ma anche per “le incertezze sulle nuove norme e sul regime fiscale”, precisa il Forum del terzo settore. Le regole, cioè, che gli enti dovranno assumere con la riforma del terzo settore. Un ridefinizione normativa del volontariato che “rimane in parte inattuata”.

Giacomo Galeazzi: