Pandemia a Gibuti, la Chiesa soccorre chiunque abbia bisogno

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Gibuti è un Paese musulmano in cui non è concesso alla Chiesa cattolica fare evangelizzazione aperta. Ma le è permesso operare nel sociale. Gibuti è un piccolo stato incuneato tra Eritrea, Etiopia e Somalia. Ex colonia francese, è indipendente dal 1977. Covid-19. Devastanti inondazioni. Infestazione di locuste. Sono stati i tre fattori che hanno scatenato la crisi ed aggravato i principali pilastri dell’economia. A Gibuti la solidarietà si concretizza nella rete di aiuti internazionali che la Caritas distribuisce alle fasce della popolazione più deboli.

Crisi a Gibuti

A Gibuti opera Sara Ben Rached, volontaria e responsabile di Caritas Somalia e operatrice di Caritas Gibuti insieme a monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico della Somalia. Racconta Sara Ben Rached a Fides:”La società sembra essersi divisa in due fazioni. Da una parte le persone più ricche e istruite che rispettano le misure di precauzione imposte dal governo. Dall’altra la fascia più numerosa delle collettività che tende a non rispettare le misure preventive. Complici anche i nuclei familiari molto numerosi. Che credono poco o affatto all’esistenza di una emergenza pandemica a livello mondiale.”

Aiuti per l’infanzia

Caritas Gibuti ha portato avanti un progetto per la tutela di 80 bambini dai 6 ai 18 anni. Solitamente minori di strada che hanno soggiornato nella struttura Caritas durante tutto il periodo di quarantena. “Con i bambini abbiamo svolto attività ricreative. Senza mai fargli abbandonare la struttura. Garantendo loro cibo, cure mediche e assistenza qualificata. Sia di giorno che di notte- spiega Sara Ben Rached-. Questo progetto ha comportato enormi sforzi dovuti alla natura inquieta dei bambini. Amplificati dopo le alluvioni di fine aprile 2020 che hanno allagato la sede del progetto. Tuttavia la carità delle persone è stata ed è notevole”.

Tendere la mano

Aggiunge la responsabile della Caritas Gibuti:”Possiamo contare sull’aiuto di tanti cittadini privati. Dei militari italiani, tedeschi, spagnoli e francesi. Sempre pronti a tendere una mano con donazioni di cibo e merci o aiuti diretti. A Gibuti si sta sempre più riscoprendo e rafforzando il concetto della solidarietà reciproca. Dell’assistenza da parte del prossimo e del vicino. A prescindere dalle reali capacità economiche. Dal punto di vista sociale questa emergenza ci sta spingendo alla riscoperta dei valori umani di base. Al rinsaldamento dei rapporti interpersonali. E al ridimensionamento della frenesia della vita moderna”.

Gianluca Franco: