Emergenza Pakistan. Il caso del cattolico pakistano Imran Masih è incluso nel Rapporto della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (“Libera i tuoi prigionieri”) sui cristiani ingiustamente detenuti per la loro fede. Il Rapporto riporta casi specifici relativi, fra l’altro, a Cina, Eritrea e Nigeria, oltre allo stesso Pakistan.
Il codice penale del Pakistan
Imran Masih è un cattolico di Faisalabad, condannato all’ergastolo per blasfemia. Dopo che testimoni oculari avevano affermato che nel luglio 2009 avrebbe dato fuoco a libri contenenti versetti del Corano. Lo scorso 15 dicembre, riferisce Acs, l’Alta Corte di Lahore lo ha assolto dalle due accuse a suo carico. E cioè aver profanato il Corano. E aver deliberatamente ferito i sentimenti dei musulmani.
Contraddizioni
Acs ha raccolto il raccolto del legale dell’uomo ingiustamente detenuto. Masih era ancora un adolescente quando sarebbe avvenuto il fatto. Durante i lunghi anni di reclusione, nella prigione centrale di Faisalabad, i genitori “morirono di dolore” per la pena. Già a giugno l’avvocato Sandhu aveva informato la fondazione pontificia di “sostanziali contraddizioni” nelle dichiarazioni dei testimoni. Riguardo alla data e all’ora del presunto crimine commesso da Masih. Mentre puliva la libreria che gestiva ad Haq Favid Chowk a Hajveri, Faisalabad.
I dubbi sui testimoni oculari
Il legale si chiede come i testimoni oculari abbiano potuto leggere l’arabo dei testi. E aggiunge che “in Pakistan spesso accade che l’imputato venga prima arrestato. E poi raccolte e verificate le prove a suo carico“. Sandhu ha elogiato la decisione dell’Alta Corte di Lahore. Sostiene che molti giudici temono una reazione ostile da parte delle folle islamiste. Decise a punire gli accusati di blasfemia. Specialmente gli appartenenti alle minoranze religiose.
Diritto violato
Le leggi sulla blasfemia, di fatto, minacciano e indeboliscono i diritti dei cittadinipakistani, indipendentemente dalla loro religione. Il Pakistan, Paese a stragrande maggioranza musulmano (circa il 96% della popolazione), riconosce l’islam come religione di Stato. Sulla carta stabilisce la libertà di professare qualunque credo, ma nella pratica questo diritto è continuamente violato.