Ieri ricorreva la giornata internazionale per l’abolizione delle schiavitù, per ricordare il 2 dicembre del 1949, data di approvazione da parte dell’Assemblea generale delle Convenzioni delle Nazioni Unite per la repressione del traffico di persone e dello sfruttamento della prostituzione altrui. E proprio ieri si è tenuto a Faisalabad – in Pakistan – un convegno intitolato “Sensibilizzare sui diritti delle donne e leggi del mercato del lavoro”.
Molte ong e attivisti hanno partecipato chiedendo al governo pakistano di controllare ritmi e modalità operative all’interno delle fornaci e dei mattonifici, dove molto spesso i diritti dei lavoratori vengono violati, di proteggere le lavoratrici domestiche e garantire la distribuzione dell’assegno di maternità. L’evento è stato promosso da Association of Women for Awarness and Motivation (Awam) e inquadrato nel programma per la parità di genere (Gep).
Sumera Salem – responsabile del Gep – ha invitato il “governo del Pakistan a inquadrare leggi e politiche di lavoro con tutte le parti interessate” e ad evitare una terminologia che risulti essere troppo generica in modo da evitare che venga fraintesa e che non dia la possibilità di “sfruttare”. “Nessuno deve essere tenuto in condizioni di schiavitù – conclude l’attivista per i diritti delle donne Zarfishan Nasir – tutte le forme moderne di schiavismo e il commercio di vite umane vanno proibite con forza”.