Nuove regole in Pakistan: da poco è stato proibita la traduzione di parole e nomi arabi islamici in inglese. Secondo quanto riferito dai media locali, il 4 giugno il primo ministro Nawaz Sharif avrebbe approvato un documento in cui si vieta la traduzione di termini come Allah, Masjid (moschea), Sala’t (preghiera) e Rasool (profeta). Una scelta approvata e appoggiata da molti leader musulmani senza però risparmiarsi le critiche di molti attivisti.
A detta del direttore del Centre for Legal Aid, Assistance and Settlement, Nasir Saeed, è difficile prevedere che tipo di impatto avrà questa decisione sull’intera società pakistana. “Tenendo conto della situazione attuale – ha dichiarato – dove estremismo, fondamentalismo e odio contro i cristiani e altre minoranze religiose è in aumento, c’è la possibilità che questa politica possa avere un effetto negativo, soprattutto sui non musulmani”.
Saeed fa inoltre notare che l’annuncio del premier è avvenuto un giorno prima dell’anniversario del colpo di Stato del generale Zia nel 1977, che destituì il Primo ministro eletto dando inizio a un’islamizzazione del Paese e delle sue leggi, “spingendo il Pakistan nelle tenebre”.