Ennesimo caso di intolleranza religiosa in Pakistan, per di più nei confronti di una persona psichiatrico. Yaqoob Masih, un 22enne pakistano di religione cristiana affetto da una forma di disabilità mentale, è in prigione per blasfemia. Il prossimo 19 giugno lo aspetta la prima udienza. È accusato di aver bruciato un libro contenente versetti del Corano, prestatogli da un guaritore spirituale musulmano. Un gruppo di persone lo ha prelevato, picchiato e poi trascinato dalla polizia. L’odio interreligioso però non si è limitato al brutale pestaggio. I cristiani di Mirpur Khas (provincia del Sindh), dove ha avuto luogo la vicenda, hanno paura per le possibili reazioni violente della comunità islamica, che ha minacciato di aggredire i membri della minoranza.
Yaqoob Masih, orfano di padre, fino allo scorso anno è stato curato all’ospedale psichiatrico di Hyderabad. Poiché il trattamento non funzionava, alcuni compaesani hanno suggerito alla madre che potesse essere afflitto da qualche forma di stregoneria, indirizzandola verso Molvi Talib Hussain, chierico musulmano e guaritore spirituale. Yaqoob ha così visitato più volte la “clinica” gestita da Hussain. Il 4 giugno scorso il ragazzo ha chiesto in prestito al guaritore un libretto islamico, dicendo di voler leggere qualcosa. Hussain gliel’ha dato e ha raccontato ai suoi amici dell’interesse mostrato da Yaqoob. I compagni, però, hanno rimproverato il guaritore per aver dato un libro con versetti del Corano a un cristiano. Insieme a un nutrito gruppo di persone, sono andati a casa di Yaqoob e hanno picchiato lui e le donne di casa, per farsi restituire il testo.
Dopo il pestaggio, Yaqoob ha detto di averlo bruciato. Il gruppo si è infuriato, lo ha picchiato ancora con brutalità e lo ha trascinato dalla polizia. Lo stesso giorno Hussain ha sporto denuncia contro di lui alla polizia di Mehmoodabad, accusandolo di blasfemia, nonostante nessuno abbia trovato traccia di pagine bruciate, né lo abbia visto compiere il gesto. Il 5 giugno – un venerdì – la notizia si è diffusa in tutta la città, scatenando la collera della comunità islamica. Un gruppo di musulmani si è riunito per aggredire la minoranza cristiana – composta da 25 famiglie in totale – ma la polizia è intervenuta in tempo per sedare la tensione. Tuttavia, molte persone sono fuggite per evitare ripercussioni.
Ranjha Masih, attivista cristiana, in una intervista ha assicurato che: “Questo tipo di incidenti aumentano giorno dopo giorno nel Paese, e questo colpisce la pace nella società”. “Lo Stato – spiega Masih – dovrebbe intervenire con attenzione e prendere misure concrete per minimizzare l’intolleranza e la disarmonia tra le comunità. Se Yaqoob Masih è colpevole, lo deciderà un processo. Gli altri cristiani della città sono innocenti – conclude – e le loro vite devono essere protette”.