Secolarizzazione. Se n'ĆØ parlato spesso del fenomeno di progressiva perdita della fede che riguarda l'Occidente. Ora lo fa, in un'intervista al Corriere della Sera, anche il card. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della Cultura. Il porporato osserva che “inĀ Occidente, anche in Italia, noi cattolici e in generale noi credenti dobbiamo essere consapevoli che siamo una minoranza“.
“Molti ecclesiastici lo rifiutano, quando lo dici ti fermano”, la riflessione del card. Ravasi, “vivono come se ancora fossimo in quei Paesi dove la domenica mattina suonavano le campane e la gente accorreva a Messa”. Secondo lui, “prevale l'indifferenza, l'irrilevanza del fenomeno religioso” “ĆØĀ il problema del secolarismo, o della secolarizzazione” e comporta “una forma di apatia religiosa. Che Dio esista o meno, ĆØĀ lo stesso. E questo comporta la caduta di un sistema etico: i valori sono autoprodotti”. Di fronte a questo fenomeno ci sono “due strade fondamentali: “la prima ĆØĀ ridursi a dire il minimo assoluto, religioso e morale”, ha spiegato Ravasi che perĆ²Ā rigetta questo percorso perchĆØĀ “la presenza dei credenti, anche se minima, dev'essere un urlo, non un sussurro”. La seconda strada indicava dal card. Ravasi ĆØĀ quella di “conservare il nucleo, il ke'rygma della fede, le grandi parole ultime: il Decalogo, il Discorso della Montagna, la veritĆ , la vita e la morte. Fare come San Paolo nell'Areopago di Atene, pur sapendo che ĆØĀ possibile anche il fallimento. La sconfitta e il rifiuto sono parte della dinamica dell'annuncio”.