Comincerà sabato 21 gennaio l’iter per l’elezione del nuovo Prelato dell’Opus Dei, chiamato a succedere a mons. Javier Echevarria, morto a Roma lo scorso 12 dicembre. Dopo la conferma da parte del Papa, il nuovo Prelato diventerà il terzo successore di san Josemaría Escrivá (1902-1975).
Il congresso elettivo
Sono 194 i fedeli della Prelatura coinvolti Congresso. I sacerdoti, tra i quali sarà eletto il Prelato, sono 94 provenienti da 45 Paesi. Le donne, che hanno una funzione consultiva ma non votano direttamente, sono 38, mentre sono 62 gli elettori laici. La scelta deve necessariamente ricadere su un sacerdote, che abbia compiuto quaranta anni, che sia membro del Congresso elettorale, incorporato alla Prelatura da almeno dieci anni e sacerdote da almeno cinque. Tra i possibili candidati sono numerosi
i vicari regionali della Prelatura (ovvero i rappresentanti del Prelato in ogni Paese o circoscrizione), ma anche altri sacerdoti che lavorano o hanno lavorato nei compiti di governo pastorale dell’Opus Dei a Roma o nelle 49 circoscrizioni di cui si compone attualmente la Prelatura.
I requisiti dei candidati
Gli Statuti dell’Opus Dei descrivono le diverse condizioni umane, spirituali e giuridiche che deve avere il Prelato per garantire il retto disimpegno dell’incarico: in sintesi, deve distinguersi nella virtù della carità, della prudenza, nella vita di pietà, nell’amore per la Chiesa e il suo Magistero, e nella fedeltà all’Opera; deve possedere una profonda cultura, sia nelle scienze ecclesiastiche che in quelle profane, e avere adeguate doti di governo pastorale. L’età media dei sacerdoti che possono essere eletti è di 65 anni. Il più anziano è don Fernando Valenciano, che ne ha 93 e fa parte dell’Opus Dei dal 1939. Il procedimento di elezione inizia sabato con una riunione del plenum del Consiglio per le donne della Prelatura, chiamato Assessorato centrale, e il 23 gennaio comincia il Congresso elettorale. Entrambe le riunioni sono precedute dalla Messa votiva dello Spirito Santo, quella dell’Assessorato sarà celebrata nella chiesa prelatizia di S. Maria della Pace, dove si conservano i resti mortali del fondatore.
Le votazioni
Si terranno nella sede del Collegio romano della S. Croce, dove risiedono i congressisti. Non è previsto un numero preciso di scrutini ogni giorno. Di fatto, i due congressi precedenti si sono risolti alla prima votazione, nel caso del beato Alvaro del Portillo, primo successore di S. Josemaria, all’unanimità. Il voto è segreto e per i primi 4 scrutini serve la maggioranza qualificata dei 2/3, al quinto basta la maggioranza assoluta, poi è previsto il ballottaggio tra i due più votati. Nell’Assessorato ogni membro formula liberamente una proposta con il nome o i nomi dei sacerdoti che ritiene più adatti alla carica di prelato. I membri del Congresso, tenendo conto delle proposte dell’Assessorato centrale, procedono alla votazione. Compiuta l’elezione, e accettata dall’eletto, questi – da se stesso o per mezzo di altri – deve richiedere la conferma del Romano Pontefice. Una volta eletto il Prelato, i congressisti si riuniscono per alcuni giorni per la designazione dei componenti dei consigli centrali che assistono il Prelato nel governo. Infine, i congressisti esaminano lo stato della Prelatura e delle attività apostoliche in tutto il mondo. Le proposte sono studiate in sessioni plenarie, che determinano le direttrici per il governo per il periodo di otto anni, fino al successivo Congresso generale ordinario.
Il vicario ausiliare
Di fatto si tratta di un’elezione diversa dalle precedenti, perché sia mons. Del Portillo che mons. Echevarria erano stati i più stretti collaboratori del Padre, come viene chiamato nell’Opus Dei il fondatore (e in seguito il Prelato). Ora, come ha spiegato in un’intervista il vicario ausiliare mons. Fernando Ocariz, è un processo più “normale”, la scelta è più ampia, non è un automatismo che vede eletto il numero due della Prelatura, anche se rimane uno dei candidati più autorevoli. “Stiamo vivendo questo periodo in un atteggiamento di preghiera, particolarmente rivolti allo Spirito Santo – ha detto ancora mons. Ocariz – Viviamo questi giorni molto uniti al Santo Padre Francesco e a tutta la Chiesa, della quale l’Opus Dei è una piccola parte. Com’è logico, è forte il sentimento di gratitudine per il lavoro pastorale e il buon esempio che ci ha lasciato mons. Javier Echevarría”. Tra i nomi che circolano con insistenza ci sono anche quelli del vicario generale, don Mariano Fazio, argentino e amico di Papa Francesco (di fatto il numero tre dell’Opera) ma anche di don José Javier Marcos, il vicario segretario centrale, ovvero colui che si occupa del lavoro della sezione femminile.
Dunque un’elezione che vede una rosa più ampia di candidati: “E’ un processo di maturazione dell’istituzione – spiega don Eduardo Baura, docente alla Pontificia Università della S. Croce – Finora la vicinanza dei due Prelati precedenti al fondatore aveva reso quasi scontata la scelta”. Addirittura nel caso del beato Alvaro c’erano stati espliciti “suggerimenti” di San Josemaria.
Ma qual è il peso del voto delle donne nell’elezione?
“Ha un valore consultivo, come è normale in questi processi canonici, non è vincolante giuridicamente ma ha un enorme valore morale, soprattutto se ha una larga maggioranza”.
E perché serve la conferma da parte del Papa?
“Perché è lui che nomina il Prelato. Per le diocesi c’è una procedura, che passa per la Conferenza episcopale, la nunziatura, la congregazione dei vescovi e arriva al Papa. Nel caso dell’Opus Dei, che ha carattere internazionale, gli Statuti, approvati dal Pontefice, prevedono che sia il Papa a verificare la correttezza del collegio elettorale e dell’elezione e che l’eletto abbia i requisiti necessari”.
Quanto tempo passa tra il voto e la conferma?
“Di solito non molto. Per mons. Echevarria la conferma arrivò il giorno successivo ma con la data dello scrutinio”.
Il prelato viene poi ordinato vescovo?
“Non è automatico, dal momento della conferma ha la piena potestà prelatizia ma l’eventuale ordinazione episcopale è una libera decisione del Pontefice”.
I numeri
Attualmente fanno parte dell’Opus Dei circa 92.600 persone di tutti i continenti. Il 57% sono donne, il resto uomini, il 70% sono sposati e il 30% celibi. I sacerdoti incardinati nella Prelatura sono 2083 (il 2,25%) mentre sono circa 1900 i sacerdoti incardinati nelle rispettive diocesi che fanno parte della Società Sacerdotale della S. Croce. Il messaggio fondamentale dell’Opus Dei è la ricerca della santità personale nelle condizioni in cui ciascuno si trova, cercando il rapporto con Dio nel lavoro, nella vita familiare e sociale e nelle normali attività quotidiane di qualsiasi altro cristiano, con gli stessi doveri e diritti.