E’ in crescita la persecuzione dei cristiani nel mondo. A gennaio, dal reportĀ dellāorganizzazione internazionale “Porte Aperte”, che ogni anno stila la lista nera dei 50 Paesi dove maggiormente i fedeli cristiani sono oppressi, vessati, discriminati, ma anche oggetto di abusi e violenze a causa della loro fede religiosa, si apprende che sono oltre 215 milioni i fedeli perseguitati, di cui 1 su 3 in maniera grave. Oggi, secondo un nuovo rapporto, intitolato āUnderstanding the recent movements of Christians leaving Syria and Iraqā, si viene a sapere che la popolazione cristiana totale dell’Iraq si sia ridotta dagli oltre 300.000 del 2014 ai 200.000-250.000 attuali (molti dei quali sono sfollati interni). Secondo le ong, in SiriaĀ la popolazione cristiana di circa 2 milioni nel 2011 si sia quasi dimezzata.
Il nuovo rapporto di “Porte Aperte”
“I fattori che hanno determinato la partenza includono la violenza dei conflitti, compresa la distruzione quasi totale di alcune cittĆ storicamente cristiane nella piana di Ninive (nel nord dell’Iraq), l’emigrazione di altri e la perdita di comunitĆ , il tasso dāinflazione, la perdita di opportunitĆ di lavoro e la mancanza di opportunitĆ educative“, osserva il rapporto. “Mentre la violenza diretta, come quella provocata dai movimenti del Daesh, sia in Iraq che in Siria, era il punto di forza per lo spostamento. La decisione finale di lasciare i paesi ĆØ stata rappresentata da un insieme di fattori nel tempo“.
L’80% della popolazione cristiana ĆØ in fuga
Dall’arrivo dell’Isis, tre anni fa, ilĀ nuovo rapporto afferma che tra il 50% e 80% della popolazione cristiana dell’Iraq e della Siria ĆØ emigrata dall’inizio della guerra siriana nel 2011. In realtĆ , la conquista delĀ Daesh rappresenta, de facto, solo il raggiungimento dell’apice di una tendenza giĆ cominciata, secondo il report, nel momento in cui i cristiani hanno sperimentato una “perdita globale di speranza per un futuro sicuro”. Non solo. Il dossier, infatti, sottolinea che i cristiani stabilitisi altrove, hanno “pochi incentivi” a tornare nei loro Paesi di origine. Diversi intervistati sono convintiĀ che “il Medio Oriente non ĆØ piĆ¹ una casa per i cristiani“.
L’aiuto dell’Unione Europea
“Porte Aperte” invitaĀ l’Unione Europea a contribuire a istituire un “meccanismo di denuncia e rendicontazione” per gestire i casi di persecuzione religiosa ed etnica e di discriminazione in Iraq e Siria. “La creazione di un tale meccanismo nazionale – si leggeĀ – ĆØ una soluzione a lungo termine che mira a ripristinare la fede in un sistema che garantisca che tutti gli appartenenti alle comunitĆ religiose ed etniche siano considerati cittadini come gli altri e dunque parimenti tutelati. Dissuadendo allo stesso tempo coloro che intraprendono azioni avverse contro queste comunitĆ ”
Le persecuzioni in Asia
Dai dati emerge un’evidente ascesa del nazionalismo religioso in alcune aree dellāAsia. Numeri sorprendenti, secondo Cristian Nanni, direttore di “Porte Aperte – Italia”: “un Paese come lāIndia sale al quindicesimoĀ posto a causa del nazionalismo induista, che opprime la vita sociale dei cristiani in questo grande Paese; ma anche nazioni come Laos, Bangladesh, Vietnam, Bhutan, che hanno origini e tipologie sociali completamente differenti, il nazionalismo religioso sta trovando particolare spazio. Lāaltro elemento fondamentale, che ĆØ poi la fonte principale di persecuzione anticristiana, rimane quello che noi definiamo l’oppressione islamica”, ovvero estremisti come Boko Haram, al-Shabbat o lāIsis.
La Corea del Nord al primo posto
Al primo posto, da ben 15 anni, troviamo la Corea del Nord, dove la persecuzione contro i cristiani ĆØ da rintracciare in motivi politici.Ā Lāideologia che governa la vita sociale dei nordcoreani, cioĆØ laĀ pura adorazione del leader Kim Jong-un, fa sƬ che si siano massicce violazioni dei diritti umani. Secondo Nanni, “vi ĆØ addirittura la presenza conclamata di campi di rieducazione e di lavori forzati simili ai lager nazisti, in cui sono rinchiusi – noi stimiamo ā tra i 50 e 70 mila cristiani per il semplice fatto di essere cristiani o di aver posseduto una Bibbia”.
Un problema poco trattato dall’opinione pubblica
“Io credo che ci sia stato un aumento dellāattenzione negli ultimi anni – aggiunge il direttore Nanni -. Ricordo che 7-8 anni fa era abbastanza difficile parlare di persecuzione dei cristiani, seppure mai come in questa epoca si sono perseguitati, in termini numerici. Ma se ne parla ancora molto poco e forse in maniera superficiale, soprattutto quando ci sono dei morti e cioĆØ uomini e donne che vengono uccisi per il solo fatto di credere in Dio”. Secondo le stime di “Porte Aperte”, sono stati martirizzatiĀ 1.207 cristiani nelĀ 2016. A questi bisogna aggiungereĀ oltre 1.300 chiese attaccate e distrutte.”Quello che mi preme sottolineare ĆØ il fatto che proprio la discriminazione e il rilegare le persone ad una vita di serie B, ad una vita senza futuro, senza lāaccesso alla scuola, senza lāaccesso al mondo del lavoro e alle cure mediche per il fatto di credere in Cristo GesĆ¹, questo ĆØ qualcosa che dovrebbe scuotere se non altro il mondo occidentale! – conclude Nanni -.Ā Eā chiaro che vi ĆØ una lacerazione nelle societĆ a molti livelli. Certo la persecuzione, il sangue dei martiri come seme della Chiesa, non ĆØ una novitĆ di questi anni: la novitĆ ĆØ che sta molto aumentando“.
Contro il terrorismo
I cristiani sono, dunque, perseguitati in quelle regioni del mondo dove il terrorismo e gli estremismi la fanno da padrone. Triste esempio sono gli attentati, fortemente condannati da Papa Francesco, alle chiese copte d’Egitto durante la Settimana Santa. Tuttavia, non hanno paura di dimostrare e cantare al mondo la loro fede in Cristo. Commoventi i video che giungono proprio dalle valli del Nilo, dove in migliaia si radunano negli stadi per gridare e invocare a gran voce il nome di “GesĆ¹”.