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Omelia a Santa Marta, il Papa: “Gesù spreca misericordia per tutti”

“Ci sarà più festa nel Cielo per un peccatore che si converte che per cento giusti che rimangono giusti. Questa è la festa dell’incontro del Padre, la festa della misericordia.  Gesù, infatti, spreca misericordia, per tutti”. E’ quanto afferma Papa Francesco nell’omelia pronunciata questa mattina nella consueta celebrazione eucaristica presieduta dal Pontefice nella Domus Santa Marta, in Vaticano. Bergoglio ripercorre la vita e la conversione dell’Apostolo Matteo, di cui oggi la Chiesa ne celebra la festa. E lo fa analizzando il significato teologico di una tela di Caravaggio, tanto cara al Santo Padre, dividendo la vicenda in tre “tappe”: incontro, festa e scandalo.

L’incontro con Gesù

Ripercorrendo il brano evangelico della vocazione di San Matteo, Francesco traccia il profilo di quello che sarebbe diventato un Apostolo: “Faceva pagare le tasse al popolo di Israele per darle, poi, ai romani e per questo era disprezzato, considerato un traditore della Patria. Gesù lo guardò, gli disse: ‘Seguimi’. E lui si alzò e lo seguì“. Tenendo presente la tela di Caravaggio “La vocazione di San Matteo”, opera realizzata a cavallo tra il 1500 e il 1600, e oggi esposta nella chiesa di San Luigi dei Francesi di Roma, il Papa prosegue: “Da una parte c’è lo sguardo di Matteo, uno sguardo sfiduciato: guardava ‘di lato, con un occhio Dio, con l’altro il denaro, aggrappato ai soldi come lo dipinse il Caravaggio”. Uno sguardo “scontroso”, fa notare il Pontefice, in contrapposizione a quello “misericordioso di Gesù che lo ha guardato con tanto amore”. La resistenza di quell’uomo, sottolinea il Santo Padre, che voleva i soldi, “cade: si alzò e lo seguì. È la lotta fra la misericordia e il peccato”.

Consapevoli del peccato

L’amore di Gesù è potuto entrare nel cuore di quell’uomo, spiega il Papa, perché “sapeva di essere peccatore, di non essere ben voluto da nessuno, disprezzato”. Ed è proprio questa “coscienza di peccatore” che aprì “la porta alla misericordia di Gesù”. Infatti, poi, Matteo “lasciò tutto e se ne andò”. “Questo è l’incontro fra il peccatore e Gesù”. La prima condizione per essere salvato, prosegue Bergoglio, è “sentirsi in pericolo, ammalato”. “Sentirsi peccatore – aggiunge – è la prima condizione per ricevere questo sguardo di misericordia. Ma pensiamo alla sguardo di Gesù, tanto bello, tanto buono, tanto misericordioso. Quando preghiamo, sentiamo questo sguardo su di noi; è lo sguardo dell’amore, lo sguardo della misericordia, lo sguardo che ci salva. Non aver paura”.

Le festa della misericordia

Anche Matteo, come Zaccheo, felice dell’incontro invitò, poi, Gesù a casa sua a mangiare. La seconda tappa, è proprio “la festa”, rimarca il Papa: “Matteo ha invitato gli amici, quelli dello stesso sindacato, peccatori e pubblicani. Sicuramente a tavola, facevano domande al Signore e lui rispondeva. Questo – nota il Papa – fa pensare quello che dice Gesù nel capitolo XV di Luca: ‘Ci sarà più festa nel Cielo per un peccatore che si converte che per cento giusti che rimangono giusti’. Si tratta della festa dell’incontro del Padre, la festa della misericordia”. Gesù, infatti, “spreca misericordia, per tutti”.

Cattolici scandalizzati dalla misericordia

Terza e ultima tappa è quella dello “scandalo”. I farisei, nel vedere che pubblicani e peccatori mangiavano allo stesso tavolo di Gesù, dicevano ai suoi discepoli: “Come mai il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Il Pontefice commenta: “Sempre uno scandalo incomincia con questa frase: ‘Ma come mai?’ Questa frase puzza perché nasconde lo scandalo”. Una domanda che all’epoca nasceva dall'”impurezza di non seguire la legge”. I farisei, infatti, conoscevano benissimo “la dottrina, sapevano come andare sulla strada del Regno di Dio, sapevano meglio di tutti come si doveva fare”; tuttavia “avevano dimenticato il primo comandamento dell’amore”. E proprio per questo, sottolinea il Papa, “sono stati chiusi nella gabbia dei sacrifici” pensando: “Ma facciamo un sacrificio a Dio”, facciamo tutto quello che si deve fare, “così ci salviamo”. In altre parole, “credevano che la salvezza venisse da loro stessi, si sentivano sicuri. No! Ci salva Dio, ci salva Gesù Cristo”. Quel “coma mai” troppe volte scandalizza i cattolici quando assistono ad opere di misericordia, tuona il Pontefice: “Gesù non è venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori. Se tu vuoi essere chiamato da Gesù riconosciti peccatore”.

Riconoscersi peccatore

Francesco, allora, esorta a riconoscersi peccatori, non in astratto ma con “peccati concreti. Tutti noi ne abbiamo. Lasciamoci guardare da Gesù con quello sguardo misericordioso pieno di amore”. Quindi, soffermandosi sullo scandalo, fa notare che “Ce ne sono tanti, e sempre, anche nella Chiesa oggi. Dicono: ‘No, non si può, non è tutto chiaro… Sono peccatori quelli, dobbiamo allontanarli’. Anche tanti santi sono stati perseguitati o sospettati. Pensiamo a Santa Giovanna D’Arco, mandata al rogo, perché pensavano fosse una strega e condannata. Una santa! Pensate a Santa Teresa, sospettata di eresia, pensate al Beato Rosmini”. Poi conclude citando un verso il versetto tredici nel IX capitolo del Vangelo di Matteo: “‘Misericordia, Io voglio, e non sacrifici’. E la porta per incontrare Gesù è riconoscersi come siamo, la verità: peccatori. Lui viene, ed ecco l’incontro. È tanto bello incontrare Gesù!”.

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