I risentimenti, le invidie, le gelosie. Sono questi gli elementi che fanno crescere l‘inimicizia, fino ad arrivare alla distruzione della fratellanza. E’ quanto ha affermato Papa Francesco nell’omelia durante la celebrazione mattutina a Casa Santa Marta. Il Pontefice ha sottolineato che da un piccolo risentimento “cresce, cresce l’inimicizia e finisce male. Sempre. Io mi distacco da mio fratello, questo non è mio fratello, questo è un nemico, questo deve essere distrutto, cacciato via … e così si distrugge la gente, così le inimicizie distruggono famiglie, popoli, tutto! Quel rodersi il fegato, sempre ossessionato con quello”, ha detto il Papa. “Anche nei nostri presbiteri, nei nostri collegi episcopali: quante spaccature – ha ribadito il Pontefice – incominciano così! Ma perché a questo hanno dato quella sede e non a me? E perché questo? E … piccole cosine … spaccature … Si distrugge la fratellanza”.
Francesco ha offerto la celebrazione per padre Adolfo Nicolás, preposito generale della Compagnia di Gesù dal 2008 al 2016, che dopodomani partirà per l’Oriente per il suo lavoro. “Che il Signore retribuisca tutto il bene fatto e lo accompagni nella nuova missione. Grazie, padre Nicolás”.
Il Papa ha incentrato la sua omelia sulla prima lettura, tratta dal libro della Genesi, che parla di Caino e Abele. Il Santo Padre ha fatto notare che è in questo brano che per la prima volta nella Bibbia “si dice la parola fratello”. E’ la storia “di una fratellanza che doveva crescere, essere bella e finisce distrutta”. Una storia – osserva il Papa – che comincia “con una piccola gelosia”. Caino, infatti, è risentito perché il suo sacrificio non è gradito a Dio. “E Caino preferì l’istinto, preferì cucinare dentro di sé questo sentimento, ingrandirlo, lasciarlo crescere. Questo peccato che farà dopo, che è accovacciato dietro il sentimento. E cresce. Cresce. Così crescono le inimicizie fra di noi: cominciano con una piccola cosa, una gelosia, un’invidia e poi questo cresce e noi vediamo la vita soltanto da quel punto e quella pagliuzza diventa per noi una trave, ma la trave l’abbiamo noi, ma è là. E la nostra vita gira intorno a quello e quello distrugge il legame di fratellanza, distrugge la fraternità”.
“L’amarezza – ha sottolineato Papa Francesco – non è cristiana. Il dolore sì, l’amarezza no. Il risentimento non è cristiano. Il dolore sì, il risentimento no. Quante inimicizie, quante spaccature”. Dio domanda: “Dov’è Abele, tuo fratello?”. La risposta di Caino “è ironica”: “Non so: sono forse io il custode di mio fratello?”. “Sì, tu sei il custode di tuo fratello”. E il Signore dice: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”. Ognuno di noi – afferma il Papa, e anche lui si mette nella lista – può dire di non aver mai ucciso nessuno: ma “se tu hai un sentimento cattivo verso tuo fratello, lo hai ucciso; se tu insulti tuo fratello, lo hai ucciso nel tuo cuore. L’uccisione è un processo che incomincia dal piccolo“. Così, sappiamo “dove sono quelli che sono bombardati” o “che sono cacciati” ma “questi non sono fratelli”.
Il risentimento può portare alla “guerra che uccide”, ha ribadito il Pontefice nell’omelia. “E quanti potenti della Terra possono dire questo … ‘A me interessa questo territorio, a me interessa questo pezzo di terra, questo altro … se la bomba cade e uccide 200 bambini, ma, non è colpa mia: è colpa della bomba. A me interessa un territorio …’. E tutto incomincia da quel sentimento che ti porta a staccarti, a dire a l’altro: ‘questo è così, ma non è fratello …’, e finisce – ha sottolineato Papa Francesco – nella guerra che uccide. Ma tu hai ucciso all’inizio. Questo è il processo del sangue, e il sangue oggi di tanta gente nel mondo grida a Dio dal suolo. Ma è tutto collegato, eh? Quel sangue là ha un rapporto, forse un piccolo goccetto di sangue, che con la mia invidia, la mia gelosia ho fatto io uscire, quando ho distrutto una fratellanza”.
“Il Signore – è la preghiera conclusiva del Papa – oggi ci aiuti a ripete questa sua parola: ‘Dov’è tuo fratello?’, ci aiuti a pensare a quelli che “distruggiamo con la lingua” e “a tutti quelli che nel mondo sono trattati come cose e non come fratelli, perché è più importante un pezzo di terra che il legame della fratellanza”.
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